Di pomeriggio uno scroscio di pioggia
fece profumare anche l’erba pesta
e la sera, piena di primaverile malinconia,
lenta s’univa alla notte.
L’organetto tagliuzzava da tempo
una nuova canzone
quando tra le ali del cigno
entrò la ragazza dal bracciale d’argento.
Notai il suo polso
perché abbracciò il collo del cigno
e i suoi occhi
schivavano il mio sguardo avido.
Finalmente mi lanciò un’occhiata
ed ebbe un piccolo sorriso
per farmi poi un cenno con la mano
e infine mandarmi un bacio.
Fu tutto lì.
Aspettai che apparisse di nuovo
per saltar su da lei durante la corsa,
ma le ali restarono vuote.
Talvolta gli amori sembrano un fiore
di papavero selvatico,
non riesci a portarteli a casa.
Quella volta però le due lampade
sibilavano come serpe contro serpe,
due serpenti l’uno verso l’altro,
e io invano corsi
dietro le sue gambe
nel vasto buio.