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Love Letter from Auguste Rodin to Camille Claudel, 1886

"My ferocious friend".... "Mia feroce amica"...

Thus begins Rodin’s desperate cry of love to Camille Claudel in the early years of their relationship.
Rodin was soon captivated by this pupil who became his assistant, mistress and muse, while Claudel outwardly remained in complete control of her feelings.
Consumed and tormented by an obsessive love, he implores her - “on his knees” - to ease his suffering from beginning to end of this letter, written in a muddled style, with erroneous syntax and imperfect spelling.



It is a unique document in which Rodin, overwhelmed by his feelings, has no other choice but to open his heart sincerely and truthfully. The rare documents in the museum archives - five letters from Rodin and about fifteen from Camille Claudel - often elated in tone, attest to this very intense and troubled relationship whose tragic ending is well known. | © Musée Rodin, Paris

Paris, 1886

"This morning I ran around (for hours) to all our spots without finding you.Death would be sweeter!
And how long is my agony.
Why didn’t you wait for me in the atelier, where are you going? (…)

In a single instant I feel your terrible force. Have pity, mean girl. I can’t go on. I can’t go another day without seeing you. Atrocious madness, it’s the end, I won’t be able to work anymore. Malevolent goddess, and yet I love you furiously… .
(…) Let me see you every day, which would be a good idea and might make me better, for only you can save me with your generosity. Don’t let this slow and hideous sickness overtake my intelligence, the ardened and pure love I have for you - in short, have pity, my beloved, and you will be rewarded..." Rodin




"Mia feroce amica"...

Inizia così il grido d'amore disperato di Rodin a Camille Claudel nei primi anni della loro relazione.
Rodin fu presto affascinato da questa allieva che divenne sua assistente, amante e musa, mentre Camille Claudel, esteriormente è rimasta in completo controllo dei suoi sentimenti.
Consumato e tormentato da un amore ossessivo, lui la implora - "in ginocchio" - per facilitare la sua sofferenza dall'inizio alla fine di questa lettera, scritta in uno stile confuso, con la sintassi errata ed ortografia imperfetta.

E' un documento unico in cui Rodin, sopraffatto dai suoi sentimenti, non ha altra scelta che quella di aprire il suo cuore sincero e veritiero.
I rari documenti negli archivi del museo - cinque lettere da Rodin e circa quindici da Camille Claudel - spesso esultante nel tono, attestano questo rapporto molto intenso e travagliato il cui finale tragico è ben noto. | © Musée Rodin, Paris

Paris, 1886

"Mia feroce amica,la mia povera testa è ben malata, e non riesco più ad alzarmi la mattina. Questa sera ho camminato per ore senza trovarti nei nostri luoghi. Come mi sarebbe dolce la morte!

E com'è lunga la mia agonia.
Perchè non mi hai atteso all'atelier?
>A quale dolore ero predestinato. Ho momenti di amnesia in cui soffro di meno, ma oggi l’implacabile dolore persiste.
Camille, mia bene amata nonostante tutto, nonostante la follia che sento venire e che sarà opera tua se tutto questo continua.
Perchè non mi credi?


Abbandono il mio Salon, la scultura; se potessi andare in un posto qualsiasi, in un paese in cui poter dimenticare ma non esiste…
Ma poi in un solo istante sento la tua terribile potenza.
Abbi pietà, crudele.
Non ne posso più, non posso più passare un giorno senza vederti. Se no, l’atroce follia.
E’ finita, non lavoro più, divinità malefica, e tuttavia ti amo furiosamente…" Rodin