Ti vidi una volta, una sola volta - anni fa:
non voglio dir quanti – non molti, tuttavia.
Era notte, di Luglio; e dalla grande luna piena
che, come la tua anima, ricercava, elevandosi,
un suo erto sentiero per l'arco del cielo,
piovve un serico argenteo velo di luce,
con sé recando requie, grave afa e sopore,
sui sollevati visi d'almeno mille rose
che s'affollavano in un incantato giardino,
che nessun vento – se non in punta di piedi - osava agitare.
Charles William Wyllie, RBA (British, 1859-1923) The Backwater |
E cadde su quei visi di rose levati al cielo,
che in cambio restituirono, per l'amorosa luce,
le loro anime stesse odorose, in estatica morte.
Cadde su quei visi di rose levati al cielo,
che sorridendo morirono, in quel chiuso giardino,
da te incantati, da quella poesia che tu eri.
In bianca veste, sopra una sponda di viole,
ti vidi reclina, mentre che quella luce lunare
cadeva sui visi sollevati delle rose,
e sul tuo, sul tuo viso - ahimé, dolente!
Non fu il Destino che, in quella notte di Luglio,
non fu forse il Destino (e Dolore è l'altro suo nome)
che m'arrestò, davanti a quel giardino,
a respirar l'incenso di quelle rose addormentate?
Non un passo nel silenzio: dormiva l'odiato mondo,
tranne io e te. M'arrestai, guardai
e ogni cosa in un attimo disparve
(Oh, ricorda ch'era un magico giardino!)
Si spense il perlaceo lume della luna:
non più vidi sponde muscose, tortuosi sentieri,
i lieti fiori e gli alberi gementi;
e moriva quel profumo stesso delle rose
tra le braccia dell'aria innamorata.
Tutto svaniva fuor che tu sola – una parte anzi di te:
fuor che quella divina luce nei tuoi occhi-
fuor che la tua anima nei tuoi occhi alzati al cielo.
Quelli io vedevo e non altro – l'intero mondo per me.
Quelli io vedevo e non altro – e così per molte ore-
quelli solo io vedevo – finché la luna non tramontò.
Quali selvagge storie del cuore erano inscritte
in quelle celestiali sfere di cristallo!
Quale fosco dolore! E sublime speranza!
Quale tacito e pacato mare d'orgoglio!
Quale audace ambizione! E che profonda-
insondabile capacità d'amore!
Ma disparve infine Diana alla mia vista,
velata in un giaciglio di scure nuvole a ponente;
e tu – uno spettro – tra i sepolcrali alberi
ti dileguasti. Solo i tuoi occhi rimasero.
Essi non vollero andar via – mai più disparvero.
Quella notte illuminando il mio solingo cammino,
non più mi lasciarono (come invece, ahimé,
le speranze!). Ovunque mi seguono, mi guidano
negli anni. Sono i miei ministri – ma io il loro schiavo.
Loro compito è d'illuminarmi, d'infiammarmi,
e mio dovere è d'esser salvato da quella luce,
in quel loro elettrico fuoco purificato,
in quel loro elisio fuoco santificato.
Mi colmano l'anima di beltà, di speranza –
su nel cielo – le stelle a cui mi prostro
nelle tristi, mute veglie delle mie notti;
e nel meridiano splendore del giorno
ancora io le vedo – due fulgenti e dolci
Veneri, che il sole non può oscurare.
Edgar Allan Poe (January 19, 1809 - October 7, 1849) was an American writer, poet, editor, and literary critic. |
I saw thee once - once only - years ago:
I must not say how many - but not many.
It was a July midnight; and from out
A full-orbed moon, that, like thine own soul, soaring,
Sought a precipitate pathway up through heaven,
There fell a silvery-silken veil of light,
With quietude, and sultriness, and slumber,
Upon the upturned faces of a thousand
Roses that grew in an enchanted garden,
Where no wind dared to stir, unless on tiptoe -
Fell on the upturn'd faces of these roses
That gave out, in return for the love-light,
Their odorous souls in an ecstatic death -
Fell on the upturn'd faces of these roses
That smiled and died in this parterre, enchanted
By thee, and by the poetry of thy presence.
Clad all in white, upon a violet bank
I saw thee half reclining; while the moon
Fell on the upturn'd faces of the roses,
And on thine own, upturn'd - alas, in sorrow!
Was it not Fate, that, on this July midnight-
Was it not Fate, (whose name is also Sorrow,)
That bade me pause before that garden-gate,
o breathe the incense of those slumbering roses?
No footstep stirred: the hated world an slept,
Save only thee and me. (Oh, Heaven! - oh, God!
How my heart beats in coupling those two words!)
Save only thee and me. I paused - I looked-
And in an instant all things disappeared.
(Ah, bear in mind this garden was enchanted!)
The pearly lustre of the moon went out:
The mossy banks and the meandering paths,
The happy flowers and the repining trees,
Were seen no more: the very roses' odors
Died in the arms of the adoring airs.
All - all expired save thee - save less than thou:
Save only the divine light in thine eyes-
Save but the soul in thine uplifted eyes.
I saw but them - they were the world to me!
I saw but them - saw only them for hours,
Saw only them until the moon went down.
What wild heart-histories seemed to he enwritten
Upon those crystalline, celestial spheres!
How dark a woe, yet how sublime a hope!
How silently serene a sea of pride!
How daring an ambition; yet how deep-
How fathomless a capacity for love!
But now, at length, dear Dian sank from sight,
Into a western couch of thunder-cloud;
And thou, a ghost, amid the entombing trees
Didst glide away. Only thine eyes remained;
They would not go - they never yet have gone;
Lighting my lonely pathway home that night,
They have not left me (as my hopes have) since;
They follow me - they lead me through the years.
They are my ministers - yet I their slave.
Their office is to illumine and enkindle -
My duty, to be saved by their bright light,
And purified in their electric fire,
And sanctified in their elysian fire.
They fill my soul with Beauty (which is Hope),
And are far up in Heaven - the stars I kneel to
In the sad, silent watches of my night;
While even in the meridian glare of day
I see them still - two sweetly scintillant
Venuses, unextinguished by the sun!
Edouard Manet | Young Woman in the Flowers, 1879 |