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Antonio Mancini | Carminella, 1870

Nato a Roma da una famiglia di umili origini proveniente da Narni, Antonio Mancini (Roma, 1852-1930) cresce nel paese umbro e vi trascorre la sua infanzia ricevendo la sua prima formazione presso gli scolopi della chiesa di S. Agostino.
Probabilmente per assecondare il suo precoce talento e avviarlo a buoni studi artistici, la famiglia si trasferisce da Narni a Napoli nel 1865.
Qui frequenta la scuola dell'oratorio dei gerolomini e la scuola serale presso la chiesa di S. Domenico Maggiore, dove incontra il coetaneo Vincenzo Gemito con cui, nello stesso anno, inizia a frequentare lo studio dello scultore Stanislao Lista.

Antonio Mancini | Carminella, 1870 | Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Sempre nel 1865 si iscrive ai corsi dell'Istituto di Belle Arti di Napoli che seguirà fino al 1871, avendo, fra gli altri, come insegnante Domenico Morelli - determinante per la svolta dell'artista verso le correnti del verismo, pur senza trascurare la tradizione della pittura napoletana del Seicento - e come compagno di studi Francesco Paolo Michetti.


Il giovanissimo artista, così come l'amico Vincenzo Gemito, rivolge da subito la sua attenzione alla descrizione della realtà popolare e delle misere condizioni dei vicoli della città, utilizzando come modelli persone trovate in strada, scugnizzi, giovani donne o saltimbanchi, rappresentati con intenso realismo ma al tempo stesso trasfigurati e sublimati in chiave poetica.

Tra le opere più significative di questa fase giovanile, Lo scugnizzo (Biella, collezione privata), ammirato da Palizzi e Morelli e presentata nel 1868 alla Promotrice di Napoli, Il Prevetariello (1870, Museo di San Martino a Napoli), Carminella (1870, Roma Gnam) ed il Saltimbanco (1872, New York, Metropolitan Museum of Art).

Il volto di Carminella, i cui tratti compaiono in altri dipinti giovanili di Mancini, è caratterizzato da una solidità di forma, da un disegno costruito dalla luce e dal chiaroscuro che trasmettono una forte resa psicologica.
La tela, così come altre opere giovanili dell'artista, (Lo studio, Il malatino, Il venditore di cerini, Ritratto di Carlo Chiarandà), è acquistata dall'allora direttore della Galleria Roberto Papini, che nel 1938, alla morte dell'artista allestirà una sala monografica in suo ricordo e viene esposta alla VI Quadriennale d'Arte di Roma del 1951 nell'ambito della retrospettiva sulla pittura del secondo Ottocento.

Il ritratto, prima di rientrare in Italia, è appartenuto a una raccolta d'arte di Santiago del Cile, avendo la notorietà dell'artista valicato i confini nazionali sin dall'ottavo decennio dell'Ottocento ed avendo avuto le sue opere fortuna collezionistica in Sudamerica nei primi decenni del Novecento. | Fonte: Catalogo Beni Culturali

Antonio Mancini | Self-Portrait, 1910


Antonio Mancini | Carminella, 1870 (particolare) | Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Carminella's face, whose features appear in other early paintings by Antonio Mancini (Roma, 1852-1930), is characterized by a solidity of form, by a design constructed from light and chiaroscuro which convey a strong psychological rendering.

The canvas, as well as other early works by the artist (The study, The sick boy, The seller of matches, Portrait of Carlo Chiarandà), was purchased by the then director of the Galleria Roberto Papini, who in 1938, on the artist's death he will set up a monographic room in his memory and it is exhibited at the VI Quadrennial of Art in Rome in 1951 as part of the retrospective on painting of the second half of the nineteenth century.

Before returning to Italy, the portrait belonged to an art collection in Santiago de Chile, the artist's notoriety having crossed national borders since the eighth decade of the nineteenth century and having had his works as collectors in South America in the first decades of the twentieth century.