D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Caspar David Friedrich | Il sognatore, 1835 | Hermitage Museum St Petersburg
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
Contenuto
Nella prima strofa Leopardi descrive un gioioso paesaggio bucolico in cui tutti gli esseri viventi esultano per il ritorno della primavera: i greggi di pecore belano, le mandrie muggiscono e, soprattutto, si scorgono stormi di uccelli che volano insieme nel cielo sereno. In questo quadretto idillico emerge la figura di un passero che, appollaiato sul campanile della chiesa recanatese di Sant’Agostino (vari biografi di Leopardi attestano che effettivamente quella torre era abitata da un «passero solitario»), «pensoso in disparte il tutto mira» (v. 12).
L'uccello cui si riferisce il poeta non è il passero comune, ma proprio una specie chiamata passero solitario (Monticola solitarius), una sorta di merlo dal piumaggio azzurrino che usa vivere proprio sui vecchi palazzi delle città, ripudiando la vita di gruppo. Quest'uccello non partecipa all'atmosfera di rinnovamento dovuta alla bella stagione, bensì guarda i propri simili in disparte, assorto nei propri pensieri, diffondendo il proprio canto melodioso per la campagna fino al tramonto.
Nella seconda strofa Leopardi stabilisce un parallelismo tra la propria condizione e quella del passero solitario. Così come il volatile trascorre solitario la primavera, Leopardi si rifiuta di godere dei passatempi caratteristici della gioventù, sentendosi del tutto incompreso e diverso dagli altri ragazzi del villaggio.
L'estraneità che Leopardi si è diagnosticato in questi versi, infatti, si contrappone all'immagine degli altri giovani recanatesi che, animati da un interno fervore, corrono per le strade del borgo a celebrare le ricorrenze, tra suoni e colori, in una vaga illusione di felicità.
Infine, al pari del passero, Leopardi decide di allontanarsi da quell'aria di divertimento così aliena, avviandosi verso una meta indefinita e remota nella campagna attorno a Recanati.
Egli è schivo di fronte ai divertimenti effimeri della vita, ed il sole che tramonta e «par che dica / che la beata gioventù vien meno» (vv. 43-44) gli fa capire che, quando giungerà alla vecchiaia, rimpiangerà il mancato godimento degli anni migliori della giovinezza, perché «diletto e gioco / indugio in altro tempo» (vv. 38-39).
Con la strofa finale ritorna l'immagine del passero. Leopardi si rivolge nuovamente al piccolo animale, con una sorta di nostalgica invidia: il passero, difatti, pur avendo anche lui innata la sofferenza, non la percepisce poiché vive seguendo il suo istinto, e pertanto rimane nella sua illusoria condizione di felicità.
Il raffronto con la condizione del poeta è il passo successivo e finale, coi canoni tipici del vero: malinconia e infelicità, la terribile ombra della vecchiaia che, rendendo il «dì presente più noioso e tetro» (v. 55), toglierà ogni senso al miserando vagare sulla terra che è l'esistenza dell'uomo.
Count Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi (1798-1837) - Italian philosopher, poet, essayist, and philologist.
He is considered the greatest Italian poet of the nineteenth century and one of the most important figures in the literature of the world, as well as one of the principals of literary romanticism; his constant reflection on existence and on the human condition - of sensuous and materialist inspiration - has also earned him a reputation as a deep philosopher.
He is widely seen as one of the most radical and challenging thinkers of the 19th century but routinely compared by Italian critics to his older contemporary Alessandro Manzoni despite expressing "diametrically opposite positions".
Although he lived in a secluded town in the conservative Papal States, he came into contact with the main ideas of the Enlightenment, and, through his own literary evolution, created a remarkable and renowned poetic work, related to the Romantic era.
The strongly lyrical quality of his poetry made him a central figure on the European and international literary and cultural landscape.
The Lonely Sparrow
The Lonely Sparrow is of a classical perfection for the structure of the verses and for the sharpness of the images.
Leopardi contemplates the bounty of nature and the world which smiles at him invitingly, but the poet has become misanthropic and disconsolate with the declining of his health and youth and the deprivation of all joy.
He senses the feast which nature puts forth to him, but is unable to take part in it and foresees the remorse which will assail him in the years to come when he will regret the youthful life that he never lived.
In this sense, he is alone just like, or worse than, the sparrow, since the latter lives alone by instinct, while the poet is endowed with reason and free will.
Thou from the top of yonder antique tower,
O lonely sparrow, wandering, hast gone,
Thy song repeating till the day is done,
And through this valley strays the harmony.
How Spring rejoices in the fields around,
And fills the air with light,
So that the heart is melted at the sight!
Hark to the bleating flocks, the lowing herds!
In sweet content, the other birds
Through the free sky in emulous circles wheel,
In pure enjoyment of their happy time:
Thou, pensive, gazest on the scene apart,
Nor wilt thou join them in the merry round;
Shy playmate, thou for mirth hast little heart;
And with thy plaintive music, dost consume
Both of the year, and of thy life, the bloom.
Caspar David Friedrich | Moonrise Over the Sea, 1821 | Hermitage Museum, St Petersburg
Alas, how much my ways
Resemble thine! The laughter and the sport,
That fill with glee our youthful days,
And thee, O love, who art youth's brother still,
Too oft the bitter sigh of later years,
I care not for; I know not why,
But from them ever distant fly:
Here in my native place,
As if of alien race,
My spring of life I like a hermit pass.
This day, that to the evening now gives way,
Is in our town an ancient holiday.
Hark, through the air, that voice of festal bell,
While rustic guns in frequent thunders sound,
Reverberated from the hills around.
In festal robes arrayed,
The neighboring youth,
Their houses leaving, o'er the roads are spread;
They pleasant looks exchange, and in their hearts
Rejoice. I, lonely, in this distant spot,
Along the country wandering,
Postpone all pleasure and delight
To some more genial time: meanwhile,
As through the sunny air around I gaze,
My brow is smitten by his rays,
As after such a day serene,
Dropping behind yon distant hills,
He vanishes, and seems to say,
That thus all happy youth must pass away.
Caspar David Friedrich | A Walk at Dusk, 1830-1835 | The J. Paul Getty Museum, Los Angeles
Thou, lonely little bird, when thou
Hast reached the evening of the days
Thy stars assign to thee,
Wilt surely not regret thy ways;
For all thy wishes are
Obedient to Nature's law. But ah!
If I, in spite of all my prayers,
Am doomed the hateful threshold of old age
To cross, when these dull eyes will give
No response to another's heart,
The world to them a void will be,
Each day become more full of misery,
How then, will this, my wish appear
In those dark hours, that dungeon drear?
My blighted youth, my sore distress,
Alas, will then seem happiness!
Translator: Frederick Townsend
Caspar David Friedrich | Wanderer above the Sea of Fog, 1818 | Hamburger Kunsthalle, Hamburg