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Alexandr Pushkin | Eugene Onegin e la storia d'amore di Tatyana

"Eugenio Onegin" / "Евгений Онегин" è un romanzo in versi di Aleksandr Pushkin, composto dal 1822-1831 e pubblicato completo per la prima volta nel 1833.

Trama

Eugenio Onegin è il nome del personaggio principale della storia: è un giovane già disilluso dalla vita e che sembra aver già provato tutto quello che gli era possibile, provando un certo spleen.
Si ritira in campagna e diventa amico di un giovane poeta, Vladimir Lenskij. Questi è innamorato di Olga con cui si è appena fidanzato.
La sorella di Olga, Tatyana, si innamora a prima vista di Onegin.
Ardendo di questo amore, ella gli scrive una lettera infiammata, ma Onegin la respinge.

Il monumento di Onegin e Tatyana a Kazakistan, Petropavlovsk, Piazza intitolata a Pushkin

La lettera di Tatyana ad Onegin

Io vi scrivo. Che più? Che posso dire
ancora? Ben lo so, voi mi potete
con vostro disprezzo ora punire.

Ma se nel vostro cuore troverete
per la mia triste sorte, il mio soffrire,
di compassione almeno un granellino,
non m'abbandonerete al mio destino.

Da principio tacere avrei voluto.
Credetemi; di questa mia rovente
vergogna, non avreste certamente
dalle mie labbra nulla mai saputo,

se la speranza mia non fosse vana,
anche una volta sol la settimana
potervi qui vedere ed ascoltare,
e, scambiata così qualche parola,
pensar poi sempre ad una cosa sola,
e giorno e notte. Ma voi siete, pare,
un misantropo, sempre d'umor nero
e sempre preda ad insanabil noia...
e noi?... Noi non brilliamo per davvero,
sebbene di vedervi s'abbia gioia!

Rotonda con la panca Onegin | Parco dedicato a Pushkin in Chelyabinsk, Russia

Perché dunque da noi siete venuto
in quest'angolo fuor del mondo? Io sento
che se mai non v'avessi conosciuto,
oggi non proverei questo tormento;
dell'anima inesperta il turbamento,
chissà, forse col tempo avrei calmato;
un compagno devoto avrei trovato
e sarei diventata anch'io una sposa

fedele e una madre virtuosa.
Un altro?... Un altro no; giammai diritto,
avrei dato ad alcuno di dirmi sua!

Per volere supremo in cielo è scritto
per sempre il mio destino..., io sono tua.
Tutta la vita mia fu certo pegno
del mio incontro con te, della mia sorte;
so che la tua venuta è un divin segno;
tu sarai l'angiol mio fino alla morte...
Oh, quante e quante volte io t'ho sognato;
invisibile ancora io già t'amavo
e al tuo sguardo soave m'incantavo.
Da tanto la tua voce ha risonato
nel mio cuore; non è vaneggiamento;
non appena tu entrasti, palpitare,
riconoscerti e insieme mormorare
a me stessa: "Egli è qui!"- fu un sol momento.

Aleksandr Pushkin | Sul lungofiume del canale Mojka a San Pietroburgo

Dì, non è vero che la tua favella
nella mia solitudine ascoltavo,
se davo aiuto a una poverella
o se con la preghiera alla procella
dei pensieri dal ciel pace imploravo?
E non sei forse tu ch'io vedo adesso,
cara visione, farsi a me d'appresso,
e, balenando nella trasparente
oscurità, piegarsi al capezzale?
Non sei tu che alla speme hai dato l'ale,
bisbigliando d'amor teneramente?

Chi sei tu dunque: l'angiol protettore
o un perfido, maligno tentatore?
Sciogli tu il dubbio della mente incerta,
ché forse tutto questo è una chimera,
solo inganno d'un' anima inesperta
e ben diversa è la mia sorte vera.

Ma sia pure così! Il mio destino
nelle tue mani ora e per sempre metto
e, sconvolta dal pianto, a te vicino
solo da te la mia difesa aspetto...

Alla mia vita pensa; io son qui sola
e nessuno m'ascolta e mi capisce,
la mia mente s'oscura e indebolisce,
debbo perire senza una parola.
T'aspetto; con lo sguardo la certezza
dona al cuore dal dubbio travagliato
o questo sogno grave alfine spezza
col tuo biasimo, ahimè, ben meritato.

Finisco; di rileggere ho paura,
vinta dalla vergogna mia rovente,
ma il vostro onor m'è garanzia sicura,
e al vostro onor m'affido arditamente.

Qualche tempo dopo, Lenskij insiste perché il suo amico assista al ballo in occasione dell'onomastico di Tatiana.
Onegin, scontento e annoiato, decide di vendicarsi provando a sedurre Olga che sta al gioco, con grande dispiacere di Lenskij che sentendosi tradito chiede riparazione con un duello.
Il duello con le pistole si svolge il giorno dopo all'alba.

Il destino vuole che Onegin uccida il suo amico trovandosi costretto a lasciare la città.
Alcuni anni dopo Onegin incontra per caso un suo cugino principe e generale e lo invita a un ricevimento. Vi ritrova Tatiana che ha sposato il principe.
Ella è molto cambiata e la sua bellezza provoca molti rimpianti a Onegin che si rende conto dell'errore commesso tempo prima rifiutandola.
Le confessa il suo amore, ma è troppo tardi: Tatiana preferisce restare fedele a suo marito, anche se il suo amore per Onegin è ancora vivo.

Lettera di Onegin a Tatiana

Già lo so: il triste segreto
Che ho da dirvi vi urterà.
Che un disprezzo amaro il vostro Fiero sguardo esprimerà!
Cosa voglio? A quale scopo
Vi sto aprendo la mia anima?
A che trista gioia ahimé
Offrirò, chissà, lo spunto!
V’ho incontrata un dì, per caso, In voi scorsi una scintilla
Di tenerezza a cui

Non osai credere:
A una cara abitudine non detti corso
Non m’andava dover perdere
La mia odiosa libertà.

Ci divise un’altra cosa...
Lenskij, sventurata vittima...
Il mio cuore strappai allora
Da ogni cosa al cuore cara;
Ligio a nulla, a tutti estraneo,
Mi dicevo: "Non avrò
La felicità, ma in cambio
Ho la libertà, la pace".


Oh Dio mio, che sbaglio ho fatto!
Come l’ho pagato caro!
No, vedervi ad ogni istante,
Pedinarvi ovunque, cogliere Un sorriso delle labbra,
Una mossa dei vostri occhi
Coi miei occhi innamorati,
Ascoltarvi a lungo, intendere
Tutta, con la mia anima,
La vostra perfezione,
E davanti a voi mancare,
Accasciarmi fra i tormenti,
Impallidire e spegnermi... Ecco la felicità!

Che non ho: qua e là, per voi,
Mi trascino senza meta;
M’è di peso il giorno e l’ora:
Nella noia passo i giorni
Che il destino mi riserva.
Son così penosi, ormai.
Lo so, il tempo mio è contato;
Ma perché abbia ancora un séguito
La mia vita, ogni mattina
Debbo avere la certezza
Che in giornata vi vedrò...

Alexandr Pushkin memorial in Villa Borghese, Rome, Italy

Ho paura che in quest’umile
Mia preghiera il vostro sguardo
Inclemente possa scorgere
Qualche basso infingimento.
Sento già il vostro rimprovero.
Ah, sapeste com’è orribile
Il desiderio d’amore:
Bruciare – e di continuo
Acquietar con la ragione
Il subbuglio dentro il sangue;
Abbracciarvi le ginocchia,
E, piangendo, ai vostri piedi
Rovesciar preghiere, canti,
Confessioni, tutto, tutto
Quello che riuscissi a esprimere.
E dover armare invece
Ogni sguardo, ogni parola
Di freddezza simulata,
Conversar con voi tranquillo
E guardarvi lieto in viso!..

Quel che sia: non ho più forza
Di resistere a me stesso;
Ho deciso: a voi m’arrendo,
M’abbandono al mio destino.

Orest Kiprensky | Portrait of Alexandr Pushkin, 1827