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Leonardo da Vinci | Del chiaro e scuro

Trattato della Pittura
Parte quinta | Capitoli 651-680


Indice
651. Di illuminazione e lustro.
652. Di ombra e lume.
653. Di ombra e lume.
654. De' lumi ed ombre.
655. Di ombra e lume.
656. Esempio.


657. Di ombre e lumi.
658. De' lumi infra le ombre.
659. Del chiaro e scuro.
660. Del chiaro e scuro.
661. Delle quattro cose che si hanno da considerare principalmente nelle ombre e ne' lumi.
662. Della natura del lume illuminatore de' corpi ombrosi.
663. De' lumi universali sopra i corpi puliti.
664. De' corpi ombrosi i quali son puliti e lustri.
665. Come i corpi circondati da lume universale generano in molte parti di sé i lumi particolari.
666. Delle ombre e lumi co' quali si fingono le cose naturali.
667. Delle ombre, ed in quali corpi non possono essere di gran potenza di oscurità, e cosí i lumi.
668. Del lume particolare del sole o di altro corpo luminoso.
669. Del lume universale dell'aria dove non percuote il sole.
670. Dell'universale illuminazione mista colla particolare del sole o di altri lumi.
671. Dell'ombra media, la quale s'interpone infra la parte illuminata e l'ombrosa de' corpi.
672. Se il gran lume di poca potenza val quanto un piccolo lume di gran potenza.
673. Del mezzo incluso infra i lumi e le ombre principali.
674. Del sito dell'occhio che vede piú o men ombra secondo il moto ch'esso fa intorno al corpo ombroso.
675. Qual sito è quello donde mai si vede ombra negli sferici ombrosi.
676. Qual sito ovvero qual distanza è quella intorno al corpo sferico, donde mai non è privato d'ombra.
677. Qual lume fa le ombre de' corpi piú differenti ai lumi loro.
678. Di varî obietti vicini veduti in lunga distanza.
679. Del sito dove l'obietto si mostra di maggiore oscurità.
680. Dove ed in qual colore le ombre perdano piú il colore naturale della cosa ombrata.

651. Di illuminazione e lustro.

L'illuminazione è partecipazione di luce, e lustro è specchiamento di essa luce.

652. Di ombra e lume.

Tenebre è privazione di luce, e luce è privazione di tenebre; ombra è mistione di tenebre con luce, e sarà di tanto maggiore o minore oscurità, quanto la luce che con essa si mischia sarà di minore o di maggior potenza.

653. Di ombra e lume.

Quell'obietto avrà le sue ombre e lumi di termini piú insensibili, il quale sarà interposto infra maggiori obietti oscuri e chiari di quantità continui.Provasi, e sia l'obietto o, il quale è interposto infra l'ombroso nm e il luminoso rs; dico che l'obietto ombroso cinge quasi tutto l'obietto colla sua piramide nam, e il simile fa all'opposito la piramide del luminoso rcs; e per l'ottava del quinto è concluso quello che si propone, la quale dice, che quella parte dello sferico sarà piú oscura che piú vede della anteposta oscurità; seguita che c è piú oscuro che in alcuna altra parte di esso sferico; e lo prova la seconda figura; bac vede tutta la oscurità egf; tale oscurità non s'imprime sopra esso bac con egual potenza, perché non s'imprime con uniforme quantità, conciossiaché a, che vede tutta l'oscurità ef, è molto piú oscuro che b, il quale ne vede solamente la metà eg; e il simile accade in c, ch'è veduto dall'ombra gf.

654. De' lumi ed ombre.

Ogni parte del corpo ed ogni minima particola che si trova avere alquanto di rilievo, io ti ricordo che guardi a dar loro i principati delle ombre e de' lumi.

655. Di ombra e lume.

Ogni parte della superficie che circonda i corpi si trasmuta in parte del colore di quella cosa che le è posta per obietto.

656. Esempio.

Se tu porrai un corpo sferico in mezzo a varî obietti, cioè che da una parte sia lume del sole e dall'opposita parte sia un muro illuminato dal sole, il quale sia verde o di altro colore; il piano dove si posa sia rosso; dai due lati traversi sia oscuro; vedrai il naturale colore di detto corpo partecipare de' colori che gli sono per obietto: il piú potente sarà il luminoso; il secondo sarà quello della parete illuminata; il terzo quello dell'ombra; rimane poi una quantità che partecipa del colore degli estremi.

657. Di ombre e lumi.

Vedi tu, che ritrai delle opere di natura, le quantità e qualità e le figure di lumi ed ombre di ciascun muscolo, e nota nelle lunghezze della loro figura a qual muscolo si drizzano colle rettitudini delle loro linee centrali.

658. De' lumi infra le ombre.

Quando ritrai alcun corpo, ricordati, quando fai paragone della potenza de' lumi delle sue parti illuminate, che spesso l'occhio s'inganna, parendogli piú chiara quella che è men chiara; e la causa nasce mediante i paragoni delle parti che confinano con loro, perché se avran due parti di chiarezza ineguali, e che la men chiara confini con parti oscure, e la piú chiara confini con parti chiare, com'è il cielo o simili chiarezze, allora quella ch'è men chiara, o vuoi dire lucida, parrà piú lucida, e la piú chiara parrà piú oscura.

659. Del chiaro e scuro.

Il chiaro e lo scuro insieme cogli scorti è la eccellenza della scienza della pittura.

660. Del chiaro e scuro.

Il chiaro e lo scuro, cioè il lume e le ombre, hanno un mezzo, il quale non si può nominare né chiaro né scuro, ma egualmente partecipante di esso chiaro e scuro; ed è alcuna volta egualmente distante dal chiaro e dallo scuro, ed alcuna volta piú vicino all'uno che all'altro.

661. Delle quattro cose che si hanno da considerare principalmente nelle ombre e ne' lumi.

Quattro sono le parti principali le quali si hanno da considerare nella pittura, cioè qualità, quantità, sito e figura: per la qualità s'intende che ombra, e quale parte dell'ombra è piú o men oscura; quantità, cioè quanto sia la grandezza di tale ombra rispetto alle altre vicine; sito, cioè in che modo si debbano situare, e sopra che parte del membro dove si appoggia; figura, cioè che figura sia quella di essa ombra, come a dire se essa è triangolare, o partecipi di tondo, o di quadrato, ecc.

L'aspetto ancora è da connumerare, nelle parti delle ombre, cioè che se l'ombra ha del lungo, vedere a che aspetto si drizza la somma di tale lunghezza; se si drizza all'orecchio l'ombra di un ciglio, se si drizza alle nari l'ombra inferiore della cassa dell'occhio, e cosí con simili riscontri di varî aspetti situare esse ombre; adunque l'aspetto è da essere preposto al sito.

662. Della natura del lume illuminatore de' corpi ombrosi.

Il lume universale cinge la parte del corpo ombroso da esso veduta, e l'illumina, e varia l'illuminazione di quella con tanto maggiore o minor chiarezza, quanto le parti di tal corpo illuminate son vedute da maggiore o minore quantità di esso lume universale.

663. De' lumi universali sopra i corpi puliti.

I lumi universali circostanti ai corpi puliti daranno chiarezza universale nelle superficie di tali corpi.

664. De' corpi ombrosi i quali son puliti e lustri.

Ne' corpi ombrosi i quali hanno superficie pulita e lustra, quelli ch'hanno lume particolare variano in loro le ombre ed i lustri in tanti varî siti quante sono le mutazioni del lume dell'occhio che li vede.
In questo caso il lume particolare può essere immobile e l'occhio mobile, e cosí di converso, ch'è quel medesimo in quanto alle mutazioni de' lustri e delle ombre nelle superficie di essi corpi.

665. Come i corpi circondati da lume universale generano in molte parti di sé i lumi particolari.

Generansi i lumi particolari nelle superficie de' corpi ombrosi, ancoraché il loro tutto sia circondato di sopra da lume universale del cielo senza sole, com'è quando alcun oscuro nuvolo ce lo toglie e ce l'occupa; e questo nasce per la inegualità ch'hanno le superficie di essi corpi, mediante le membra a quelli congiunte, le quali, interponendosi infra esso lume ed il corpo ombroso, privano esso corpo di gran quantità di luce universale; onde la luce, che penetra infra i membri ed il corpo, sarà lume particolare, cioè parte di tutto il lume, che di sé abbraccia le parti esteriori di ciascun membro del corpo.

666. Delle ombre e lumi co' quali si fingono le cose naturali.

Sono alcuni che vogliono vedere le ombre oscure in tutte le loro opere, e cosí biasimano chi non fa come loro.
A questi tali si satisferà in parte coll'operare ombre oscure ed ombre chiare; le oscure ne' luoghi oscuri, e le chiare nelle campagne a lumi universali.


667. Delle ombre, ed in quali corpi non possono essere di gran potenza di oscurità, e cosí i lumi.

Dove non si generano ombre di grande oscurità, non si possono neppur generare lumi di gran chiarezza. E questo accade negli alberi di rare e strette foglie, come salici, scope, ginepri e simili, ed ancora ne' panni trasparenti, come sono zendadi, veli e simili, e cosí i capelli crespi e sparsi; e questo accade perché tutta la somma di ciascuna di predette specie non compone lustri nelle sue particole, e se vi sono, sono insensibili, e le loro specie poco si rimuovono dal luogo dove si generano; ed il simile fanno le parti ombrose di tali particole, e tutta la somma non genera ombra oscura, perché l'aria le penetra ed illumina, cosí le parti vicine al mezzo, come quelle di fuori; e se vi è varietà, essa è quasi insensibile, e cosí le parti illuminate di essa somma non possono essere di troppa differenza dalle parti ombrose, perché penetrando, com'è detto, l'aria luminosa per tutte le particole, le parti illuminate sono tanto vicine alle particole adombrate, che le loro specie mandate all'occhio fanno un misto confuso, composto di minimi chiari e scuri, in modo che non si discerne in tal misto altro che confusione a uso di nebbia.
Il simile accade ne' veli, tele ragnate, e simili.

668. Del lume particolare del sole o di altro corpo luminoso.

Quella parte del corpo illuminato sarà di piú intensa chiarezza, la quale sarà percossa dal raggio luminoso infra angoli piú simili; e la meno illuminata sarà quella che si troverà infra angoli piú disformi di essi raggi luminosi.

L'angolo n nel lato che riguarda il sole, per essere percosso da esso sole infra angoli eguali, sarà illuminato con maggiore potenza di raggi che nessun'altra parte di esso corpo illuminato; e il punto c sarà men che nessun'altra parte illuminato, per essere esso punto ferito dal corpo solare con angoli piú disformi che nessun'altra parte della planizie, donde si estendono tali raggi solari; e sia de' due angoli il maggiore dce ed il minore ecf, e gli angoli eguali, che io doveva figurare prima, siano ano e bnr, i quali sono di punto eguali, e per questo n sarà piú che altra parte illuminato.

669. Del lume universale dell'aria dove non percuote il sole.

Quella cosa si dimostrerà piú illuminata, che sarà veduta da maggiore quantità di luminoso; per quel ch'è detto, e sarà piú illuminato che a, perché e vede maggior somma di cielo, vedendo rs che non vede a, vedendo solamente il cielo bcd.

670. Dell'universale illuminazione mista colla particolare del sole o di altri lumi.

Senza dubbio quella parte del corpo ombroso che sarà veduta da men quantità del corpo universale e particolare, quella sarà meno illuminata.Provasi, e sia a il corpo del sole posto nel cielo nam; dico che il punto o del corpo ombroso sarà piú illuminato dal lume universale che il punto r, perché o vede ed è veduto da tutta la parte del lume universale nam, ed il punto r non è veduto se non dalla parte del cielo me.
Dipoi o è veduto da tutta la quantità del sole ch'è volta ad esso, ed r non vede alcuna parte di esso sole.

671. Dell'ombra media, la quale s'interpone infra la parte illuminata e l'ombrosa de' corpi.

Infra la parte illuminata e l'ombrosa de' corpi s'inframmette l'ombra media, la quale varia assai i suoi termini, imperocché dov'essa termina con l'ombra si converte in ombra, e dov'essa termina coll'una parte illuminata si fa della chiarezza di essa illuminata; e se il lume primitivo sarà particolare, allora vi saranno i lustri, i quali sono cosí espediti termini dell'ombra media, quanto si sia la parte ombrosa.

672. Se il gran lume di poca potenza val quanto un piccolo lume di gran potenza.

L'ombra generata da un piccolo lume e potente è piú oscura che l'ombra nata da un maggior lume e di minore potenza.

673. Del mezzo incluso infra i lumi e le ombre principali.

L'ombra mezzana si dimostrerà di tanto maggiore quantità, quanto l'occhio che la vede sarà piú a riscontro del centro della sua magnitudine. Ombra mezzana è detta quella che tinge le superficie de' corpi ombrosi dopo l'ombra principale, e vi si contiene dentro il riflesso, e si fa tanto piú oscura o chiara, quanto essa è piú vicina o remota dall'ombra principale. mn sia l'ombra piú oscura, il resto sempre si rischiarerà insino al punto o.
Il resto della figura non è in altro al proposito della proposta, ma servirà alla succedente.

674. Del sito dell'occhio che vede piú o men ombra secondo il moto ch'esso fa intorno al corpo ombroso.

Tanto si variano le proporzioni delle quantità ch'hanno infra loro le parti ombrose ed illuminate de' corpi ombrosi, quante sono le varietà de' siti dell'occhio che le vede.
Provasi, e sia amno il corpo ombroso, p sia il luminoso che lo abbraccia; co' suoi raggi pr e ps illumina la parte mdn, e il rimanente nom resta oscuro, e l'occhio che vede tal corpo sia q, il quale co' suoi raggi visuali abbraccia esso corpo ombroso, e vede tutto dmo, nella qual veduta vede dm, parte illuminata assai minore che mo, parte ombrosa, come si prova nella piramide dqo, tagliata in kh, egualmente distante alla sua base divisa nel punto c.
E cosí similmente si varierà in tanti modi la quantità del chiaro e scuro all'occhio che lo vede, quante saranno le varietà de' siti del predetto occhio.

675. Qual sito è quello donde mai si vede ombra negli sferici ombrosi.

L'occhio che sarà situato dentro alla piramide riflessa delle specie illuminate de' corpi ombrosi non vedrà mai nessuna parte ombrosa di esso corpo. La piramide riflessa delle specie illuminate sia abc, e la parte illuminata del corpo ombroso sia la parte bcd; e l'occhio che sta dentro a tale piramide sia e, al quale non potran mai concorrere tutte le specie illuminate b c d se esso non si trova nel punto luminoso a, dal quale nessuna ombra è mai veduta, ch'esso subito non la distrugga; seguita adunque che e, non vedendo se non la parte illuminata odp, è piú privato di vedere i termini dell'ombra bc che non è a, ch'è tanto piú remoto.

676. Qual sito ovvero qual distanza è quella intorno al corpo sferico, donde mai non è privato d'ombra.

Ma quando l'occhio sarà piú distante dallo sferico ombroso che il corpo che lo illumina, allora è impossibile trovar sito donde l'occhio sia integralmente privato delle specie ombrose di tale corpo. Provasi: bnc sia il corpo ombroso, a sia il corpo luminoso, bnc è la sua parte ombrosa e bsc sarà illuminata; o sia l'occhio piú remoto dal corpo ombroso che il lume a, il quale occhio vede tutta l'ombra bdce; e se esso occhio si muoverà circolarmente intorno ad esso corpo con la medesima distanza, impossibile è che mai integralmente perda tutta la predetta ombra; imperocché, se col suo moto perde una parte di essa ombra da un lato, esso pel moto n'acquista dall'altro.

677. Qual lume fa le ombre de' corpi piú differenti ai lumi loro.

Quel corpo farà le ombre di maggiore oscurità, il quale sarà illuminato da lume di maggior splendore. Il punto a è illuminato dal sole, ed il punto b è illuminato dall'aria illuminata dal sole; e tal proporzione sarà dall'illuminato a all'illuminato b, quale è la proporzione che ha il lume del sole con quello dell'aria.

678. Di varî obietti vicini veduti in lunga distanza.

Quando gli obietti vicini infra loro e minuti saran veduti in lunga distanza, in modo che si perda la notizia delle loro figure, allora si causa un misto delle loro specie, il quale parteciperà piú di quel colore del quale sarà vestita la maggior somma de' detti obietti.

679. Del sito dove l'obietto si mostra di maggiore oscurità.

Quell'obietto si mostra piú oscuro in pari distanza dall'occhio, il quale sarà veduto in piú alto sito; e questo accade perché l'aria è piú sottile, quanto piú s'innalza, e manco occupa l'obietto che la sua grossezza; e di qui nasce che sempre le cime de' colli che campeggiano nelle spiaggie de' monti si dimostrano essere piú oscure che le basi de' colli stessi.

680. Dove ed in qual colore le ombre perdano piú il colore naturale della cosa ombrata.

Il bianco, che non vede né lume incidente, né alcuna sorta di lume riflesso, è quello che prima perde nella sua ombra integralmente il suo proprio natural colore, se colore si potesse dire il bianco.
Ma il nero aumenta il suo colore nelle ombre, e lo perde nelle sue parti illuminate, e tanto piú lo perde, quanto la parte illuminata è veduta da lume di maggior potenza.

E il verde e l'azzurro aumentano il lor colore nelle ombre mezzane; ed il rosso e il giallo acquistano di colore nelle loro parti illuminate; il simile fa il bianco, ed i colori misti partecipano della natura de' colori che compongono tal mistione; cioè il nero misto col bianco fa berettino, il quale non è bello nelle ultime ombre, com'è il nero semplice, e non è bello in su' lumi, come il semplice bianco, ma la suprema sua bellezza si è infra lume ed ombra.