Francesco Solimena was a prolific Italian painter🎨 of the Baroque era🎨, one of an established family of painters and draughtsmen.
Francesco Solimena was born in Canale di Serino, province Avellino.
He received early training from his father, Angelo Solimena, with whom he executed a Paradise for the cathedral of Nocera (a place where he spent a big part of his life) and a Vision of St. Cyril of Alexandria for the church of San Domenico at Solofra.
He settled in Naples in 1674, there he worked in the studio of Francesco di Maria.
He was patronized early on, and encouraged to become an artist by Cardinal Vincenzo Orsini (later Pope Benedict XIII).
By the 1680s, he had independent fresco commissions, and his active studio came to dominate Neapolitan painting from the 1690s through the first four decades of the 18th century.
He modeled his art - for he was a highly conventional painter - after the Roman Baroque masters, Luca Giordano🎨, Giovanni Lanfranco and Mattia Preti🎨, whose technique of warm brownish shadowing Solimena emulated.
Solimena painted many frescoes in Naples, altarpieces, celebrations of weddings and courtly occasions, mythological subjects, characteristically chosen for their theatrical drama, and portraits.
His settings are suggested with a few details - steps, archways, balustrades, columns - concentrating attention on figures and their draperies, caught in pools and shafts of light.
Art historians take pleasure in identifying the models he imitated or adapted in his compositions. His numerous preparatory drawings often mix media, combining pen-and-ink, chalk and watercolor washes.
A typical example of the elaborately constructed allegorical "machines" of his early mature style, fully employing his mastery of chiaroscuro, is the "Allegory of Rule" (1690) from the Stroganoff collection, which has come to the State Hermitage Museum, St Petersburg.
Francesco Solimena amassed a fortune and lived in sumptuous style founded on his success.
He died at Barra, near Naples, in 1747. | © Wikipedia
Francesco Solimena, noto come l'Abate Ciccio (Canale di Serino, 4 ottobre 1657 - Napoli, 5 aprile 1747), è stato un pittore ed architetto Italiano🎨.
Attivo in area napoletana, sia pure con committenze nelle maggiori corti europee, è considerato uno degli artisti che meglio incarnarono la cultura tardo-barocca🎨 in Italia.
Solimena si formò presso la bottega del padre Angelo, a Nocera dei Pagani, città originaria della madre, Marta Resigniano, dove viveva la sua famiglia, rifacendosi dapprima alle opere di Francesco Guarini e successivamente, trasferitosi a Napoli e resosi autonomo nello stile, cominciò a guardare con interesse alla pittura scenografica e fantasiosa di Luca Giordano🎨 ed a quella tenebrista di Mattia Preti🎨.
Fu avviato alla pittura durante una visita a Nocera dei Pagani del cardinale Pietro Francesco Orsini, il futuro papa Benedetto XIII, che osservate alcune opere del giovane consigliò al padre Angelo (che lo ospitava nel suo palazzo) di avviarlo alla pittura perché il ragazzo dimostrava un talento poco comune.
Le opere tra il 1670-1680 tra cui si ricordano "Il Paradiso" nella cattedrale di Nocera e la "Visione di San Cirillo d'Alessandria" nella chiesa di San Domenico a Solofra furono eseguite in collaborazione col padre.
Le opere eseguite successivamente al 1680, manifestarono sempre più il distacco dalla pittura naturalista che diverrà progressivamente adesione al gusto barocco.
Vanno menzionate a questo proposito gli affreschi di San Giorgio a Salerno, e le tele delle Virtù della sacrestia di San Paolo Maggiore a Napoli.
Nella tela di San Francesco rinunzia al sacerdozio nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi (1691-1692) è invece evidente l'influenza di Mattia Preti.
Lo stile pittorico nuovo, con l'avvicinamento all'Accademia dell'Arcadia, ebbe la sua consacrazione ne "La cacciata di Eliodoro dal tempio al Gesù Nuovo" e negli affreschi della cappella di San Filippo Neri ai Gerolamini.
Nel 1728 gli fu commissionato una tela raffigurante Gundacker von Althan nell'atto di offrire all'imperatore d'Austria Carlo VI il catalogo della pinacoteca imperiale (Kunsthistorisches Museum di Vienna), che "suscitò un vero entusiasmo".
Un ritorno ai lavori giovanili si andò evidenziando a partire dal 1735 come ad esempio nei dipinti realizzati nella Reggia di Caserta🎨 su committenza di Carlo di Borbone.
Lavorò per le maggiori corti europee, pur senza muoversi quasi mai da Napoli. Morì nella sua villa di Barra il 5 aprile 1747, ed i suoi resti sono conservati all'interno della chiesa di San Domenico.
Il Comune di Napoli, la circoscrizione di Barra, ed i padri Domenicani, nel 250º anniversario della sua morte, apposero una lapide sulla sua tomba all'interno della Chiesa di San Domenico. | © Wikipedia