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Leonardo da Vinci | Del verde delle foglie

Trattato della Pittura
Parte sesta | Capitoli 841-867


Indice
841. Del centro degli alberi nella loro grossezza.
842. Qual pianta cresce nelle selve di piú continuata grossezza ed in maggiore altezza.
843. Qual pianta è di grossezza piú disforme e di minore altezza e piú dura.
844. Delle piante e legnami segati i quali mai per sé si piegheranno.
845. Delle aste che piú si mantengono diritte.
846. Delle crepature de' legni quando si seccano.
847. De' legni che non si scoppiano nel seccarsi.


848. Ramificazione di alberi in diverse distanze.
849. Della parte che resta nota negli alberi in lunga distanza.
850. Delle distanze piú remote delle anzidette.
851. Delle cime de' rami delle piante fronzute.
852. Perché i medesimi alberi paiono piú chiari d'appresso che da lontano.
853. Perché gli alberi da una distanza in là quanto piú sono lontani piú si rischiarano.
854. Delle varietà delle ombre degli alberi ad un medesimo lume, in un medesimo paese, in lume particolare.
855. De' lumi della ramificazione degli alberi.
856. Della forma che hanno le piante nel congiungersi colle loro radici.
857. Delle ombre e lumi e loro grandezze nelle foglie.
858. Dell'illuminazione delle piante.
859. Ricordo delle piante al pittore.
860. Del lume universale illuminatore delle piante.
861. Degli alberi e loro lume.
862. Della parte illuminata delle verdure e de' monti.
863. De' lumi delle foglie oscure.
864. De' lumi delle foglie di verdura traenti al giallo.
865. Degli alberi che sono illuminati dal sole e dall'aria.
866. De' lustri delle foglie delle piante.
867. Del verde delle foglie.

841. Del centro degli alberi nella loro grossezza.

Il centro delle piante nella divisione delle loro ramificazioni non sarà mai in mezzo della grossezza de' loro rami;
e questo accade ancora perché piú umore è dal lato di dentro della ramificazione dell'albero che di fuori, come dire c, ch'è la congiunzione de' rami a c e c e, cresce piú dal centro de' rami b d che da essi centri b d agli estremi di fuori a e.

842. Qual pianta cresce nelle selve di piú continuata grossezza ed in maggiore altezza.

Quella pianta crescerà in piú continuata e maggiore lunghezza, la quale nascerà in piú bassa e stretta valle ed in piú folta selva e piú remota dagli estremi di essa selva.

843. Qual pianta è di grossezza piú disforme e di minore altezza e piú dura.

Quella pianta sarà piú disforme in grossezza, che nasce in piú alto sito ed in selva piú rara e piú remota dal mezzo di quella.

844. Delle piante e legnami segati i quali mai per sé si piegheranno.

Quando tu vuoi che l'albero tagliato non si pieghi nella sua rettitudine, segalo per metà pel verso della sua lunghezza, e volgi le parti divise l'una al contrario dell'altra, cioè quella parte ch'era da piedi mettila da capo, e quella da capo volgila da piedi, e poi ricongiungile insieme, e questa tale collegazione mai si piega.

845. Delle aste che piú si mantengono diritte.

L'asta che sarà fatta di quella parte dell'albero ch'è piú volta a tramontana, sarà quella che meno delle altre si piegherà, e piú manterrà la sua naturale dirittura. E questo è per causa che in tal parte il sole poco vede, e poco muove l'umore dell'albero, il che non interviene alla parte meridionale, perché tutto il giorno è veduta dal sole, il quale muove l'umore in essa parte di pianta dalla parte sua orientale all'occidentale insieme col suo corso.

846. Delle crepature de' legni quando si seccano.

Delle crepature che fanno i legni nel loro seccare, quella pianta le farà piú diritte, che sarà piú remota dagli estremi della sua selva, e quella piú torte, che è nata piú vicina agli estremi di essa selva.

847. De' legni che non si scoppiano nel seccarsi.

Quando tu vuoi che il legno nel seccare non faccia alcuna crepatura, fàllo lungamente bollire nell'acqua comune, o tienilo lungamente nel fondo di un fiume, tanto che consumi il suo natural vigore.

848. Ramificazione di alberi in diverse distanze.

I primi alberi danno all'occhio le loro vere figure; espeditamente appariscono i lumi, lustri, ombre e trasparenze di ciascuna posta delle foglie nate negli ultimi ramiculi delle piante; nella seconda distanza posta dall'orizzonte all'occhio, lí apparisce la somma delle foglie poste ad uso di punti negli antedetti ramiculi; nella terza distanza appariscono le predette somme de' ramiculi ad uso di punti seminati nelle somme delle ramificazioni maggiori; nella quarta distanza rimangono le dette ramificazioni maggiori tanto diminuite, che solo restano in figura di confusi punti nel tutto dell'albero; poi seguita l'orizzonte, che fa la quinta ed ultima distanza, dove l'albero è tutto diminuito, in tal modo che resta in forma di punto. E cosí ho diviso la distanza ch'è dall'occhio al vero orizzonte, che termina in pianura, in cinque parti eguali.


849. Della parte che resta nota negli alberi in lunga distanza.

Nelle lunghe distanze che hanno le piante dall'occhio che le vede, sol di loro si dimostrano le somme loro principali ombrose e luminose; ma quelle che non sono principali si perdono per la loro diminuzione, imperocché, se una piccola parte illuminata resta in grande spazio ombroso, essa si perde e non corrompe in parte alcuna essa ombra; il simile accade di una piccola parte ombrosa in un gran campo illuminato.

850. Delle distanze piú remote delle anzidette.

Ma quando gli alberi saranno in maggiore distanza, allora le somme ombrose e luminose si confonderanno per l'aria interposta e per la loro diminuzione, in modo che parranno esser tutte di un medesimo colore, cioè azzurro.

851. Delle cime de' rami delle piante fronzute.

Le prime ombre che fanno le prime foglie sopra le seconde de' rami fronzuti sono meno scure che quelle che fanno esse foglie ombrate sopra le terze foglie; e cosí quelle che fanno esse terze foglie ombrate sopra le quarte; e di qui nasce che le foglie illuminate, che hanno per campo le terze e le quarte foglie ombrose, si mostrano di maggior rilievo che quelle che hanno per campo le prime foglie ombrate.
Come se il sole fosse e, e la prima foglia illuminata da esso sole fosse a, la quale ha per campo la seconda foglia b, secondo l'occhio n; dico che tale foglia spiccherà meno avendo per campo essa seconda foglia, che s'essa sportasse piú in fuori ed avesse per campo la foglia c, ch'è piú scura per essere interposte piú foglie infra essa ed il sole. E piú spiccherebbe s'essa campeggiasse sopra la quarta foglia, cioè d.

852. Perché i medesimi alberi paiono piú chiari d'appresso che da lontano.

Gli alberi di medesima specie si dimostrano essere piú chiari d'appresso che da lontano, per tre cause. La prima è perché le ombre si mostrano piú oscure d'appresso, e per tale oscurità le ramificazioni illuminate, che con esse confinano, si dimostrano piú chiare che non sono; la seconda è che nel rimuoversi dall'occhio l'aria che s'interpone infra tali ombre e l'occhio, con maggiore grossezza che prima non solea, rischiara essa ombrosità, e la fa in colore partecipante di azzurro: per la qual cosa i rami luminosi non si dimostrano con sicuro paragone come prima, e vengono a parere oscurati; la terza cagione è che le specie che tali ramificazioni mandano all'occhio di chiaro e di scuro si mischiano ne' loro estremi insieme e si confondono, perché sempre le parti ombrose sono di maggior somma che le luminose, ed esse ombrose acquistano piú cognizione in lunga distanza che le poche chiare; e per queste tre cause gli alberi si dimostrano piú oscuri da lontano che d'appresso, e perché ancora le parti luminose tanto piú crescono quanto esse sono di piú potente illuminazione; il che tanto piú si dimostra potente quanto minore grandezza di aria infra l'occhio ed esse s'interpone.

853. Perché gli alberi da una distanza in là quanto piú sono lontani piú si rischiarano.

Da una distanza in là gli alberi, quanto piú s'allontanano dall'occhio, tanto piú gli si dimostrano chiari, tantoché all'ultimo sono della chiarezza dell'aria nell'orizzonte. Questo nasce per l'aria che s'interpone infra essi alberi e l'occhio, la quale essendo di bianca qualità, quanto con maggior quantità s'interpone, di tanto maggiore bianchezza occupa essi alberi, i quali per partecipare in sé di scuro colore, la bianchezza di tale aria interposta rende le parti oscure piú azzurre che le parti loro illuminate.

854. Delle varietà delle ombre degli alberi ad un medesimo lume, in un medesimo paese, in lume particolare.

Quando il sole è all'oriente, gli alberi a te orientali hanno grandi ombre, ed i meridionali mezzo ombrosi, e gli occidentali tutti illuminati; ma questi tre aspetti non bastano, perché sta meglio a dire tutto l'albero orientale sarà ombroso, e quello che sarà a scirocco sarà i tre quarti ombroso; e l'ombra dell'albero meridionale occupa la metà dell'albero; ed il quarto dell'albero di libeccio sarà ombroso, e l'albero occidentale non mostra ombra alcuna.

855. De' lumi della ramificazione degli alberi.

Per quello ch'è detto di sopra, le somme delle ramificazioni degli alberi illuminate, ancoraché ciascuna loro foglia sia divisa dalle altre foglie con ispazio ombroso, accade che nelle distanze la parte ombrosa essendo minuta si perde, per essere, com'è detto, occupata e superata dalla parte luminosa, la quale non diminuisce per distanza quanto l'ombrosa; e per questo seguita che la somma delle foglie di un medesimo ramo in alquanta distanza par essere quasi di un medesimo colore; e se pure per una buona vista si discerne alquanto delle ombre de' detti intervalli ombrosi interposti infra le foglie, essi non si dimostrano della debita oscurità; e questo nasce per due cause: la prima si è per la grossezza dell'aria che s'interpone infra l'occhio e l'obietto ombroso; la seconda si è perché le minute specie in sí lunga distanza si mischiano alquanto ne' loro termini e confondono la cognizione loro, e restando piú nota la parte illuminata che l'ombrata, per esse le ombre si dimostrano di poca oscurità.

856. Della forma che hanno le piante nel congiungersi colle loro radici.

I pedali delle piante non osservano la rotondità della loro grossezza quando si accostano al nascimento de' rami, o delle loro radici; e questo nasce perché tali ramificazioni superiori ed inferiori sono le membra donde si nutriscono le piante; cioè che di sopra la state si nutriscono colla rugiada e pioggie mediante le foglie, e di sotto l'invernata mediante il contatto che ha la terra colle loro radici.

857. Delle ombre e lumi e loro grandezze nelle foglie.

Le ramificazioni delle piante sono vedute di sotto, o di sopra, o in mezzo; se esse sono vedute di sotto, allora, se il lume sarà universale, è maggiore la parte ombrosa che la illuminata. E s'esse saranno vedute di sopra, sarà maggiore la parte illuminata che la ombrosa. E s'esse saranno vedute in mezzo, tanto sarà la parte illuminata quanto quella delle ombre.

858. Dell'illuminazione delle piante.

Nella situazione dell'occhio, il quale vede illuminata quella parte delle piante che veggono il luminoso, mai sarà veduta illuminata l'una pianta come l'altra.
Provasi, e sia l'occhio c che vede le due piante b d, le quali sono illuminate dal sole a; dico che tale occhio c non vedrà i lumi essere della medesima proporzione alla sua ombra nell'un albero come nell'altro, imperocché quell'albero ch'è piú vicino al sole si dimostrerà di tanto piú ombroso che quello che n'è piú remoto, quanto l'un albero sarà piú vicino al concorso de' raggi solari che vengono all'occhio, che l'altro. Vedi che dell'albero d non si vede dall'occhio c altro che l'ombra e dal medesimo occhio c si vede l'albero b mezzo illuminato e mezz'ombrato.

859. Ricordo delle piante al pittore.

Ricordati, o pittore, che tanto sono varie le oscurità delle ombre in una medesima specie di piante, quanto sono varie le rarità o densità delle loro ramificazioni.

860. Del lume universale illuminatore delle piante.

Quella parte della pianta si dimostrerà vestita di ombre di minore oscurità, la quale sarà piú remota dalla terra.
Provasi: up sia la pianta, nbc sia l'emisfero illuminato; la parte di sotto dell'albero vede la terra pc, cioè la parte o; e vede un poco dell'emisfero in cd; ma la parte piú alta nella concavità a è veduta da maggior somma dell'emisfero, cioè bc; e per questo, perché non vede la oscurità della terra, resta piú illuminata. Ma se l'albero è spesso di foglie come il lauro, l'abete e il bosso, allora è variato; perché, ancoraché a non veda la terra, e' vede l'oscurità delle foglie divise da molte ombre, la quale oscurità riverbera in su ne' riversi delle soprapposte foglie; e questi tali alberi hanno le ombre tanto piú oscure, quanto esse sono piú vicine al mezzo dell'albero.

861. Degli alberi e loro lume.

Il vero modo da pratico nel figurare le campagne, vo' dire paesi colle loro piante, si è dell'eleggere che il cielo sia occupato dal sole, acciocché esse campagne ricevano lume universale e non il particolare del sole, il quale fa le ombre tagliate ed assai differenti dai lumi.

862. Della parte illuminata delle verdure e de' monti.

La parte illuminata si dimostrerà piú in lunga distanza del suo natural colore, la quale sarà illuminata da piú potente lume.

863. De' lumi delle foglie oscure.

I lumi di quelle foglie saranno piú del colore dell'aria che in loro si specchia, le quali sono di colore piú oscuro; e questo è causato perché il chiaro della parte illuminata coll'oscuro in sé compone colore azzurro, e tal chiaro nasce dall'azzurro dell'aria che nella superficie pulita di tali foglie si specchia ed aumenta l'azzurro che la detta chiarezza suol generare colle cose oscure.

864. De' lumi delle foglie di verdura traenti al giallo.

Ma le foglie di verdura traenti al giallo non hanno nello specchiare dell'aria a fare lustro partecipante d'azzurro, conciossiaché ogni cosa che apparisce nello specchio partecipa del colore di tale specchio; adunque l'azzurro dell'aria specchiato nel giallo della foglia pare verde, perché azzurro e giallo insieme misti compongono bellissimo verde; adunque verdegialli saranno i lustri delle foglie chiare traenti al color giallo.

865. Degli alberi che sono illuminati dal sole e dall'aria.

Gli alberi illuminati dal sole e dall'aria avendo le foglie di colore oscuro, queste saranno da una parte illuminate dall'aria, e per questo tale illuminazione partecipa d'azzurro; e dall'altra parte saranno illuminate dall'aria e dal sole, e quella parte che l'occhio vedrà illuminata dal sole sarà lustra.

866. De' lustri delle foglie delle piante.

Le foglie delle piante comunemente sono di superficie pulita, per la qual cosa esse specchiano in parte il colore dell'aria, la quale aria partecipa di bianco per essere mista con sottili e trasparenti nuvole; la superficie delle quali foglie, quando sono di natura oscure come quelle degli olmi, quando non sono polverose, rendono i loro lustri di colore partecipante di azzurro; e questo accade per la settima del quarto che mostra: il chiaro misto coll'oscuro compone azzurro.

E tali foglie hanno i rami lustri tanto piú azzurri quanto l'aria che in esse si specchia sarà piú purificata ed azzurra; ma se tali foglie sono giovani, come nelle cime de' rami nel mese di maggio, allora esse saranno verdi con partecipazione di giallo; e se i loro lustri saranno generati dall'aria azzurra, che in lor si specchia, allora i lustri saranno verdi, per la terza di esso quarto che dice: il color giallo misto coll'azzurro sempre genera color verde.
I lustri di tutte le foglie di densa superficie parteciperanno del colore dell'aria, e quanto piú saranno le foglie oscure, piú si faranno di natura di specchio, e per conseguenza tali lustri parteciperanno piú di azzurro.

867. Del verde delle foglie.

I piú bei verdi che abbiano le foglie degli alberi sarà quando essi s'interpongono colla loro grossezza infra l'occhio e l'aria.