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Vincent van Gogh's suicide letter

Vincent van Gogh was an influential artist during the nineteenth century.
Widely believed to have been struggling with depression and insanity, he went out to a nearby field and shot himself in the chest, before stumbling back to his house where his brother Theo cared for him for two days, before he finally died.
Although he had sent a letter to Theo only three days earlier, he was carrying another letter to his brother on his person at the time of his suicide, largely seen as a suicide note.

Van Gogh severed his own ear with a razor in 1888 | The Courtauld Gallery London

Vincent had this unfinished letter on his person when he wounded himself on 27 July, as revealed by a note Theo wrote in pencil on the manuscript: "lettre qu’il portait sur lui le 27 Juillet jour du sinistre" (the letter he had on him on 27 July, the day of the accident).

Auvers-sur-Oise, Wednesday, 23 July 1890

My dear brother,

"Thanks for your kind letter and for the 50-fr. note in contained.
There are many things I should like to write you about, but I feel it useless. I hope you have found those worthy gentlemen favorably disposed toward you.

Van Gogh | Houses at Auvers sur Oise, 1890

Your reassuring me as to the peacefulness of your household was hardly worth the trouble, I think, having seen the weal and woe of it for myself. And I quite agree with you that rearing a boy on a fourth floor is a hell of a job for you as well as for Jo.
Since the thing that matters most is going well, why should I say more about things of less importance? My word, before we have a chance to talk business more collectedly, we shall probably have a long way to go.
The other painters, whatever they think, instinctively keep themselves at a distance from discussions about the actual trade.

Vincent van Gogh | Self-Portrait, 1889 | Nasjonalmuseet for kunst, arkitektur og design, Oslo

Well, the truth is, we can only make our pictures speak. But yet, my dear brother, there is this that I have always told you, and I repeat it once more with all the earnestness that can be expressed by the effort of a mind diligently fixed on trying to do as well as possible - I tell you again that I shall always consider you to be something more than a simple dealer in Corots, that through my mediation you have your part in the actual production of some canvases, which will retain their calm even in the catastrophe.

For this is what we have got to, and this is all or at least the main thing I can have to tell you at a moment of comparative crisis. At a moment when things are very strained between dealers in pictures of dead artists, and living artists.
Well, my own work, I am risking my life for it and my reason has half foundered because of it - that's all right - but you are not among the dealers in men as far as I know, and you can still choose your side, I think, acting with humanity, but what can you do (fr. que veux-tu)?"

Vincent van Gogh | Portrait of a Man, 1889 | Van Gogh Museum, Amsterdam

Vincent van Gogh fu un artista influente nel corso del diciannovesimo secolo.
Ampiamente creduto che stesse lottando contro la depressione e la follia, andò in un campo vicino e si sparò al petto, prima di tornare barcollante a casa sua dove suo fratello Theo si prese cura di lui per due giorni, prima di morire.
Sebbene avesse inviato una lettera a Theo solo tre giorni prima, al momento del suicidio ne portava con sé un'altra lettera a suo fratello, in gran parte vista come una nota di suicidio.
Vincent aveva con sé questa lettera incompiuta quando si ferì il 27 luglio 1890, come rivela una nota che Theo scrisse a matita sul manoscritto: "lettre qu'il portait sur lui le 27 Juillet jour du sinistre' (la lettera che aveva su lui il 27 luglio, giorno dell'incidente).

Lettera di Vincent van Gogh al fratello Theo 23 luglio 1890 | Van Gogh Museum Amsterdam

Auvers-sur-Oise, Mercoledì, 23 luglio 1890

Mio caro fratello,

"Grazie per la tua gentile lettera e per i 50 franchi. nota in contenuto. Ci sono molte cose di cui vorrei scriverti, ma mi sembra inutile. Spero che abbiate trovato quei degni signori favorevolmente disposti nei vostri confronti.
Il fatto che tu mi abbia rassicurato sulla tranquillità della tua famiglia non è valsa la pena, penso, avendone constatato personalmente i pro ed i contro.
E sono assolutamente d'accordo con te sul fatto che allevare un ragazzo al quarto piano sia un lavoro infernale, sia per te che per Jo.


Dato che la cosa più importante è andare bene, perché dovrei dire di più su cose di minore importanza? Parola mia, prima di avere la possibilità di parlare di affari in modo più composto, probabilmente avremo molta strada da fare.
Gli altri pittori, qualunque cosa la pensino, si tengono istintivamente a distanza dalle discussioni sul mestiere vero e proprio.

Ebbene, la verità è che possiamo far parlare solo le nostre immagini.
Eppure, mio caro fratello, c'è questo che ti ho sempre detto, e lo ripeto ancora una volta con tutta la serietà che può esprimere lo sforzo di una mente diligentemente impegnata a cercare di fare del suo meglio - dico ti ripeto che ti considererò sempre qualcosa di più di un semplice mercante di Corot, per conto mio, tu hai la tua parte nella stessa produzione di certe tele, che anche nello sfacelo conservano la loro calma.

Perché questo è ciò a cui dobbiamo arrivare, e questo è tutto, od almeno la cosa principale, che posso dirvi in un momento di relativa crisi.
In un momento in cui le cose sono molto tese tra i commercianti di quadri di artisti morti ed artisti viventi.
Ebbene: per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita, e vi ho perduto metà della mia ragione – va bene – ma tu non sei tra i mercanti d’uomini per quanto sappia io, e puoi assumere una tua posizione, agendo realmente con umanità. Ma che cosa vuoi tu infine? (fr. que veux-tu)?"

Vincent van Gogh | Poppy Field, 1890