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Egyptian blue | The first synthetic pigment in history

Egyptian blue, also known as calcium copper silicate (calcium copper tetrasilicate) or cuprorivaite, is a pigment that was used in ancient Egypt for thousands of years.
It is considered to be the first synthetic pigment.
It was known to the Romans by the name caeruleum.
After the Roman era, Egyptian blue fell from use and, thereafter, the manner of its creation was forgotten.
In modern times, scientists have been able to analyze its chemistry and reconstruct how to make it.

Tomb of Amunherkhepshef, son of Pharaoh Ramesses III

The ancient Egyptian word wꜣḏ signifies blue, blue-green and green.
The first recorded use of "Egyptian blue" as a color name in English was in 1809.

Frammento di pigmento blu conservato al Museo Egizio di Torino

Egyptian blue - Color coordinates
Hex triplet - #1034A6
sRGBB (r,g,b) (16, 52, 166)
HSV (h,s,v) (226°, 90%, 65%)
CIELChuv (L,C,h) (28, 82, 263°)

Egyptian Faience | Metropolitan Museum of Art

Lump of Blue Paste
New Kingdom, 1479-1458 B.C.

This small lump is Egyptian blue, a synthetic pigment made from sand, lime, an alkali such as potash or natron, and a copper compound.
The components were mixed together and heated in a furnace, producing blue lumps like this one, which could be ground into a pigment.
The lump was in a wooden box together with a bead, a piece of rock salt, and five berries.
The box belonged to the burial of an elderly woman (for her coffin). | © The Metropolitan Museum of Art

Lump of Blue Paste | New Kingdom, 1479-1458 B.C. | Metropolitan Museum of Art

Grumo di pasta blu
Nuovo Regno, 1479-1458 a.C.

Questo piccolo grumo è blu egiziano, un pigmento sintetico fatto di sabbia, calce, un alcali come la potassa o il natron ed un composto di rame.
I componenti venivano mescolati insieme e riscaldati in una fornace, producendo grumi blu come questo, che potevano essere macinati per ottenere un pigmento.
Il grumo era in una scatola di legno insieme ad una perlina, un pezzo di salgemma e cinque bacche.
La scatola apparteneva alla sepoltura di una donna anziana (per la sua bara). | © The Metropolitan Museum of Art

Djeser-Djeseru, Hatshepsut's mortuary temple

Shabti of Seti I | New Kingdom, Ramesside | Metropolitan Museum of Art

Egyptian Blue Faience Saucer and Stand | The Walters Art Museum

Handle Depicting a Lion Subduing a Nubian | Metropolitan Museum of Art

Blu egizio - Il primo pigmento artificiale della storia

Il blu egiziano era il pigmento più importante nell'antico Egitto ed il primo pigmento sintetico mai realizzato.
Il colore blu è stato uno dei più citati nella storia dell'umanità; identificato con regalità e divinità per la difficoltà di ottenerlo.
Altri pigmenti come rosso, nero, marrone od ocra erano più facili da ottenere dalla natura ed erano già ampiamente utilizzati nell'arte.
Ma il pigmento blu più citato viene dal lapis lazzuli, raro e raro, e quindi molto costoso.

Faïence bowl, from Tebtynis (Egypt), 3rd-1st century BC | Archaeological Museum in Milan, (Italy)

I più grandi depositi di lapis si trovano nell'Hindukush in Afghanistan, dove sono ancora operati con procedure molto simili a quelle di oltre 3000 anni fa.
Gli egiziani lo usavano per dipingere legno, carta e tele, smalto colorato, intarsi e navi.
Ma soprattutto nel campo funebre nelle maschere, statue e dipinti delle tombe, perché credevano che il colore blu proteggesse i morti dal male nell'aldilà.
Il più antico esempio conosciuto di uso del pigmento risale a circa 5.000 anni fa ed è stato trovato nella pittura di una tomba di Ka-Sen, l'ultimo faraone della Prima dinastia.
Nel Nuovo Regno, il blu egiziano era ampiamente usato come pigmento per colorare statue, dipinti tombe e sarcofagi.


Storia

Il blu egiziano è un pigmento tipicamente associato all'Antico Egitto ed alla sua arte (definito anche come fritta blu nei testi anglosassoni), molto spesso considerato come il primo vero pigmento sintetico il cui processo di fabbricazione è strettamente connesso con la nascente produzione vetraria.
Appare quasi contemporaneamente in Egitto, a Creta ed in Mesopotamia - anche se l'origine sembrerebbe comunque egiziana - prendendo rispettivamente il nome di hsbd irit, uknû merku e kuwano.
Si diffonderà per tutto il bacino del Mediterraneo grazie alla potenza di Roma per poi scomparire lentamente nel Medioevo.


Si suppone che la scoperta del processo di fabbricazione si collochi intorno al 3100 a.C., è stato infatti suggerito da Hatton, Shortland, e Tite già per le pitture della tomba 3121 di Saqqara della fine della I Dinastia intorno al 2900 a.C.
Il suo impiego si generalizza nella IV Dinastia: è riportato ad esempio su Stèle de Méry del Louvre (circa 2550 a.C.) e da Riederer sulla statua di Rahotep, tutti della IV Dinastia, e sui geroglifici incisi nella piramide di Unas, della V Dinastia, da Stulik, Porta, and Palet (1996) su delle pitture murali, sempre della IV Dinastia.

Dendera Temple

Va segnalata l'antichità dei ritrovamenti di Creta risalenti al periodo pre-palaziale di Knosso tra il 3000 e il 1900 a.C., anche se ci sono elementi per credere che in questo caso si trattasse di un prodotto importato dall'Egitto (Filippakis, Perdikatsis, e Paradellis 1976).
Nel Medio Oriente appare sotto forma di perline, trovate nel cimitero di Ur in uno strato datato tra il 2600 ed il 2350 a.C..
Nel corso dell'Antico e del Medio Regno la composizione del blu egizio si mantiene relativamente stabile utilizzando rame metallico o sotto forma di malachite.

Dendera Temple

Nel passaggio tra la civiltà del rame a quella del bronzo, assistiamo alla parallela sostituzione del rame con scarti della lavorazione del bronzo dalla composizione variabile che segue l'evoluzione della tecnologia di quest'ultimo come testimoniato dalla presenza di stagno o di piombo.

Il suo utilizzo continua fino al Medioevo ed al Rinascimento.

Dendera Temple