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Kuzma Petrov-Vodkin | Symbolist painter

Kuzma Sergeyevich Petrov-Vodkin / Кузьма Сергеевич Петров-Водкин (born October 24 [November 5, New Style], 1878, Khvalynsk, Saratov oblast, Russian Empire - died February 15, 1939, Leningrad, Russia, U.S.S.R. [now St. Petersburg, Russia]), Russian painter who combined many traditions of world art in his work and created an original language in painting that was both deeply individual and national in spirit.
Petrov-Vodkin’s birthplace was a small town on the banks of the Volga River, where he was born into the family of an impoverished cobbler.
He spent his youth there, living in harsh conditions reminiscent of those described by Maksim Gorky in My Universities.
But his talent overcame his provincial surroundings, and his determination to be an artist led him first to art classes in Samara (1893-95) and then to the Moscow School of Painting, Sculpture, and Architecture (1897-1904), where he studied with painter Valentin Serov.



In the years between 1901-1907, Petrov-Vodkin traveled extensively in France, Italy, Greece, and North Africa.
He was drawn to literature and philosophy and studied world art. During this period his allegorical compositions were derivative and permeated with the influence of European Symbolism, his originality overpowered by the aesthetics of Art Nouveau. Yet soon Petrov-Vodkin developed his own style, one that was harmoniously imbued with light.
His monumental compositions were reminiscent of old Russian frescos, which were a source of inspiration to him. These are bright, rhythmically complete, and balanced.
In 1912, at the exhibition of the World of Art Group, he presented his painting Bathing the Red Horse (1912), which immediately became famous.
His peers saw it on one hand as being “a hymn to Apollo” and on the other as a presaging of a future cataclysm and renewal of the world. (World War I was to break out in two years, the Russian Revolution in five.)


A belief in the importance of humanism, the power of the human spirit, and the triumph of good over evil fueled the enthusiasm with which Petrov-Vodkin greeted the October Revolution in 1917.
In his celebrated painting The Year 1918 in Petrograd, also known as the Petrograd Madonna (1920), the events of the revolution are treated as bloodless and humanitarian, as if they were somehow abstract.
This form of idealization was characteristic of the mature works of Petrov-Vodkin, and it is evident in his portrait of the noted poet Anna Akhmatova (1922) as well as in that of Vladimir Lenin (1934).
One of the more unusual aspects of Petrov-Vodkin’s style was his use of spherical perspective (comparable to a fish-eye lens), a technique in which he was a preeminent master. | Andrei D. Sarabianov © Encyclopædia Britannica, Inc.

































Kuzma Petrov-Vodkin nacque a Khvalynsk (ora Engels) sul Volga, nella provincia di Saratov il 25 Ottobre 1878 da una famiglia di calzolai.
Pur avendo appreso da una coppia di pittori di icone e da un disegnatore di insegne i rudimenti della pittura non percorse subito la via dell'arte.
Terminata la scuola secondaria, si impiegò prima presso un piccolo cantiere navale e tentò quindi di accedere, senza peralto riuscirvi, al Collegio ferroviario di Samara. Nel 1893 si iscrisse ai corsi di disegno e di pittura di Fedora Burov (1843-95) di quella città che frequentò sino alla morte di costei due anni dopo.
Il caso volle che il datore di lavoro di sua madre invitasse nella sua casa il famoso architetto, R. Meltzer. Kuzma, che gli fu presentato, fece all'ospite una così buona impressione da consigliarlo caldamente di recarsi a studiare arte a S.Pietroburgo. Un uguale incoraggiamento ebbe anche da parte del grande maestro di Saratov: Borisov-Musatov.
I commercianti del luogo si auto-tassarono per finanziare i suoi studi cosicché il giovane poté frequentare dal 1895-1897 la Scuola del barone Stieglitz’s a S. Pietroburgo e dal 1897-1905 la Scuola di pittura, scultura ed architettura di Mosca con i maestri Abram Arkipov, Valentin Serov, Isaak Levitan e specialmente di Konstantin Korovin.
In quegli anni Petrov-Vodkin intraprese anche numerosi viaggi in Germania, Francia, Grecia, Italia, Algeria fino a Costantinopoli e nel 1901 seguì un corso presso la scuola Anton Azbe di Monaco di Baviera.


Nel 1906 a Parigi conobbe e sposò Maria Jovanovic (1885-1960), figlia di immigrati serbi portieri d'albergo, che fu la sua compagna per tutta la vita e dalla quale ebbe due figli, uno dei quali morto in tenera età.
Rientrato in Russia nel 1908 si avvicinò al gruppo degli artisti di "Mir iskusstva" (Il Mondo dell'Arte) e nel 1909 allestì una mostra nella sede editoriale della rivista Apollon in S. Pietroburgo. Prese poi parte alle esposizioni organizzate da "Il Mondo dell’Arte", da "L'Unione degli Artisti Russi" e dal "Vello d'oro".
Il suo primo importante lavoro fu "Il sogno" (1910) che suscitò una vivace discussione tra gli artisti contemporanei. Il principale paladino della sua opera fu Aleksandt Benois mentre il più severo critico fu Ilya Repin.
Altre opere celebri di quel periodo furono "Ragazzi che giocano" (1911) e soprattutto "Il bagno del cavallo rosso" (1912), la sua creazione più famosa ed in un certo senso il marchio di fabbrica dell'artista in cui una scena di genere è immersa in una atmosfera mitica.
Petrov-Vodkin insegnò dapprima presso la scuola privata di E. Zvanceva e dopo la rivoluzione, alla quale aderì con entusiasmo, all' Accademia di Belle Arti riorganizzata grazie al suo contributo nei Liberi laboratori d'arte statali.
Dal 1924 visse per qualche tempo in Francia con la sua famiglia.


Nel 1925 con Lev Bruni, Favorskijj, Kuznecov e Sar'jan, fondò la “Società delle Quattro Arti” e dal 1925 al 1928 partecipò alle esposizioni del sodalizio. La Società, fatta oggetto di duri attacchi da parte di altri gruppi, rimase in vita sino alla fine degli anni venti.
Kuzma Petrov-Vodkin. Bagnanti (1917) Con il benestare del governo sovietico Petrov-Vodkin viaggiò molto attraverso l'URSS eseguendo numerosi disegni di carattere didattico.
Nel 1927 contrasse la tubercolosi polmonare e dovette ridurre l'attività per parecchi anni dedicandosi alla letteratura. Scrisse tre importanti volumi semi-autobiografici Khvalynsk, Euclid's Space e Samarkandia. I primi due considerati degni della migliore letteratura del tempo.
Il ritorno alla pittura fu assai problematico: i suoi disegni divennero come caricature ed i suoi soggetti assunsero spesso il carattere della satira. In quegli anni dipinse soprattutto nature morte e ritratti, allantanandosi man mano dai temi precedenti. Anche se i contorni dei dipinti divennero molto più dettagliati i colori persero la brillantezza di un tempo e divennero sempre più scuri.


Tali cambiamenti sono sicuramente da ascrivere alla soffocante atmosfera determinata dalla politica staliniana dal 1930 alle Grandi Purghe del 1937-39.
Come altri artisti che non aderirono al realismo socialista nei termini dell'ideologia stalinista, fu accusato di formalismo borghese anche se si era consacrato completamente alla causa dei lavoratori ed i suoi lavori non cessavano di esaltare i trionfi rivoluzionari e la nascita dell'uomo nuovo sovietico.
Nel 1935 fu incaricato di eseguire le scene ed i costumi delle "Nozze di Figaro" di Beaumarchais per il Teatro Accademico di Prosa.
Petrov-Vodkin morì di tubercolosi nel febbraio 1939.
Lo stile di Petrov-Vodkin si formò sotto una vasta gamma di influenze da Aleksey Venetsianov, Aleksandr Ivanov e Mikhail Vrubel’ a Ferdinand Hodler, Maurice Denis, Paul Gauguin, Puvis de Chavannes, Henry Matisse, fino a Masaccio, Piero della Francesca e Giovanni Bellini.
Alcuni suoi lavori furono tacciati di essere blasfemi.


I dipinti di questo grande artista ricordano le icone russe nelle loro essenziali elaborazioni le cui forme incisive ed colori intensi racchiudono significati simbolici. La tavolozza fatta di rossi, blu, verde pallido e gialli tenui acquistano la capacità di trasmettere un lieve senso di inquietudine.
I ritratti, meno noti rispetto alle scene di vita post-rivoluzionaria, appaiono ben modellati e si rifanno in parte alle opere del rinascimento in parte a Cézanne.
Petrov-Vodkin tentò di conciliare gli indirizzi classico e moderno in cui il cromatismo mutuato dagli antichi maestri assume un carattere allegorico creando un mondo immaginario, ma prossimo alla realtà, in un contesto assolutamente armonico.
Nel "Bagno del cavallo rosso" (1912) le immagini del cavaliere ragazzo e del cavallo rosso, che guarda lo spettatore la coda dell'occhio acceso restando nel contempo un essere fantastico, è riposto un significato profondo che nessuna descrizione riesce a rendere compiutamente. Nell'opera le posture del cavallo e del giovane cavaliere sembrano convogliare l'attenzione dello spettatore sugli spazi e sui volumi circostanti, messi in risalto dai colori ben definiti.


La concezione cromatica del "Bagno del cavallo rosso", reiterata nei lavori successivi come "La madre", nelle varianti del 1913 e del 1915, le "Fanciulle sul Volga" (1915), il "Mattino" (1917) richiama in vita l'antica tradizione dell'arte russa.
Nelle "Bagnanti" (1917), l'immagine della giovane donna nuda che conduce per mano un bambino è pervasa da un esaltante senso dell'ultraterreno; la terra si innalza sino a mutarsi in puro cielo attraverso il quale si muovono figure immateriali.
Durante i suoi anni giovanili Petrov-Vodkin sviluppò la sua "prospettiva sferica" per rappresentare spazio e tempo, una tecnica che continuò ad usare nei lavori più tardi come nella "Morte di un Commissario" e "Nella linea di fuoco", (1924-26). Gli edifici, ad esempio, nell'intento di catturare dell'osservatore non sono posti verticalmente ma si inclinano seguendo una linea curva e dando luogo ad un fenomeno ottico che fa apparire la scena più distante ma nello stesso tempo più vicina allo sguardo di chi osserva.
Sino alla metà degli anni sessanta Petrov-Vodkin fu quasi dimenticato in Unione Sovietica poiché la sua opera fu ritenuta da regime non conforme allo spirito del Realismo Socialista. Fu riscoperto e riabilitato solo al tempo di Nikita Kruschev.
Attualmente è considerato uno dei massimi pittori russi del ventesimo secolo. | Galleria d'arte Spigoli di luce, Roma