Cammino lungo strade sprofondate,
per le fogne che si disfano
davanti a edifici che devi schivare,
perchè ti cadrebbero addosso,
davanti a facce torve che ti scrutano e ti giudicano,
davanti a negozi chiusi,
mercati chiusi,
cinema chiusi,
parchi chiusi,
caffè chiusi,
che a volte espongono cartelli polverosi,
giustificazioni e chiarimenti,
Chiuso per restauri,
Chiuso per riparazioni.
Che genere di riparazioni?
Quando saranno finite queste cosidette riparazioni?
O almeno,
quando inizieranno?
Chiuso… chiuso… chiuso…
tutto chiuso…
Io arrivo, apro innumerevoli lucchetti
e salgo di corsa scale di fortuna.
Eccola lì, mi stava aspettando.
La prendo, le tolgo la custodia e contemplo
la sua forma polverosa e fredda.
Le tolgo la polvere e comincio ad accarezzarla.
Delicatamente le pulisco il retro, la base e i lati.
Mi sento disperato e felice con lei,
passo le dita sui suoi tasti e improvvisamente tutto si mette in moto.
Un ta ta, un tintinnio,
la musica comincia piano piano, poi più veloce,
ora a tutta velocità.
Mura, alberi, strade,
cattedrali, volti e spiagge,
celle, piccole celle, celle enormi,
notti stellate, piedi nudi, pini, nuvole,
cento, mille, un milione di pappagalli,
uno sgabello e una pianta rampicante.
Rispondono tutti e accorrono tutti al mio richiamo.
I muri retrocedono,
il tetto non c’è più e tu fluttui con naturalezza,
fluttui, galleggi,
sradicato, trascinato,
innalzato, sollevato,
trasportato, immortalato,
salvato
e tutto per quella minuscola e continua cadenza,
per quella musica,
per quel ta ta incessante.
Reinaldo Arenas (1943-1990) è stato un poeta, romanziere e drammaturgo Cubano, noto come critico vocale di Fidel Castro, della Rivoluzione cubana e del governo cubano.
Il suo libro di memorie sul movimento dissidente cubano e sull'essere un prigioniero politico, "Prima che sia notte", fu dettato dopo la sua fuga negli Stati Uniti, durante l'Esodo di Mariel del 1980 e pubblicato postumo, dopo che Arenas, che stava morendo di AIDS, si suicidò per overdose di pillole.
Reinaldo Arenas | The Parade Ends
Passing through the exploding streets,
since the pipes are ready to give out
passing around the buildings, we need to dodge,
since they are falling onto us,
between the hostile faces scrutinizing and sentencing us,
between the closed establishments,
closed markets,
closed movie theaters,
closed parks,
closed cafés.
Exhibiting already dusty signs (justifications) occasionally,
Closed for reforms,
Closed for reparation.
What kind of reparation?
When will this alleged reparation, alleged reform end?
When at least
will it begin?
Closed... closed... closed...
everything closed...
I arrive and open the innumerable locks, run up the improvised stairwell.
There she is waiting for me.
I discover her, remove the canvas and contemplate her dusty and cold dimensions.
I get rid of the dust and caress her.
With the slightest brushes from my palms, I clean her back, her base, her sides.
I feel desperate, happy, at her side, before her,
I run my hands over her keys, and rapidly,
everything is set in motion.
The ta ta, the jingling, the music starts, little by little, already much
faster,
now, at the greatest velocity.
Walls, trees, streets,
cathedrals, faces and beaches,
cells, mini-cells,
giant cells,
starry night, naked
feet, pine groves, clouds
hundreds, thousands,
a million parrots
piano stools and a vine.
Everything shows up, everything arrives, everyone comes.
The walls expand, the ceiling disappears and, naturally, you float,
you float, float ripped apart, swept along,
elevated,
taken, transported, eternalized,
saved, for the sake of, and
for this miniscule and constant cadence,
for this music,
for this incessant jingling.