"Spring Idyll" is an oil on canvas created in 1906 by Giuseppe Pellizza da Volpedo (Italian Neo-Impressionist painter, 1868-1907).
The painting, measuring Ø 101 cm, is part of the collection of the GAM - Galleria d'Arte Moderna in Milan.
This is the second version - left incomplete by Giuseppe Pellizza da Volpedo and then finished by the painter Angelo Barabino (1883-1950) - of another canvas that was long considered lost and then reappeared for auction at Sotheby's in London in 1980, having been kept in a private collection in England for almost 40 years.
Giuseppe Pellizza da Volpedo | Idillio campestre nei prati della pieve a Volpedo (Il girotondo), 1906 | GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano
"Idillio primaverile" or Spring Idyll (1896-1901) - the title of the original work - was initially conceived as the first in a series of idyll paintings around the theme of love.
The image was meant to represent a metaphor for life, which blossoms and flourishes again in the spring landscape.
The depiction of the children playing Ring a Ring o' Roses was exhibited at the Venice Biennale in 1903 where, despite conflicting reviews, it attained remarkable success with the public, before it was sold to an Amsterdam merchant in Rome in 1906.
Perhaps it was the success of this image that encouraged Pellizza to replicate the "Spring Idyll" using the same canvas as the original, but presumably thinking to add variations, different to those done by Barabini, so as to differentiate the design from Volpedo's painting.
In terms of the compositional structure, the artist found inspiration in a successful 17th-century work by Francesco Albani, "La danza degli amorini" (The Dance of the Cupids), which is kept in the Pinacoteca di Brera, but with the scene changed to the natural setting of Volpedo, specifically the meadows adjacent to his family residence.
Giuseppe Pellizza da Volpedo | Self-Portrait, 1899
Noto anche come "Idillio primaverile", "Idillio campestre nei prati della Pieve a Volpedo" o "Rondò di bambini", il dipinto, che misura Ø 101 cm, veniva esposto nel 1903 alla V Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, dove malgrado le critiche discordanti ebbe un notevole successo di pubblico, fino a quando fu venduto a Roma nel 1906 ad un negoziante di Amsterdam.
L’artista Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) fa danzare dodici fanciulli dalle lunghe vesti rosse, azzurre, verdi rovere come fossero angeli.
Musicalmente li fa danzare in un girotondo d’amore.
In lontananza sui sottili rami si intravedono piccoli petali bianchi… I ciliegi sono in fiore!
Simbolo della primavera quando tutto rinasce...
In primo piano la metafora dell’Idillio amoroso è rappresentata da due fanciulli, che teneramente si scambiano corone di fiori.
Questo dipinto è la seconda versione, lasciata incompiuta da Pellizza da Volpedo e completata dal pittore Angelo Barabino, di un’altra tela, per lungo tempo ritenuta perduta e ricomparsa ad un’asta (Londra, Sotheby’s, 1980) dopo essere stata conservata in una collezione privata inglese per circa quaranta anni.
Era stato concepito come primo di una serie di Idilli sul tema dell’amore: tale immagine doveva rappresentare una metafora della vita, che sboccia e ritorna a fluire nel paesaggio primaverile.
Giuseppe Pellizza da Volpedo | Idillio campestre nei prati della pieve a Volpedo (Il girotondo), 1906 | GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano
Fu forse per questa fortuna di immagine che Pellizza stesso pensò di replicare l’Idillio primaverile riprendendo la velina col disegno di partenza, ma pensando probabilmente di inserirvi delle varianti, diversamente da quanto farà il Barabino, che terminerà la replica attenendosi strettamente al disegno del pittore di Volpedo.
Per l’impianto compositivo l’artista si era ispirato ad una fortunata opera del Seicento, la Danza degli Amorini di Francesco Albani, conservata a Milano presso la Pinacoteca di Brera, calando però la scena nella realtà naturale di Volpedo, e precisamente nei prati adiacenti la sua dimora di famiglia.