Vincenzo Volpe (December 14, 1855 – February 9, 1929) was an Italian painter.
From 1874 to 1890, he painted mostly genre scenes.
From 1891 to 1896, he concentrated on religious art, then returned to genre works and portraits.
Vincenzo Volpe was born in Grottaminarda, Campania.
His family moved to Naples when he was eight, and in 1871 he enrolled at the Accademia di Belle Arti there and studied with Domenico Morelli.
In 1877 in Naples, he exhibited a painting titled A peaceful interruption; in 1883 in Milan he exhibited Orazione and Accordo difficile.
He submitted four paintings the same year in Rome, including Canzone allegra, which depicts an old man squatting on a stool, playing guitar and singing to a bed-ridden convalescent girl.
In 1884 in Turin, he exhibited Nello studio; in 1887 in Venice: Una partita d'onore and Lezione di musica.
At the 1891 Exposizione Triennale of the Brera Academy, he exhibited Una vecchia canzone.
He also did restorative work; notably the frescoes at the Sanctuary of Montevergine near Mercogliano.
In 1900, he was invited to the Royal Palace to do a portrait of King Umberto I.
Two years later, he became a Professor at the Accademia and held that position until his death in Naples in 1929.
From 1915 to 1925, he served as the Accademia's President. One of his best-known pupils was Giulia Masucci Fava. | Source: © Wikipedia
Vincenzo Volpe (Grottaminarda, 14 dicembre 1855 – Napoli, 9 febbraio 1929) è stato un pittore e docente Italiano.
Nato il 14 dicembre 1855 a Grottaminarda, nell'allora provincia di Principato Ultra, in via Sant'Angelo, il padre era un decoratore e ritrattista.
Vincenzo Volpe si trasferì a Napoli con la famiglia nel 1863, ove frequentò le scuole elementari, ginnasiali e liceali, ma non superò la maturità.
Dal 1867 ebbe come primo maestro nel disegno il fratellasto maggiore, Angelo Volpe.
Il 27 maggio dello stesso anno si iscrisse all'Istituto di Belle Arti (Accademia di belle arti di Napoli), dove in meno di due anni percorse le cinque classi del disegno, qui fu allievo di Domenico Morelli - uno dei più importanti artisti napoletani del XIX secolo.
La sua vasta produzione viene divisa in tre importanti fasi:
• dal 1874-1890 si dedicò alla pittura di genere e ai quadri di monacelle;
• dal 1891-1896 dipinse arte sacra;
• dal 1897-1929 è segnato da nuove esperienze nella pittura di genere, dall'arte sacra e dalla lunga serie di ritratti.
La sua pittura si fece notare nel 1877 con ritratti e paesaggi, durante la contrapposizione fra la nuova scuola Verista (Palizzi e Morelli), alla quale Vincenzo Volpe aderì, seppur esprimendo nei dipinti il suo mondo interiore ed il convenzionalismo accademico.
Nel 1880 alcune sue opere esposte a Torino e nel 1881 alla mostra Nazionale di Milano e riscossero notevoli consensi.
Nel 1888, con Edoardo Dalbono fu tra i fondatori della Società Napoletana degli artisti.
Tra il 1891-1896, quando si dedicò all'arte sacra, espresse la sua massima produzione negli affreschi di Montevergine, voluti dall'abate Corvaiaper restaurare la cappella della duecentesca Madonna bizantina e tuttora conservati. Per questa opera in un primo momento lavorò insieme con il fratello Angiolo e poi, dopo la morte di quest'ultimo, continuò in solitudine fino al 1896.
Con altri pittori fu invitato a decorare la Birreria Gambrinus di Napoli nel 1890 con il dipinto Il venditore di cocomeri.
Nel 1900 re Umberto I lo volle a Palazzo Reale, dove gli diede uno studio.
Lo stesso monarca volle essere ritratto da Volpe. fu membro del Consiglio Superiore di Antichità e Beni Ambientali, partecipò con le sue opere a manifestazioni d'arte in Italia ed all'estero.
Nel 1902 vinse il concorso per docente di pittura all'Istituto di Belle Arti, prendendo il posto del suo maestro Domenico Morelli, che era morto l'anno precedente, che tenne fino a pochi giorni prima di morire.
Fu nominato presidente dell'Istituto di Belle Arti del 1918 al 1925, sotto la sua presidenza fu attuata la Riforma Gentile, trasformando l'Istituto in Accademia di Belle Arti.
Ebbe numerosissimi allievi, fra cui Roberto Carignani.
Si spense a Napoli il 9 febbraio 1929.
Grottaminarda, la sua cittadina natale, ricorda Vincenzo Volpe con un busto di bronzo, posto all'ingresso del municipio, a lui sono intestati l'Istituto tecnico commerciale e la strada dove è nato nel paese natale, oltre a una strada del capoluogo di provincia Avellino.
Suo figlio Gabriele, noto come Geppino Volpe, è stato a sua volta pittore.
Critica
Fu certamente un pittore che non si limitava alla mera rappresentazione di quanto dipingeva, ma tentava di "narrare l'attimo", quasi a voler disvelare l'azione.
Nella sua carriera artistica, il pittore dai natali irpini, ha alternato gli impegni didattici all'attività creativa, realizzando opere principalmente veriste di genere narrativo ed aneddotico.
Fu certamente un sensibile interprete dell'ambiente artistico partenopeo del suo tempo, a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento.
Vincenzo Volpe aderì alla cosiddetta "Nuova scuola verista - naturalista" di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi, seguendo abbastanza fedelmente gli insegnamenti di Domenico Morelli, di cui fu allievo e successore esemplare all'Istituto di Belle Arti, rimase essenzialmente fedele al maestro, pur arricchendo la sua arte con un'impronta personale, che lo ha contraddistinto nella sua produzione artistica.
Fu principalmente un pittore di figure, di paesaggi e di composizioni di scene di genere, esprimendo una particolare caratteristica personale nella sua arte.
Il merito del pittore irpino fu quello di aver portato un rinnovamento nell'arte pittorica napoletana, grazie alla schiettezza ed alla semplicità del suo linguaggio artistico, che era dotato di un'immediatezza comunicativa caratterizzante.
Aveva uno spirito di osservazione alquanto sviluppato, era una persona calma e modesta che instancabilmente lavorava con passione.
Da Domenico Morelli e da Gioacchino Toma comprese il profondo sentimento poetico, e vi si accostò spontaneamente riprendendo in parte i cromatismi ed i rapporti tonali, realizzando così una personale atmosfera nella composizione.
Nel suo linguaggio pittorico , solitamente, il pittore irpino non utilizzava i contrasti "chiassosi" ed i colori troppo vistosi.
Fu affascinato dell'accordo tonale, in questo modo riusciva ad esprimere meglio il sentimento delle persone e delle cose raffigurate. | Fonte: © Wikipedia