Giambologna | The Appennine Colossus, 1579-1580
Shrouded within the park of Villa Demidoff, in Medici Villas (Unesco World Heritage List, 2013), Pratolino, Vaglia, Tuscany, just 7 miles north of Florence, Italy, there sits a gigantic 16th century sculpture - 14-meter-tall masterpiece statue - known as Colosso dell'Appennino, or the Appennine Colossus. The brooding structure was first erected in 1580 by Flemish sculptor Giambologna, pseudonym of Jean de Boulogne (Douai, 1529 - Florence, 1608).
Created between 1579 and 1580, the statue was included in Francesco I de’ Medici’s collection of natural and artificial wonders, and ended up costing twice as much as the works needed to complete the Uffizi. The masonry Colossus once had rooms, caves and inner passageways, and even a hydraulic system that connected the head of the giant to the various water sources in his body.
A personification of the Apennine mountain ranges, it’s sculpted as though on that minimal margin between landscape and man, its smooth skin emerging out of the rough terrain or metamorphosing back into a mountain. He even has stalactites for a shaggy beard.
This colossal sculpture recalls the figure of Atlas in Virgil’s Aeneid, and also the architect Dinocrates’ proposal to shape Mount Athos into a man in honor of Alexander the Great.
According to a popular rhyme about the Apennine Colossus, “Giambologna made the Apennine /But then regretted making it in Pratolino”.
The anonymous author of these verses probably meant that this gigantic, would now be considered one of the greatest masterpieces sculpture has ever offered the world, if only it had been placed in Piazza della Signoria instead of in the middle of this park’s forest.
Il Colosso dell'Appennino, alto quattordici metri e posto a guardia di Villa Demidoff - già Villa Medicea del Pratolino, a Vaglia, in provincia di Firenze - se fosse stato sistemato nella Piazza della Signoria anziché tra le selve di questo gigantesco parco, avrebbe rappresentato uno dei più formidabili spettacoli scultorei del mondo.
Eseguito fra il 1579 e il 1580 da Giambologna - pseudonimo dello scultore Fiammingo Jean De Boulogne (Douai, 1529 - Firenze, 1608) - per impreziosire la riserva di meraviglie naturali e artificiali voluta da Francesco I de’ Medici e costata il doppio della spesa sostenuta per completare gli Uffizi, il Colosso di laterizio e pietre ospitava un tempo camere, grotte e collegamenti interni, e anche un sistema idraulico che metteva in comunicazione la testa del gigante e le varie fonti contenute nel suo corpo.
Realizzato su un’opera di fondazione progettata da Buontalenti, l'enorme e pensoso gigante sembra essere appena emerso dall'acqua del laghetto, in quanto rappresentato dall'artista ancora ricoperto di fango e licheni. Un effetto realistico talmente impressionante e straordinario che lo trasformò fin da subito nella principale attrazione del parco.
Rivestita d’intonaco e pietra, all’interno della gigantesca scultura si nasconde ancora oggi un vano segreto ricavato nella parte alta del corpo e nella testa. Secondo il rilievo effettuato dalla GECO (Laboratorio di Geomatica per l'ambiente e la conservazione dei beni culturali), la statua in origine sembrava uscire dalla grotta di un enorme monte artificiale, e conteneva al suo interno numerose stanze decorate con fontane, pitture, statue e automi.