L'opera di Robert Campin fu fondamentale per l'origine della pittura fiamminga, alla quale egli aprì l'orizzonte, parallelamente a Jan van Eyck, anche se con un percorso artistico diverso.
Alla sua formazione ebbero concorso da un lato i caratteri dell'arte mosano-renana, dall'altro le conquiste dello stile gotico internazionale affinate dai pittori della corte di Borgogna, allora particolarmente attiva in campo artistico, e portate alla massima altezza da Melchior Broederlam. Campin fece propri e sintetizzò gli stimoli che queste scuole avevano consolidato nel secolo precedente, ma nel contempo rinnovò in senso naturalistico la concezione della pittura: per questo può essere considerato il padre del realismo fiammingo.
Oltre ad alcuni ritratti la sua produzione si focalizzò essenzialmente sui trittici, alcuni dei quali ci sono giunti solo frammentari. In queste opere le ricche iconografie sacre sono tradotte in immagini di immediato realismo. Le scene a tema religioso vengono così ambientate nella realtà quotidiana, con i luoghi che richiamano gli interni di abitazioni borghesi; nondimeno si respira un'aria di assorta contemplazione, di commozione composta.
Il colore è vivo, corposo, incisivo e disegna il contorno delle figure in modo netto, conferendo loro evidenza plastica: a questo effetto contribuisce anche il contrasto chiaroscurale dei panneggi, che arricchisce la scena espressivamente.
Campin indugiava nella raffigurazione degli oggetti, così fitti da stipare a volte il quadro, analizzandoli con meticolosità ed acutezza estreme; l'accuratezza nella descrizione dei dettagli era legata al particolare sentire religioso dell'area nordica, legato a un più stretto rapporto tra Dio e l'uomo, che arrivava a incoraggiare un'identificazione con la divinità, in particolare riguardo alla compartecipazione delle sue sofferenze, siano queste la Passione di Cristo od i dolori di Maria. Per questo gli artisti miravano a una ricerca figurativa più realistica ed attenta ai dettagli più minuti e precisi della vita quotidiana.
Inoltre dovette avere peso anche la filosofia nominalistica, che sostiene come la sostanza del reale ci pervenga dalla percezione dei singoli oggetti fisici. A ciascun oggetto inoltre veniva puntualmente associato un valore o un'allusione di carattere simbolico, che moltiplicava i livelli di lettura possibili dell'opera.
Appare chiaramente lo sforzo di inserire la scena in un contesto più ampio, da un lato raffigurando i personaggi entro costruzioni geometriche atte a creare l'illusione della profondità, dall'altro estendendo lo sguardo verso i piani di fondo, dai quali spiccano scorci di paesaggi e ambienti di vita tanto minuti quanto precisi nella descrizione di finissimi particolari.
Un ruolo importante nel perfezionare i caratteri di cui sopra è svolto dalla nuova tecnica della pittura ad olio su tavola, che, grazie alla pregnanza dell'impasto cromatico e alla molteplicità e delicatezza dei toni, ben si prestava a favorire la cura per il dettaglio ed alle molteplici variazioni della luce sui diversi materiali.
Lo sguardo di Campin però, rispetto a van Eyck, è meno distaccato, con una presenza più umanamente fisica e legami più affettuosi tra i personaggi, che creano un maggiore senso di quotidianità.
Notevole fu il contributo dato da Campin all'evoluzione della ritrattistica: con lui infatti, così come il sacro si cala nella quotidianità, il ritratto abbandonò la solennità olimpica di figure di grande rilievo, per indirizzarsi verso persone comuni, di varia umanità.
L'artista ne analizzava ogni dettaglio fisionomico senza alcuna idealizzazione e sempre in omaggio alla realtà.
In aggiunta, egli cerca di esplorare l'interiorità del soggetto, per coglierne i tratti distintivi della personalità e lo stato d'animo. Si apriva così la strada a una nuova concezione del ritratto, quello "psicologico", destinato a trovare già subito tra i pittori fiamminghi espressioni di ragguardevole qualità.
Robert Campin, now usually identified with the Master of Flémalle (earlier the Master of the Merode Triptych, before the discovery of three other similar panels), was the first great master of Flemish and Early Netherlandish painting. Campin's identity and the attribution of the paintings in both the "Campin" and "Master of Flémalle" groupings have been a matter of controversy for decades.
Campin was highly successful during his lifetime, and thus his activities are relatively well documented, but he did not sign or date his works, and none can be securely connected with him.
He became involved in the revolt of the Brotherhoods in the early 1420s; this, along with an extra-marital affair with a woman named Leurence Pol, led to his imprisonment. Yet he maintained his standing and workshop until his death in 1444.
The early Campin panels shows the influence of the International Gothic artists the Limbourg brothers (1385-1416) and Melchior Broederlam (c. 1350 - c.1409), but display a realistic observation than any earlier artists, which he achieved through innovations in the use of oil paints.
The early Campin panels shows the influence of the International Gothic artists the Limbourg brothers (1385-1416) and Melchior Broederlam (c. 1350 - c.1409), but display a realistic observation than any earlier artists, which he achieved through innovations in the use of oil paints.
He was successful in his lifetime, and the recipient of a number of civic commissions. Campin taught both Rogier van der Weyden (named in these early records as Rogelet de la Pasture, a French version of his name) and Jacques Daret.
He was a contemporary of Jan van Eyck, and they met in 1427. Campin's best known work is the Mérode Altarpiece of c 1425-28. | © Wikipedia
A corpus of work attached to the unidentified "Master of Flémalle", so named in the 19th century after three religious panels said to have come from a monastery in Flémalle.
They are each assumed to be wings of triptychs or polyptychs, and are the Virgin and Child with a Firescreen now in London, a panel fragment with the Thief on the Cross in Frankfurt, and the Brussels version of the Mérode Altarpiece.
Campin was active by 1406 as a master painter in Tournai, in today's Belgium, and became that city's leading painter for 30 years.
He had attained citizenship by 1410, and may have studied under Jan van Eyck. His fame had spread enough by 1419 that he led a large and profitable workshop.