Paul Gauguin, van Gogh che dipinge i girasoli, 1888, Van Gogh Museum
Sunflowers (original title, in French: Tournesols) are the subject of two series of still life paintings by the Dutch painter Vincent van Gogh*. The earlier series, executed in Paris in 1887, depicts the flowers lying on the ground, while the second set, executed a year later in Arles, shows bouquets of sunflowers in a vase. In the artist's mind both sets were linked by the name of his friend Paul Gauguin, who acquired two of the Paris versions.
About eight months later van Gogh hoped to welcome and to impress Gauguin* again with Sunflowers, now part of the painted Décoration for the Yellow House that he prepared for the guestroom of his home in Arles, where Gauguin was supposed to stay. After Gauguin's* departure, van Gogh imagined the two major versions as wings of the Berceuse Triptych, and finally he included them in his Les XX in Bruxelles exhibit.
- The Paris Sunflowers
Little is known of Van Gogh's activities during the two years he lived with his brother, Theo, in Paris, 1886-1888. The fact that he had painted Sunflowers already is only revealed in the spring of 1889, when Gauguin* claimed one of the Arles versions in exchange for studies he had left behind after leaving Arles for Paris.
Van Gogh was upset and replied that Gauguin had absolutely no right to make this request: "I am definitely keeping my sunflowers in question. He has two of them already, let that hold him. And if he is not satisfied with the exchange he has made with me, he can take back his little Martinique canvas, and his self-portrait sent me from Brittany, at the same time giving me back both my portrait and the two sunflower canvases which he has taken to Paris. So if he ever broaches this subject again, I've told you just how matters stand".
The two Sunflowers in question show two buttons each; one of them was preceded by a small study, and a fourth large canvas combines both compositions.
These were Van Gogh's first paintings with "nothing but sunflowers"-yet, he had already included sunflowers in still life and landscape earlier.
- The Arles Sunflowers
In a letter to Theo, dating from 21 or 22 August 1888, Vincent wrote: "I'm painting with the gusto of a Marseillais eating bouillabaisse, which won’t surprise you when it's a question of painting large sunflowers".
At this time he had three paintings on the go, and intended to do more; as he explained to his brother: "in the hope of living in a studio of our own with Gauguin, I'd like to do a decoration for the studio. Nothing but large sunflowers".
Leaving aside the first two versions, all Arlesian Sunflowers are painted on size 30 canvases.
- The initial versions, August 1888
None meets the descriptions supplied by van Gogh himself in his announcement of the series in every detail. The first version differs in size, is painted on a size 20 canvas-not on a size 15 canvas as indicated-and all the others differ in the number of flowers depicted from van Gogh's announcement. The second was evidently enlarged and the initial composition altered by insertion of the two flowers lying in the foreground, center and right. Neither the third nor the fourth shows the dozen or 14 flowers indicated by the artist, but more-fifteen or sixteen. These alterations are executed wet-in-wet and therefore considered genuine rework-even the more so as they are copied to the repetitions of January 1889; there is no longer a trace of later alterations, at least in this aspect.
Both repetitions of the 4th version are no longer in their original state. In the Amsterdam version a strip of wood was added at the top-probably by van Gogh himself. The Tokyo version, however, was enlarged on all sides with strips of canvas, which were added at a later time-presumably by the first owner, Émile Schuffenecker.
The series is perhaps van Gogh's best known and most widely reproduced. In recent years there has been debate regarding the authenticity of one of the paintings, and it has been suggested that this version may have been the work of Émile Schuffenecker or of Paul Gauguin. Most experts, however, conclude that the work is genuine.
In January 1889, when Vincent had just finished the first repetitions of the Berceuse and the Sunflowers pendants, he told Theo: "I picture to myself these same canvases between those of the sunflowers, which would thus form torches or candelabra beside them, the same size, and so the whole would be composed of seven or nine canvases".
A definite hint for the arrangement of the triptych is supplied by Van Gogh's sketch in a letter of July 1889. Later that year, Vincent selected both versions for his display at Les XX, 1890. | © Wikipedia
I Girasoli sono una serie di dipinti ad olio su tela realizzati tra il 1888-1889 dal pittore Vincent van Gogh*. Tra i soggetti preferiti dal pittore, sono oggi tra le sue opere più riconoscibili e note presso il grande pubblico.
- Storia
Già a Parigi, nella tarda estate del 1887, l'artista dipinse alcuni girasoli recisi, facenti parte di una serie oggi divisa tra il Metropolitan Museum di New York, il Kröller-Müller Museum di Otterlo, il Museo Van Gogh di Amsterdam e il Kunstmuseum di Berna.
Stabilitosi ad Arles nel febbraio del 1888, van Gogh* amò il luogo e la sua nuova "casa gialla", ma si sentiva solo, finché in primavera non gli venne l'idea di invitare l'amico Gauguin*, magari con la prospettiva di stabilire una comunità di artisti nella cittadina, di cui lui e l'amico sarebbero stati i mentori.
La serie dei Girasoli in vaso, la più celebre, nacque in questo periodo di vitalità e ottimismo, durante l'estate in attesa dell'arrivo dell'amico. Van Gogh*, per decorare la stanza dell'ospite e impressionarlo, aveva previsto di dipingere una dozzina di tele, iniziando da quattro che dovrebbero essere il Vaso con dodici girasoli della Neue Pinakothek di Monaco ed il Vaso con quindici girasoli della National Gallery di Londra, il Vaso con cinque girasoli, già a Yokohama, distrutto in un incendio nella residenza del milionario giapponese Koyata Yamamoto sulla costa sud di Ashiya il 6 agosto 1945, durante gli attacchi aerei statunitensi della seconda guerra mondiale, e il Vaso con tre girasoli, invisibile al pubblico dalla mostra di Cleveland del 1948, nella collezione privata di un milionario sconosciuto negli Stati Uniti, rivelato solo ai suoi amici più stretti, che lo acquistò da un rivenditore di New York nel 1996 per una somma non rivelata, e la cornice non sembra mai essere stata pubblicata.
Le lettere al fratello minore Theo parlano di un'attività febbrile, in previsione dell'arrivo dell'ospite: «Ci sto lavorando ogni mattina, dall'alba in avanti, in quanto i fiori si avvizziscono così rapidamente».
Gauguin arrivò ad ottobre, ma non trovò per niente interessante Arles, deludendo le aspettative dell'amico e iniziando un periodo prolifico dal punto di vista artistico, ma tormentato da un'escalation di litigi e di atti violenti dell'olandese. Il sodalizio si interruppe bruscamente a dicembre, quando uno finì in esaurimento nervoso e l'altro si preparò a partire per Tahiti.
A dicembre stava ancora dipingendo girasoli e in tale posa lo ritrasse Gauguin. È probabile che, non esistendo più i fiori in circolazione, van Gogh utilizzasse come modello i suoi stessi dipinti, copiandoli con poche varianti: dovrebbero risalire a questo periodo o al gennaio del 1889 o forse più tardi, le copie della versione a dodici fiori nel Philadelphia Museum of Art e le due copie della versione a quindici, al Van Gogh Museum e al Sompo Japan Museum of Art di Tokyo.
Sulla base di considerazioni puramente numeriche, alcuni critici hanno meso in dubbio che l'artista potesse essere così prolifico in un periodo così complesso come quello ad Arles, in cui gli vengono attribuite quasi tante opere quanti sono i giorni di permanenza nella cittadina del sud della Francia; per questo anche l'attribuzione delle varie repliche della serie sono oggetto di controversia tra gli studiosi.
In ogni caso i dipinti presero varie strade. Quello della National Gallery ad esempio fu acquistato dal museo col contribuito del Courtauld Fund nel 1924: si tratta dell'opera della collezione più venduta e riprodotta nel merchandise. Quello in Giappone fu battuto all'asta l'11 novembre 1987, raggiungendo la quotazione da record di 53,9 milioni di dollari.
Il 1º ottobre 2014, grazie ad una fotografia a colori pubblicata nel 1921 in un libro d'arte del Mushanokōji Saneatsu Memorial Museum di Tokyo, il quadro sui Girasoli di Ashiya andato perduto durante la guerra è stato accuratamente ricreato a bordo di porcellana da un museo d'arte internazionale di Otsuka, specializzato nella riproduzione di capolavori occidentali, pur essendosi rivelato difficile ottenere la lucentezza e la consistenza del dipinto originale.
- Descrizione e stile
Il dipinto mostra i girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo all'appassimento. Anche se alcuni hanno interpretato le forme contorte dei petali e degli steli come un segno di tormento, traspare dalle lettere al fratello che questo soggetto diede gioia e ottimismo, come simbolo del clima temperato del sud. Inoltre il girasole simboleggia spesso devozione e lealtà e i vari stadi di decadimento potevano simboleggiare i cicli di vita e morte.
Le prime opere della serie mostrano di aderire alle teorie allora in voga nella cerchia di artisti trasgressivi parigini, usando come sfondo un blu/violetto per i fiori gialli. In seguito provò a mettere i fiori in un vaso giallo, su uno sfondo di una tonalità dello stesso colore e si accorse che la pittura sembrava irradiare luce e allegria: il colore per lui era già un modo di esprimere emozioni piuttosto che un modo per rappresentare la realtà.
L'artista stendeva il colore con pennellate ruvide e dense, spesso appiccicandoli uno sopra l'altro finché i pigmenti erano ancora umidi. A volte procedeva a scalfire la superficie fresca usando anche l'impugnatura del pennello. Si tratta di un approccio "scultoreo" alla pittura, in cui le ombre e le luci sono date, oltre che dai pigmenti, dallo spessore dell'impasto cromatico. L'effetto che si otteneva era quello di un'espressività mai vista prima. La serie fu innovativa anche per l'uso estensivo del giallo cadmio, un pigmento di invenzione recente, che l'artista amava usare.
Nella serie dei girasoli in vaso c'è un netto contrasto tra la piattezza del fondo e del vaso e i fiori che invece sembrano contorcersi in tutte le direzioni. La firma dell'artista si trova spesso sul vaso: come i grandi maestri del passato egli usava solo il proprio nome di battesimo. | © Wikipedia