According to Vasari, the painter Sebastiano Luciani (1485-1547), known as Sebastiano del Piombo, was born in Venice.
A musician before becoming a painter, Vasari also states that he trained with Giovanni Bellini. His early works are influenced by the style of Giorgione, as is evident in his painting of Salome (National Gallery, London).
After the premature death of Giorgione, Sebastiano moved to Rome in 1511 on the suggestion of the banker Agostino Chigi, for whom he undertook the fresco decoration of the Villa Farnesina.
During his first years in Rome Sebastiano made close contacts with Raphael who inspired him to produce some of his best portraits, some of which were erroneously attributed to Raphael for many years, including Portrait of Ferry Carondelet and his Secretaries (Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid).
Sebastiano’s most creative period can be located between 1516-1527 in Rome, where he lived and worked.
Like many of his contemporaries his work reveals the influence of Michelangelo with whom he was friends and with whom he collaborated, producing paintings based on drawings supplied to him by Michelangelo, including The Flagellation in the Borgherini chapel and The Raising of Lazarus (National Gallery, London) of 1519.
After Raphael’s death in 1520 Sebastiano became the leading figure in the Roman art world.
In 1531 Clement VII appointed him custodian of the pontifical lead seals, hence the name used by the artist, based on the Italian word for lead.
According to Vasari this appointment enabled the artist to reduce his output and when he was obliged to work “it greatly pained his soul”.
An outstanding portraitist, among Sebastiano’s most notable paintings are the Portrait of Clement VII (Museo di Capodimonte, Naples), The Virgin of the Veil of around 1526 (Národní Gallery, Prague), and the group of works now in the Museo Nacional del Prado, Madrid.
During the last decade of his life Sebastiano focused exclusively on portraiture. | © Thyssen-Bornemisza National Museum
Sebastiano del Piombo - Nome con cui è noto il pittore Sebastiano Luciani (Venezia 1485 circa - Roma 1547). Sussiste qualche incertezza, nella storia critica, sulla prima attività di del Piombo, coinvolta nella complessa questione dell'attività e dell'influenza di Giorgione a Venezia nel primo decennio del Cinquecento.
A parte alcune opere giovanili attribuite in modo non sempre concorde (Sacra famiglia con santi e donatore, Louvre) e un suo probabile intervento, affermato da M. A. Michiel, nei Tre filosofi di Giorgione (Vienna, Kunsthistorisches Museum), le opere dipinte da del Piombo a Venezia tra il 1506 e il 1511, di pubblica destinazione (Giudizio di Salomone, Kingston Lacy, National Trust; pala di S. Giovanni Crisostomo, Venezia; portelle d'organo con quattro Santi, Venezia, S. Bartolomeo a Rialto), fanno supporre tuttavia un suo ruolo di importanza maggiore di quanto non gli sia stato riconosciuto in passato.
Tali opere mostrano, oltre a un influsso di Giorgione nei tipi fisici e nella morbidezza dei contorni, l'influenza dell'opera tarda di G. Bellini e un'impostazione monumentale, sottolineata anche dall'ambientazione architettonica, che sarà sempre più sviluppata dall'artista a contatto con l'ambiente romano.
Agli ultimi anni veneziani appartengono inoltre la Morte di Adone (Uffizi) e Salomè (Londra, National Gallery).
Nel 1511 del Piombo andò a Roma, su invito di Agostino Chigi, per decorare una sala della sua villa suburbana sul Tevere, poi chiamata Farnesina. Qui eseguì il Polifemo e lunette con soggetti mitologici; gli affreschi, eseguiti con qualche incertezza tecnica, sono caratterizzati da un colore brillante e da un dinamismo compositivo che si pone in contrasto con la scansione architettonica della parete.
L'incontro con l'opera di Raffaello, attivo nella stessa sala, che si evidenzia soprattutto in alcuni ritratti (La fornarina, Uffizi; Dorotea, Berlino, Gemäldegalerie; Cardinal Ciocchi del Monte, Dublino, National Gallery of Ireland) doveva presto cedere a un netto accostamento all'arte di Michelangelo.
La protezione e l'amicizia del maestro procurò a del Piombo importanti committenze, oltre a onori e cariche presso la corte pontificia.
Già nella Deposizione (1516, San Pietroburgo, Ermitage) è evidente l'influsso di Michelangelo, che giunse a fornire all'amico disegni preparatorî per varie opere come la Pietà (1516, Viterbo, Museo Civico), la decorazione della cappella Borgherini in S. Pietro in Montorio (1516-24), la Resurrezione di Lazzaro (1517-19, Londra, National Gallery), dipinto su commissione del cardinal Giulio de' Medici in competizione con la Trasfigurazione di Raffaello.
La collaborazione con Michelangelo accentuò la tendenza di del Piombo verso la monumentalità compositiva e il plasticismo delle figure, che si unisce al caldo colore veneto.
Tali caratteri informano anche gli straordinarî ritratti di eminenti personaggi, settore importante della sua attività (Clemente VII, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte; Andrea Doria, Roma, galleria Doria Pamphili) o le varie immagini di Cristo portacroce (Prado, Ermitage, ecc.).
Tra i dipinti religiosi, la Flagellazione (1525, Viterbo, Museo Civico), o la pala della cappella Chigi in S. Maria del Popolo (1532).
Dopo la morte di Raffaello, del Piombo fu una delle personalità di maggior rilievo a Roma; dopo il sacco del 1527, e dopo aver assunto la prestigiosa carica di piombatore pontificio (1531), dalla quale derivò il soprannome, rallentò sensibilmente, pur senza interromperla, la propria attività artistica. | © Treccani, Dizionario biografico degli italiani