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Louis Wain | Postcard artist

Louis William Wain (1860-1939) was an English artist best known for his drawings of anthropomorphised cats and kittens.
Wain was born in Clerkenwell, London.
In 1881 he sold his first drawing and the following year gave up his teaching position at the West London School of Art to become a full-time illustrator.
He married in 1884 but was widowed three years later.
In 1890 he moved to the Kent coast with his mother and five sisters, and, except for three years spent in New York, remained there until the family returned to London in 1917.


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Giacomo Leopardi | L'infinito / The Infinite

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete

Caspar David Friedrich | Wanderer above the Sea of Fog, 1818 | Hamburger Kunsthalle, Hamburg

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Van Gogh's flowers

Vincent van Gogh was a flower fan!
It all began in Paris, where he lived for two years (1886-88).
During his time there, he noticed that flower still lifes sold well.
Some French artists even specialised in painting flower still lifes.
Van Gogh started painting flower still lifes in the hope they would sell well.

Vincent van Gogh | Bouquet of Flowers in a Vase, 1890 | Metropolitan Museum of Art

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Charles Baudelaire | Inno alla bellezza / Hymn to Beauty

Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino.

Daniel Gerhartz | Green velvet

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Claude Debussy / Paul Verlaine | Clair de Lune, 1869

Clair de Lune is a French poem written by Paul Verlaine (French poet associated with the Symbolist movement and the Decadent movement, 1844-1896) in 1869.
It is the inspiration for the third and most famous movement of Debussy's 1890 Suite bergamasque of the same name.
The poem has also been set to music by Gabriel Fauré.

Lucien Lévy-Dhurmer | Sérénade au clair de lune, Venise | Christie's

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Rabindranath Tagore | Non andartene amore / Do not go, my love

Non partire, amor mio, senza avvertirmi.
Ho vegliato tutta la notte,
e ora i miei occhi son pesanti di sonno.

Ho timore di perderti mentre dormo.


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Rabindranath Tagore | L'uccello prigioniero nella gabbia / The tame bird was in a cage

L'uccello prigioniero nella gabbia,
l'uccello libero nella foresta:
quando venne il tempo s'incontrarono,
questo era il decreto del destino.
L'uccello libero grida al compagno:
"Amore mio, voliamo nel bosco!"
L'uccello prigioniero gli sussurra:
"Vieni, viviamo entrambi nella gabbia".

Alex Alemany | Síndrome

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Grazia Deledda (Premio Nobel) | Mentre soffia il levante, 1905

Grazia Maria Cosima Damiana Deledda (1871-1936) è stata una scrittrice Italiana, rappresentante della scuola verista, originaria della Sardegna.
Nel 1926 le venne conferito il Premio Nobel per la Letteratura "per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale (la Sardegna) e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano".
Grazia Deledda è l'unica donna Italiana a ricevere il Nobel per la Letteratura e la seconda al mondo, dopo la scrittrice Svedese Selma Lagerlöf che lo ricevette nel 1909.
La Deledda è stata la prima donna Italiana a vincere il Nobel, e dopo di lei, la Rita Levi-Montalcini vinse nel 1986, il Nobel per la Medicina.
Grazia Deledda è stata un’autrice molto prolifica: ha scritto 350 racconti, 35 romanzi e molte poesie.

Mentre soffia il levante
Un racconto di Grazia Deledda, pubblicato sul sito ufficiale del Premio Nobel
Dalla raccolta "I giuochi della vita", 1905

Un'antica leggenda sarda afferma che il corpo degli uomini nati nella vigilia di Natale non si dissolverà mai fino alla fine dei secoli.

Si parlava appunto di ciò in casa di zio Diddinu Frau, ricco contadino, e Predu Tasca, il fidanzato della figliuola di zio Diddinu, domandava:
- Ed a che serve ciò? Che possiamo farcene del corpo, dopo che siamo morti?

Désiré Thomassin | Shepherd Returning Home, 1933

- Ebbene, - rispose il contadino - non è una grazia divina non essere ridotti in cenere? E quando arriverà il giudizio universale, non sarà una cosa bellissima ritrovare intatto il proprio corpo?

- Poh, chi lo sa? - disse Predu con fare scettico.

- Senti, genero mio, - esclamò il contadino: - l'argomento è buono; vogliamo stanotte cantarlo?

Bisogna sapere che zio Diddinu è un poeta estemporaneo, come lo erano suo padre e suo nonno; egli coglie con gioia tutte le occasioni per proporre una gara di canto estemporaneo a poeti meno abili di lui.

- Oh, - osservò Maria Franzisca, facendo la graziosa perchè il fidanzato la osservava, - l'argomento è poco allegro.

- Tu, sta zitta! Tu andrai a letto! - gridò il padre con voce rude.

Benchè poeta, egli era un uomo rozzo, che trattava la famiglia, specialmente le figliuole, con severità quasi selvaggia. E la famiglia lo rispettava e lo temeva. In presenza del padre Maria Franzisca non osava neppure sedersi accanto al suo Predu (del resto la moda del paese voleva che i fidanzati stessero a rispettosa distanza) e si contentava di civettar con lui da lontano, affascinandolo con le mosse della bella persona fiorente entro il pittoresco vestito di scarlatto o di orbace, e soprattutto con gli sguardi degli ardenti occhi d’un turchino verdognolo, grandi come due mandorle mature.

Era dunque la vigilia di Natale: una giornata grigia, annuvolata, ma tiepida: spirava anzi un vento di levante che portava il lontano e snervante tepore del deserto e come un umido odore di mare.
Pareva che di là dalle montagne, sulle cui chine verdeggiava la fredda erba d’inverno, e di là dalla valle, ove i mandorli troppo precocemente fioriti si scuotevano, gettando quasi con dispetto al vento i petali bianchi come falde di neve, ardesse un gran fuoco, del quale non si scorgessero le fiamme, ma arrivasse il calore.

E le nuvole che s’affacciavano sulle cime dei monti e incessantemente salivano e si spandevano sul cielo, sembravano formate dal fumo di quel fuoco invisibile.
Le campane suonavano a festa; la gente, resa un po’ strana dal levante, girava per le strade e per le case, ideando come riunirsi per festeggiare il Natale; le famiglie si scambiavano regali di porchetti, di agnelli autunnali, di carne, di dolci, di frutta secche; i pastori recavano ai padroni il primo latte delle vacche, e la padrona rimandava al pastore il recipiente colmo di legumi o d’altro, guardandosi bene dal rimandarlo vuoto per non augurare male al bestiame.

Predu Tasca, anch'egli pastore, ammazzò il suo più bel porchetto, lo sventrò, gli tinse col sangue la cotenna, lo riempì di fronde d'asfodelo, lo mise in un canestro e lo mandò in regalo alla fidanzata. E la fidanzata diede uno scudo d'argento alla portatrice del regalo e dentro il canestro mise un dolce di mandorle e miele.

Verso sera il fidanzato venne in casa Frau e strinse la mano della fanciulla. Ella arrossì, rise di piacere, ritirò la mano: e nella mano calda per la stretta amorosa trovò una moneta d'oro.

Subito andò in giro per la casa, mostrando segretamente a tutti il bel regalo di Predu.

Fuori le campane suonavano lietamente, ed il levante ne spandeva il suono metallico per la sera tiepida ed umida. Pietro vestiva il suo bel costume ancora medioevale dal giustacuore di velluto turchino ed il corto cappotto nero d'orbace e di velluto finemente trapuntato; e aveva la cintura di cuoio a ricami e i bottoni d'oro filogranati.

I lunghi capelli neri gli ricadevano sulle orecchie, ben pettinati ed unti con olio d'ulivo; e siccome aveva già bevuto vino ed anice, i suoi occhi neri brillavano e le sue labbra rosse ardevano tra la folta barba nera. Era bello e fresco come un Dio campestre.

- Bonas tardas, - disse sedendosi vicino al suocero, davanti al focolare ove ardeva un tronco d’elce. - Il Signore vi conceda cento Natali. Come ve la passate?

- Come i vecchi avvoltoi che han perduto gli artigli, - rispose il fiero contadino, che cominciava ad invecchiare. E recitò quei versi famosi:

S’omine cando est bezzu no est bonu....

Fu allora che si parlò della leggenda sui nati la sera di Natale.

- Andremo alla messa, - disse zio Diddinu, - al ritorno faremo una bella cena e dopo canteremo, dunque!

- Anche prima, se volete.

- Prima no! - disse zio Diddinu, battendo il bastone sulla pietra del focolare. - Finchè dura la Santa Vigilia bisogna rispettarla: Nostra Signora soffre i dolori del parto e noi non dobbiamo nè cantare, nè mangiar carne.
Oh, buona notte, Mattia Portolu! siediti lì e dimmi chi altri verrà. Maria Franzisca, da bere! Porta da bere a questi piccoli agnelli.

La fanciulla versò da bere e, chinandosi davanti al fidanzato per porgergli il bicchiere scintillante come un rubino, lo inebbriò con uno sguardo e un sorriso ardente. Intanto il nuovo venuto nominava gli amici che dovevano sopraggiungere.

Le donne s’affaccendavano già per preparare la cena, intorno al focolare che stava nel centro della cucina, segnato sul pavimento da quattro liste di pietra. Da una parte sedevano gli uomini; dall’altra parte le donne cucinavano: in un lungo spiedo stava già infilata la metà del porchetto regalato da Predu Tasca; e un leggero fumo odoroso di vivande si spandeva per la cucina. Vennero altri due vecchi parenti, due fratelli che non si erano mai voluti ammogliare, per non dividere il loro patrimonio; sembravano due patriarchi, con capelli lunghi riccioluti ricadenti sulla prolissa barba bianca; poi venne un giovine cieco che palpava e sfiorava i muri con un sottile bastone di oleandro.

Grazia Deledda nel dicembre 1927, appena arrivata alla stazione di Stoccolma per ricevere il Premio Nobel per la Letteratura (assegnato l’anno precedente). L’uomo col cappello alla sinistra della scrittrice è suo marito ed agente letterario, Palmiro Madesani

Uno dei vecchi fratelli prese Maria Franzisca per la vita, la spinse verso il fidanzato e disse:

- Che fate, agnellini del mio cuore? Perchè state così lontani come le stelle? Tenetevi dunque per mano, abbracciatevi....

I due giovani si guardarono ardentemente; ma zio Diddinu alzò la voce tonante:

- Vecchio ariete, lasciali in pace: essi non hanno bisogno dei tuoi consigli.

- Lo so, e neppure dei tuoi! Essi troveranno bene il modo di consigliarsi fra loro! - rispose il vecchio.

- Se ciò fosse, - disse il contadino, - io dovrei scacciare quel giovane come si scacciano le vespe. Da bere, Maria Franzisca!

La fanciulla si tolse, un po’ mortificata, dalle braccia del vecchio, e Predu disse, accomodandosi la berretta e sorridendo:

- Bene! Cantare e mangiare non si può, nè altro…. Ma bere sì?

- Si può tutto perchè Dio è grande, - mormorò il cieco, seduto accanto al fidanzato. - Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontà.

E bevettero, e come! Solo Pietro bagnava appena le labbra sull’orlo del bicchiere. Fuori le campane suonavano; s’udivano grida e canzoni errare col vento. Verso le undici tutti si alzarono per recarsi alla messa di mezzanotte; in casa rimase solo la vecchissima ava, la quale in gioventù aveva udito dire che i morti tornano la notte di Natale a visitare le case dei parenti.
Ella quindi praticava un antico rito: preparava un piatto di vivande ed un boccale di vino pei morti. Anche quella notte, appena fu sola si alzò, prese il vino e le vivande, e le depose in una scaletta esterna, che saliva dal cortile alle stanze superiori della casa.

Un vicino povero, che conosceva la credenza e il rito della vecchia, saltò il muro di cinta e vuotò le vivande ed il vino.

Appena ritornati dalla messa, giovani e vec chi si misero allegramente a cenare. Furono spiegati per terra lunghi sacchi di pannilano, e su questi le tovaglie di lino filate in casa: entro grandi recipienti di creta gialla e rossa fumarono i maccheroni fatti dalle donne, e nei taglieri di legno fu abilmente tagliato da Pietro il porchetto arrostito a puntino.

Tutti mangiavano seduti per terra, su stuoie e sacchi; una fiamma potente cigolava sul focolare, spandendo chiarori rossastri sulle figure degli invitati; sembrava un quadro omerico. E quanto si bevette!

Dopo cena le donne, per il rigido volere del padrone, dovettero ritirarsi; gli uomini sedettero o si sdraiarono attorno al focolare e cominciarono a cantare. Erano tutti rossi fin sulle orecchie, con gli occhi languidi eppur lucenti. Il vecchio contadino cominciò la gara.

Duncas, gheneru meu, ello ite naras,
Chi a sett’unzas de terra puzzinosa….

- Dunque, - cantava il vecchio, - cosa dici, genero mio: è meglio esser ridotti a sette oncie di polvere spregevole, o ritrovare intatto il nostro corpo nel giorno del giudizio universale? ecc., ecc.

Pietro s’accomodò la berretta e rispose.

- L’argomento è funebre - cantò, - pensiamo ad altre cose: cantiamo l’amore, il piacere, sas Venus hermosas (le Veneri belle)…. infine cose liete e graziose.

Tutti, tranne il contadino, applaudirono la strofa pagana; ma il vecchio poeta si stizzì e disse, in versi, che il suo contradditore non voleva rispondere, perchè non si sentiva capace di trattare l’altissimo argomento.

Allora Predu tornò ad accomodarsi la berretta e rispose, sempre in versi sardi:

"Ebbene, giacchè volete, vi rispondo; l’argomento non mi piace perchè è triste, non vorrei pensare alla morte, giusto in questa notte di gioia e di vita ma, giacché lo desiderate, vi dico: non m’importa proprio niente che il nostro corpo resti intatto o si dissolva. Che siamo noi dopo morti? Niente. Importa che il corpo sia sano e vigoroso durante la vita, per lavorare e godere…. null’altro!"

Il contadino replicò. Pietro ribatteva sempre il tasto dei piaceri e delle gioie della vita: i due vecchi fratelli l’applaudivano; anche il cieco dava segni d’approvazione. Il contadino fingeva di arrabbiarsi, ma in fondo era contento che suo genero si rivelasse un buon poeta. Eh, avrebbe continuato la gloria tradizionale della famiglia!

Ma mentre cercava di dimostrare la vanità dei piaceri del corpo, zio Diddinu beveva ed incitava a bere. Verso le tre dopo mezzanotte tutti erano ubbriachi; solo il cieco, formidabile bevitore, e Pietro, che aveva bevuto poco, conservavano la loro lucidità di mente.

Pietro però s’era inebbriato del suo canto, ed a misura che l’ora passava, fremeva di gioia ricordando una promessa di Maria Franzisca.
A poco a poco la voce dei cantori si affievolì; il vecchio cominciò a balbettare; il giovane finse di cadere dal sonno. Finirono tutti coll’assopirsi; solo il cieco rimase seduto, rosicchiando il rozzo pomo del suo bastone.

Ad un tratto il gallo cantò nel cortile.

Pietro aprì gli occhi e guardò il cieco.

- Egli non mi vede, - pensò alzandosi cautamente; - ed uscì nel cortile.

Maria Franzisca, che scendeva silenziosamente la scaletta esterna, gli cadde fra le braccia.

Il cieco s’accorse benissimo che qualcuno era uscito fuori, e pensò che fosse Pietro; ma non si mosse; anzi mormorò: - Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Fuori, la luna correva dietro le nuvole diafane e nella notte argentea il vento di levante portava l‘odore del mare e il tepore del deserto..

Grazia Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 - Roma, 15 agosto 1936)

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Luigi Pirandello | Maschere e volti / Masks and faces

Luigi Pirandello (28 giugno 1867 - 10 dicembre 1936) è stato un drammaturgo, romanziere, poeta e scrittore di racconti Italiano i cui maggiori contributi furono le sue opere teatrali.
Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1934 "per la sua audace ed ingegnosa rinascita dell'arte drammatica e scenica".
Le opere di Pirandello includono romanzi, centinaia di racconti e circa 40 opere teatrali, alcune delle quali sono scritte in siciliano.
Le farse tragiche di Pirandello sono spesso viste come precursori del Teatro dell'Assurdo.

Luigi Pirandello | Maschere e volti

Imparerai a tue spese
che lungo il tuo cammino
incontrerai ogni giorno
milioni di maschere
e pochissimi volti.

Pietro Longhi (Venice, 1701-1785) | Il Ridotto | Rijksmuseum Amsterdam

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155 anni dalla nascita di Ada Negri | I Sacrifici

Ricorre quest'oggi il 155esimo anniversario della nascita della poetessa e scrittrice ed insegnante Italiana Ada Negri (Lodi, 3 febbraio 1870 - Milano, 11 gennaio 1945).
Era il 3 febbraio del 1870, infatti, quando a Lodi, nacque Ada Negri, la prima ed unica donna ad essere ammessa all'Accademia d'Italia.
L'arte poetica della Negri, oltre ad essere apprezzata, le valse molti riconoscimenti a partire dal premio letterario "Giannina Milli" del 1894, alla candidatura al Nobel per la Letteratura del 1926 che però andò a Grazia Deledda, ai riconoscimenti: il Premio Mussolini ricevuto in Campidoglio nel 1931 ed il titolo di Accademica d'Italia nel 1940, primo caso di donna ammessa come membro di tale istituzione.

I - La Maestra

È una maestra. - Ha ne lo sguardo buono
La rassegnata calma pazïente
Di chi sa il vuoto, il pianto ed il perdono.

Henri-Jules-Jean Geoffroy | The teacher's touch

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William B. Yeats | Quando sarai vecchia / When you are old

William Butler Yeats (1865-1939) è stato un poeta, drammaturgo e scrittore Irlandese, nonché una delle figure più importanti della letteratura del XX secolo.
Fu una forza trainante dietro l'Irish Literary Revival ed, insieme a Lady Gregory, fondò l'Abbey Theatre, di cui fu il direttore durante i primi anni.
Gli fu conferito il premio Nobel per la Letteratura nel 1923 ed in seguito ricoprì due mandati come senatore dello Stato libero d'Irlanda.

Quando tu sarai vecchia, tentennante
tra fuoco e veglia prendi questo libro,
leggilo senza fretta e sogna la dolcezza
dei tuoi occhi d’un tempo e le loro ombre.

Vincent van Gogh | A Pair of Lovers (Eglogue en Provence), 18888 | Sotheby's

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Oscar Wilde | Flower of Love

Sweet, I blame you not, for mine the fault was, had I not been made of common clay
I had climbed the higher heights unclimbed yet, seen the fuller air, the larger day.

From the wildness of my wasted passion I had struck a better, clearer song,
Lit some lighter light of freer freedom, battled with some Hydra-headed wrong.

Had my lips been smitten into music by the kisses that but made them bleed,
You had walked with Bice and the angels on that verdant and enamelled meed.


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Henri Chapu | Jeanne d'Arc à Domremy, 1873

19th-century France was fascinated by the figure of Joan of Arc, an historical, mythified heroine who figured in the readily anti-British nationalist movement in the second half of the 19th century.
Henri Chapu (French sculptor, 1833-1891), a classical sculptor who explored a sincere, elegant form of naturalism with great finesse, chose to represent not the warrior maiden in a suit of armour but the shepherdess from Lorraine listening to the voices asking her to help the king to liberate the kingdom.

Henri Chapu | Jeanne d'Arc à Domremy, 1873 | Musée d'Orsay, Paris

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Cecilia Beaux | Sita and Sarita, 1894

This portrait by Cecilia Beaux (American Impressionist painter and portraitist, 1855-1942) portrays the artist's cousin, Sarah Allibone Leavitt, dressed in white with her black cat on her shoulder.
Beaux was recognized not only for her bold painting technique, but also for her ability to imbue her female subjects with wit and intelligence, rendering them more than just mere objects of beauty.
A student in Paris in the late 1880s, the artist was influenced by her firsthand exposure to French impressionism.
Her light-filled palette and gestural style invite comparisons with many of her contemporaries, including William Merritt Chase, James McNeill Whistler, John Singer Sargent and Mary Cassatt.

Cecilia Beaux | Sita and Sarita, 1894 | Musée d'Orsay, Paris

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Pierre-Auguste Renoir | Femme en promenade, 1890

Pierre-Auguste Renoir demonstrated affinity toward portraiture, evidenced by its prevalence in and importance to his oeuvre.
He had a range of patrons, and in fact, his success and resultant legacy as an artist is intimately tied to his penchant for depicting women and children.
In the Paris Salon of 1879, he exhibited a family portrait of Madame Charpentier titled Portrait de Madame Charpentier et ses enfants.
Madame Charpentier was the wife of the publisher of Emile Zola, Gustave Flaubert, and the Goncourt brothers, and this initial work spurred his popularity and resulted in an increasing number of portrait commissions following its public exhibition.

Pierre-Auguste Renoir | Femme en promenade, 1890 | Christie's

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Joseph Farquharson | Victorian painter

Joseph Farquharson DL (4 May 1846 - 15 April 1935) was a Scottish painter, chiefly of landscapes, in Scotland often including animals.
He is most famous for his snowy winter landscapes, often featuring sheep and often depicting dawn or dusk.
He was born in Edinburgh, Scotland and died at Finzean, Aberdeenshire, Scotland.
Nicknames include "'Frozen Mutton' Farquharson" and "The Painting Laird".

Joseph Farquharson | The Shortening Winter's Day is near a close, 1903

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Pellizza da Volpedo | Spring Idyll / Girotondo, 1906

"Spring Idyll" is an oil on canvas created in 1906 by Giuseppe Pellizza da Volpedo (Italian Neo-Impressionist painter, 1868-1907).
The painting, measuring Ø 101 cm, is part of the collection of the GAM - Galleria d'Arte Moderna in Milan.
This is the second version - left incomplete by Giuseppe Pellizza da Volpedo and then finished by the painter Angelo Barabino (1883-1950) - of another canvas that was long considered lost and then reappeared for auction at Sotheby's in London in 1980, having been kept in a private collection in England for almost 40 years.

Giuseppe Pellizza da Volpedo | Idillio campestre nei prati della pieve a Volpedo (Il girotondo), 1906 | GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano

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Sibilla Aleramo | Son tanto brava / I'm so good..

Sibilla Aleramo (born Marta Felicina Faccio; 14 August 1876 - 13 January 1960) was an Italian feminist writer and poet known for her autobiographical depictions of life as a woman in late 19th century Italy.

I am so good all day long.
I understand, I accept, I do not weep.
I almost learn to be proud as if I were a man.
But, at the first quiver of violet in the sky
all daytime strength vanishes.

Man Ray | A l'heure de l'observatoire, les Amoureux, 1970

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Giuseppe Molteni | Romantic painter

Giuseppe Molteni (1800-1867) was an Italian painter.
Forced to abandon his studies at the Brera Academy for financial reasons, Molteni took up the restoration of ancient paintings as a pupil of Giuseppe Guizzardi in Bologna.
On his return to Milan, he soon became one of the most sought-after restorers of the day, a consultant to the Louvre and the British Museum as well as the leading collectors and connoisseurs in Milan and Europe as a whole.


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Heinz Geilfus | Repairing Hearts

Heinz Geilfus (born Johannes Karl Heinrich Geilfus on November 25, 1890 in Gießen - died January 25, 1956 in Bad Nauheim) was a German commercial artist, cartoonist and hunting painter.
Johannes Karl Heinrich "Heinz" Geilfus was born in late November 1890 as the son of the justice secretary Otto Geilfus and his wife Minna (née Rühl) in Gießen.
He grew up with his younger brother August and attended secondary school in Gießen.
He then completed a commercial apprenticeship and training as a technical draftsman.