The artist presents herself by citing a well-known precedent: Sir Joshua Reynolds, who in his youthful self-portrait of 1749 portrays himself while making a screen with one hand over his eyes and holding the tools of his trade in the other.
After an initial apprenticeship with his father, Thérèse studied at the Rijksakademie, in Munich and in Paris.
Returning to Amsterdam she opened a very active studio, receiving important commissions and awards.
An artist of great success, she became a point of reference for the young Dutch women painters who founded the "Amsterdamse Joffers group".
The "ladies of Amsterdam" met weekly at the Schwartze home to update the glorious Dutch tradition of painting based on French Impressionist innovations.
The group's encounters were an important opportunity for affirmation for this group of women, who brought their dedication to painting outside the walls of the home.
At the Parisian Salon in 1888 she presented this self-portrait, which later arrived at the in 1895. | Source: © Uffizi Gallery
Thérèse Schwartze (Amsterdam, 1851-1918) | Autoritratto, 1888 | Gallerie degli Uffizi
Da: Gallerie degli Uffizi
Il sapore settecentesco, fresco e raffinato insieme, che questo ritratto sfoggia, è una fiera affermazione del ruolo professionale esercitato dall’artista che si presenta citando un celebre e talentuoso precedente: sir Joshua Reynolds, che nell’autoritratto giovanile del 1749 si ritrae mentre si fa schermo con una mano sugli occhi e tiene gli strumenti del mestiere nell’altra.
La pittrice era figlia d’arte: il padre, Johan Georg Schwartze, fu anch’egli ritrattista ed investì tempo ed energie sulla formazione della figlia, enfant prodige che già a dieci anni dimostrava un brillante talento.
Dopo un primo apprendistato con lui, Thérèse studiò alla Rijksakademie; dopo la morte del padre si spostò a Monaco, dove, tra mille sacrifici, studiò con Gabriel Max e Franz von Lenbach che la sostennero nonostante il veto all'iscrizione impostole dall’Accademia in quanto donna; tra 1874 e fine anni Ottanta si stabilì a Parigi dove entrò in contatto con la pittura tardo impressionista.
Tornata in patria, si stabilì ad Amsterdam dove aprì uno studio attivissimo che ebbe importanti commissioni dall’alta società olandese e già dal 1881 anche dalla famiglia reale.
Ricevette premi e riconoscimenti alla Royal Academy di Londra, all’Esposizione Universale del 1889 e al Salon parigino dove nel 1888 presentò questo autoritratto, poi giunto agli Uffizi nel 1895.
Artista di grande successo, raccolse una ingente fortuna economica e divenne punto di riferimento per le giovani pittrici olandesi che fondarono il gruppo delle "Amsterdamse Joffers".
Le "signorine di Amsterdam", forse con una punta di ironia, si ritrovavano settimanalmente a casa Schwartze per aggiornare la gloriosa tradizione pittorica olandese di pittura di interni, nature morte e ritratti, sulla base delle novità impressioniste francesi.
Si trattava di giovani esponenti di ceti benestanti, che quindi non contavano sui proventi del mestiere di pittrice per vivere (come era stato per Thérèse), ma la congrega fu comunque un’importante occasione di affermazione e riscatto per questo gruppo di donne che portarono la loro dedizione per la pittura fuori dalle mura domestiche e dall’alveo delle attività per signore e signorine di buona famiglia, essendo tra l’altro iscritte ad accademie o società di belle arti.
Thérèse si sposò in età avanzata, nel 1906, e da quel momento iniziò a firmarsi adottando anche il cognome del marito, Anton van Duyl.
Come altri ritrattisti dell’epoca, Thérèse Schwartze adottò la strategia di combinare una pittura definita per il volto con tocchi più ampi e rapidi per le vesti e lo sfondo.
Qui il volto per metà in ombra evita ogni indugio sulla avvenenza femminile, per dirottare l’attenzione sull’identità professionale della giovane che sceglie di ritrarsi con un paio di occhiali, moderno strumento di lavoro. | Fonte: © Gallerie degli Uffizi