Achille Funi was an Italian painter🎨 who painted in a neoclassical style.
Funi was born in Ferrara. He studied at the Brera Academy of Fine Arts from 1906-1910 and joined the Nuove Tendenze movement as a painter of Cubo-Futurist works in 1914.
Having enlisted in the Volunteer Cyclist Battalion and served in World War I, he became a champion of the "return to order".
He studied Graeco-Roman statuary and was influenced by De Chirico’s🎨 Metaphysical painting.
His self-portrait Autoritratto da giovane, 1924, is in the Museo Cantonale d’Arte in Lugano.
Having come into contact with Margherita Sarfatti, he was a founding member of the Sette Pittori di Novecento group in 1922 and then one of the leaders of Novecento Italiano, taking part in the movement’s first and second exhibitions (Milan, 1926 and 1929).
The author of numerous frescoes in the 1930s, he was a signatory of the Manifesto della Pittura Murale together with Mario Sironi🎨 in 1933 and became one of the artists most esteemed by the Fascist regime, obtaining a teaching post at the Brera Academy in 1939.
The period after World War II saw the continuation of decorative works for public and religious buildings in Milan and a parallel focus on landscapes.
He died in Appiano Gentile on 26 July 1972.
Achille Funi (Ferrara 1890 . Appiano Gentile 1972). Allievo dell’Accademia di Brera, si accosta al futurismo, di cui fornisce una personale declinazione nel gruppo Nuove tendenze.
Volontario allo scoppio della prima guerra mondiale, nel dopoguerra frequenta il salotto di Margherita Sarfatti e diviene uno dei protagonisti del ritorno all’ordine.
L’atmosfera dell’inizio degli anni Venti lo conduce a essere uno dei fondatori nel 1922 del Gruppo Novecento.
Partecipe della riscoperta del rinascimento ferrarese, arricchisce il suo repertorio di forme e modelli tratti dalla cultura locale, ma anche dalla statuaria classica studiata a Roma, Napoli e Pompei.
Firmatario nel 1933 del Manifesto della pittura murale di Sironi, è autore di numerosi cicli di affreschi, tra cui quelli della Sala della Consulta di Ferrara (1933-37) e del Palazzo di Giustizia di Milano (1938).
Nel secondo dopoguerra ripropone i suoi stilemi in decorazioni di edifici pubblici e privati, dedicandosi dagli anni Sessanta sempre più alla pittura di paesaggio. | © Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea, Ferrara