Giorgio Belloni (Codogno (Lodi), 1861 - Azzano di Mezzegra (Como), 1944) was an Italian painter**.
A pupil of Giuseppe Bertini at the Brera Academy, Belloni made his debut in 1879 with two perspective views of interiors. After a stay in Verona, during which he painted his first landscapes en plein air, he settled in Milan, where he established himself as a landscape painter as from 1882.
The success achieved in Venice at the Esposizione Nazionale Artistica di Venezia of 1887 made him known beyond the regional borders.
He came under the influence of Lombard Naturalism as from the beginning of the 1880s and specialised in seascapes, painted from life during summer stays at Sturla, Noli and Forte dei Marmi but distinguished by a poetic and evocative atmosphere.
While continuing to work primarily as a landscape painter, producing large-scale views of the Alpine area and Brianza, he also turned his hand to portraits and still lifes.
The influence of Divisionism** at the turn of the century was developed through his own interpretation of light. Belloni’s assiduous participation in major exhibitions at the national and international level culminated in the allocation of a personal room at the Venice Biennale in 1914 and a show at the Galleria Pesaro in 1919.
BELLONI, Giorgio - Figlio dì Giuseppe, nacque a Codogno il 13 dic. 1861. Dopo avere studiato a Verona, si stabilì a Milano nel 1890; all'Accademia di Brera fu allievo di G. Bertini, in un momento in cui Mosè Bianchi e F. Carcano maggiormente impegnavano l'attenzione dei giovani artisti, e maturò nel clima della pittura lombarda, affermandosi ben presto nella rappresentazione del paesaggio. Con fl dipinto Il coro di S. Vittore compare per la prima volta nell'Esposizione di Milano del 1883 e in questi anni conuncia ad ispirarsi alla campagna intorno a Codogno.
Il suo interesse si volse anche a L. Delleani, a E. Gignous, a G. Ciardi, non aderendo tuttavia pienamente né alla tecnica della macchia né a quella dell'"impressione", ma amalgamando piuttosto tali esperienze secondo una visione più aderente alla realtà , soffusa di un tenue e levigato lirismo: la sua pittura è soprattutto una ricerca di toni e di accordi di colore, impreziosita da una oculata e un poco leziosa eleganza formale, e rivela un mondo sereno e senza scosse, in cui è protagonista la natura. E non è da escludere che il paesaggio veneto, durante il soggiorno a Verona nella prima giovinezza, abbia anch'esso contribuito a sensibilizzare e raffinare la resa pittorica delle sue composizioni.
Le opere dei Belloni, con il maturare degli anni, dimostrano una singolare fedeltà al gusto e alle preferenze giovanili: in modo che l'artista non risulta neppure sfiorato dagli interessi nuovissimi e rivoluzionari della pittura italiana ed europea del sec. XX, continuando fino alla fine ad operare secondo il gusto dell'ultimo Ottocento romantico.
Di conseguenza, dopo il 1920 cadde in oblio e la mostra postuma del 1948 (Milano, Gall. Santa Redegonda) ha confermato la critica nel ritenere la sua opera decisamente legata al passato. Morì ad Azzano di Mezzegra il 12 apr. 1944.
Partecipò alla Biennale di Venezia dal 1887 al 1932 (nel 1914 con una "personale" di 32 opere) e fu presente anche a varie Triennali di Milano, all'Esposizione parigina del 1900, a Monaco e a Vienna, dove fu premiato con una medaglia d'oro**.
Nel 1916 ordinò una -grande mostra a Milano nella galleria Pesaro.
Tra le sue opere più note sono: Cattivi affari (1885), Torna il sole e Vento (1887); Marascari e Sopra i monti di Erbesio (1889); Pesci e Torna il sereno (1890); Mare a Sampierdarena e Tramonto sereno (1895); Libeccio minaccioso, Tempo triste e Ritratto di mia moglie (1898); Spiaggia viva (1920); La notte si avvicina (1929).
Suoi dipinti si conservano, oltre che in collezioni private, alla Galleria d'arte moderna di Milano (Visioni di pace, 1908); al Museo Revoltella di Trieste (Tramonto sereno); al Museo di Brooklyn, New York (Acquazzone di primavera del 1894); alla Galleria d'arte moderna di Firenze (Crepuscolo del 1914); al Museo Civico di Torino (Sinfonia del 1892, Ultimi tepori del 1907). | di Claudia Refice Taschetta © Treccani Dizionario Biografico degli Italiani