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Beppe Ciardi (1875-1932) | Drawing

Giuseppe (known as Beppe) Ciardi was an Italian painter.
Born in Venice, he was the son of the painter Guglielmo and the brother of Emma, who also became a notable artist.
Beppe Ciardi studied under his father at the Venice Academy of Fine Arts from 1896.
He graduated in 1899 and his participation in the Venice Biennale began the same year with the Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, where his work continued to be exhibited in later years and was featured in a solo show in 1912.



The author of landscapes characterised by a symbolic interpretation of nature that won the esteem of critics, he was awarded the Fumagalli Prize in Milan (1900), a gold medal in Munich (1901) and a silver medal in San Francisco (1904).

His work drew inspiration in later decades from everyday life in Venice and the countryside around Treviso. He died in the family villa at Quinto di Treviso in 1932. | © Wikipedia

















CIARDI, Giuseppe (Beppe) - Figlio del pittore Guglielmo e Linda Locatelli, nacque a Venezia il 18 marzo 1875. Naturalmente'incline alla pittura, fu guidato dapprima nella via dell'arte dal nonno materno Gian Francesco Locatelli - che morì a Venezia nel 1882 - autore tra l'altro di ritratti classicheggianti.

Ebbe tuttavia il primo vero maestro nel padre, col quale cominciò a lavorare ancora fanciullo nello studio di S. Barnaba. Compiuti gli studi classici, il C., che si era iscritto alla facoltà di scienze naturali dell'università di Padova, preferì sin dal 1896 frequentare l'Accademia veneziana di belle arti, studiando figura con Ettore Tito.
Appena diciannovenne esordì'con successo esponendo al Castello Sforzesco di Milano sessanta studi dal vero; nel 1899 espose a Venezia il trittico Terra in fiore, che obbediva al gusto artificioso ed essenzialmente decorativo dello stile "floreale".


A questa seguirono altre opere in cui sono evidenti le suggestioni dei maestri nordici, come L'anima delle cose (1901; già in collezione privata londinese) o le immaginazioni sentimentali degli undici quadri della serie dei Silenzi notturni e crepuscolari con cui il C. si presentò, insieme, con il padre e con la sorella, nel 1906 all'esposizione (sala X) voluta dalla città di Milano per festeggiare l'apertura del valico del Sempione.
Ma è nella contemplazione della campagna e nel ritrarne gli aspetti più reali che il C. trova la sua autentica ispirazione. Dipingeva gai vero angoli della campagna trevigiana con una pennellata densa, costruttiva e, nelle opere migliori (Vacche all'abbeveratoio, 1905, Venezia, Galleria d'arte moderna; La vacca bianca, Roma, Gall. naz. d'arte mod.), ricca di vibrazioni.


Si cimentò anche nella ritrattistica, ma quando due ritratti femminili gli furono rifiutati alla Biennale veneziana del 1903, si convinse ad abbandonare questo genere; né mancano, sebbene poco numerose nella sua produzione, vedute di mare e di città lagunari (Mestre, 1893: Torino, Galleria d'arte moderna).
La lunga amicizia con Vittore Grubicy lo avvicinò all'opera segantiniana e lo spinse ad accogliere ahného in parte i suggerimenti della tecnica divisionista e le suggestioni di quel luminismo. Nel 1912 una intera sala della Biennale veneziana fu dedicata a quarantacinque tele che documentavano le varie fasi della sua pittura; nel 1913 all'esposizione di Monaco di Baviera ebbe la medaglia d'oro. Durante la prima guerra mondiale fu per breve tempo soldato.

Trascorse la vita con la famiglia nelle case di Venezia, di Canove d'Asiago e di Quinto di Treviso, alternando afl'attività di pittore quella di agricoltore. Si occupò delle Biennali, alle quali figurò ininterrottamente; ordinò le opere del padre in una sala della Gall. d'arte mod. di Venezia.
Morì improvvisamente a Quinto di Treviso il 14 giugno 1932.
Nel 1952 presso la galleria Giosi in via del Babuino a Roma si tenne una mostra di suoi piccoli bozzetti a olio. | di Maria Cionini Visani © Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani