Vittorio Sgarbi: Roberto Ferri, un accademico appassionato
Roberto Ferri accende il mio orgoglio. Non ebbi dubbi sulla qualità della sua pittura, intesa anche come proprietà di esecuzione, quando, non molti anni fa, lo pose alla mia attenzione Fabio Isman, entusiasta per una grande mostra che aveva presentato.
Nessun dubbio che le opere chiamassero stupore e meraviglia secondo i precetti dell’estetica barocca. Ma Ferri era un contemporaneo e per di più giovanissimo. Colpiva in lui la borgesiana indifferenza per il tempo.
Come se si dicesse: se devo dipingere, devo dipingere bene, altrimenti meglio fare il pasticcere, o, anche, come molti raffinati (da Giulio Paolini a Damien Hirst), il vetrinista.
Ecco: una cosa possiamo dire di Ferri: non è un vetrinista.
Eppure è adatto alle vetrine, ama esibirsi ed essere esibito.