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Botticelli | Venus and Mars, c. 1483

From: The National Gallery, London

Mars, God of War, was one of the lovers of Venus, Goddess of Love. Here Mars is asleep and unarmed, while Venus is awake and alert. The meaning of the picture is that love conquers war, or love conquers all.
This work was probably a piece of bedroom furniture, perhaps a bedhead or piece of wainscoting, most probably the 'spalliera' or backboard from a chest or day bed. The wasps ('vespe' in Italian) at the top right suggest a link with the Vespucci family, though they may be no more than a symbol of the stings of love.



A lost Classical painting of the marriage of Alexander and Roxana was described by the 2nd-century Greek writer, Lucian. It showed cupids playing with Alexander's spear and armour. Botticelli's satyrs may refer to this. Mars is sleeping the 'little death' which comes after making love, and not even a trumpet in his ear will wake him. The little satyrs have stolen his lance - a joke to show that he is now disarmed. | © The National Gallery, London


From: Wikipedia

Venus and Mars (or Mars and Venus) is a panel painting of about 1485 by the Italian Renaissance painter Sandro Botticelli.
It shows the Roman gods Venus, goddess of love, and Mars, god of war, in an allegory of beauty and valour.
The youthful and voluptuous couple recline in a forest setting, surrounded by playful baby satyrs.
The painting was probably intended to commemorate a wedding, set into panelling or a piece of furniture to adorn the bedroom of the bride and groom, possibly as part of a set of works. This is suggested by the wide format and the close view of the figures.
It is widely seen as representation of an ideal view of sensuous love. It seems likely that Botticelli worked out the concept for the painting, with its learned allusions, with an advisor such as Poliziano, the Medici house poet and Renaissance Humanist scholar.
The exact date of Venus and Mars is not known, but the National Gallery's dated the painting to "c. 1485" in 2017.[5] Scholar Ronald Lightbown dates it to "probably around 1483", while art historians Leopold and Helen Ettlinger date the painting to "the latter half of the 1480s".
All dates depend on analysis of the style, as the painting has not been convincingly tied to a specific date, such as a wedding.
It likely comes a few years after the Primavera and Pallas and the Centaur (both about 1482) and around the time of The Birth of Venus (c. 1486).
It is the only one of these paintings not in the Uffizi in Florence; it has been in the National Gallery in London since 1874.







Venere e Marte è un dipinto a tecnica mista su tavola (69x173 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1482-1483 circa e conservato nella National Gallery di Londra.

Storia

L'opera viene in genere datata a dopo il ritorno dal soggiorno romano (1482), per gli influssi classicheggianti che l'autore avrebbe potuto studiare sui sarcofaghi antichi della città eterna. Essa viene inoltre messa in relazione con gli altri grandi dipinti della serie mitologica, commissionati forse dai Medici: la Primavera, la Nascita di Venere e la Pallade e il centauro.
La presenza delle vespe nell'angolo in alto a destra ha anche fatto pensare che si trattasse di un'opera commissionata dai Vespucci, già protettori di Botticelli, magari in occasione di un matrimonio. Il formato orizzontale farebbe così immaginare la decorazione di un cassone o di una spalliera.


Descrizione

La scena raffigura Venere mentre osserva, consapevole e tranquilla, Marte dormiente, distesi su un prato e circondati da piccoli fauni che giocano allegri con le armi del Dio. I satiri sembrano tormentare Marte disturbando il suo sonno, mentre ignorano del tutto Venere, vigile e cosciente: uno ne ha l'elmo che gli copre completamente la testa mentre, con un altro, ruba furtivo la lancia del dio; un altro suona addirittura un corno di conchiglia nell'orecchio del dio per svegliarlo, senza successo; un quarto fa capolino dalla corazza sulla quale il dio è adagiato.
Nonostante il contorno scherzoso dei fauni, nel dipinto serpeggiano anche elementi di inquietudine, come il sonno spossato e abbandonato di Marte o lo sguardo lievemente malinconico di Venere. Un errore dell'artista è nella gamba destra della Venere, che, smaterializzata dalle pieghe delle veste setosa, va quasi a scomparire.


Interpretazione

Il significato del dipinto è oscuro, ma quasi sicuramente va letto secondo le tematiche filosofiche dell'Accademia neoplatonica. Dopo la relazione adulterina tra i due dei, Marte giace esausto nella "piccola morte", quella che segue l'atto sessuale e che neanche uno squillo di tromba nelle orecchie riesce a destare; il fatto che i faunetti lo abbiano depredato della lancia simboleggia anche il suo disarmo davanti all'amore.
La scena sarebbe quindi un'allegoria del matrimonio, analoga a quella della Pallade e il centauro, in cui l'Amore, impersonato da Venere, ammansisce la Violenza, di cui Marte è la personificazione: la donna appare come forza civilizzatrice che equilibra l'aggressività maschile. L'opera potrebbe dunque essere stata realizzata per il matrimonio di un membro della famiglia Vespucci (protettrice del pittore), come dimostrerebbe l'inconsueto motivo delle vespe in alto a destra, anche possibile però che gli insetti simboleggino semplicemente le "punture", cioè le spine dell'amore. L'iconografia quindi sarebbe stata scelta come augurio nei confronti della sposa.
L'armonia dei contrari, costituita dal dualismo Marte-Venere, si trova nel Symposium di Marsilio Ficino, in cui si sosteneva la superiorità della dea Venere, simbolo di amore e di concordia, sul dio Marte, simbolo di odio e discordia (era infatti il dio della guerra per gli antichi).
Secondo il critico Plunkett il dipinto riprenderebbe puntualmente un passo dello scrittore greco Luciano di Samosata, in cui viene descritto un altro dipinto antico raffigurante le Nozze di Alessandro e Rossane, in cui alcuni amorini giocavano con la lancia e l'armatura del condottiero.
Un'altra interpretazione possibile è quella dell'incontro tra Venere, raffigurante i piaceri catastematici, e Marte, i piaceri dinamici, presente nel proemio dell'opera De rerum natura del poeta latino Lucrezio.


Stile

Nell'opera sono leggibili alcune caratteristiche stilistiche tipiche dell'arte di Botticelli. La composizione è estremamente bilanciata e simmetrica, che può anche sottintendere la necessità di equilibrio nell'esperienza amorosa.
Il disegno è armonico e la linea di contorno tesa ed elastica definisce con sicurezza le anatomie dei personaggi, secondo quello stile appreso in gioventù dall'esempio di Antonio del Pollaiolo. A differenza del suo maestro però, Botticelli non usò la linea di contorno per rappresentare dinamicità di movimento e sforzo fisico, ma piuttosto come tramite per esprimere valori anche interiori dei personaggi. L'attenzione al disegno inoltre non si risolve mai in effetti puramente decorativi, ma mantiene un riguardo verso la volumetria e la resa veritiera dei vari materiali, soprattutto nelle leggerissime vesti di Venere.
La metà inferiore della gamba destra di Venere scompare nelle pieghe del tessuto, forse accentuate per coprire un errore anatomico.
I colori sono tersi e contrastanti, che accentuano la plasticità delle figure e l'espressionismo della scena. Grande attenzione è riposta nel calibrare i gesti e le torsioni delle figure, che assumono importanza fondamentale.
La ricchezza dell'oro e l'attenta disposizione delle pieghe rimandano alla formazione da orafo di Botticelli, che in questo caso usò una tecnica mista di tempera a uovo e colori a olio per dare un aspetto più tondeggiante e realistico ai volti. | Wikipedia