Théodore Chassériau (born Sept. 20, 1819, Samana, Dominican Republic-died Oct. 8, 1856, Paris), French painter who attained some measure of success in his attempt to fuse the Neoclassicism of Jean-Auguste-Dominique Ingres and the Romanticism of Eugène Delacroix.
As a boy, Chassériau entered the studio of Ingres, following his master to Rome in 1834. Chassériau’s immediate success at the Paris Salon of 1836 was confirmed three years later by a Venus and his “Suzanne”, both in the Louvre. About 1840, however, he began to grow dissatisfied with the art of Ingres.
Around 1843, Chassériau’s style and subject matter began to show the influence of Ingres’s rival, Delacroix, and he began deliberately attempting to combine the rhythmical linear qualities of Ingres with the colouristic methods of the Romantic master.
His 15 Othello etchings (1844) and his paintings of Moorish and Jewish life following his trip to North Africa (1846) suggest Delacroix, though Chassériau added an exotic quality of his own. He was also important in the revival of monumental allegorical and religious painting in France, though few of those works survive intact. | © Encyclopædia Britannica, Inc.
Théodore Chassériau | Le coucher de Desdémone (1849)
Romeo et Juliette, Theodore Chasseriau
Le coucher de Desdémone, 1849
Suzanne et les vieillards (1856)
CHASSERIAU, Théodore - Pittore e incisore, nato il 20 settembre 1819 a Samana (San Domingo), morto a Parigi l'8 ottobre 1857. Allievo dell'Ingres, espose nel 1836 un Ritorno del figliuol prodigo (Museo de La Rochelle) e nel 1838 la Susanna al bagno e la Venere Anadiomene (Louvre). V'è in questi quadri una purezza di forme, una grazia dolce e malinconica, un'espressione poetica ben lontana dal suo maestro.
Partito questi per Roma, il Ch. cadde sotto l'influenza del Delacroix. Questo doppio influsso fu assimilato da un temperamento pieno di genio. L'influenza dell'Ingres domina nei ritratti (vedi l'ammirevole Lacordaire, Louvre), specialmente in quelli muliebri, nello splendido quadro delle Due sorelle dell'artista (1842; Louvre) o nella figura coronata di fiori della signora de Cabarrus (museo di Quimper) e in numerosi studî (principessa Belgioioso, 1847; Larnartine, 1844; al Petit Palais de la Ville de Paris; A. de Tocqueville, ecc.). L'azione del Delacroix si palesa nella scelta di certi soggetti, nel colore caldo e vibrante di certe tele di soggetto orientale (il Caïd di Costantina [1845], nel museo di Versaglia), e di altre shakespeariane (Re Lear, Macbeth e Le streghe, ecc.), e specie nella Difesa delle Gallie (1855: museo di Clermont-Ferrand), una delle ultime e più belle opere dello Ch.
Già l'Andromeda (1842, coll. A. Chassériau) e le Troiane, per grandiosità compositiva e nobiltà d'espressione, fanno presagire nello Ch. eminenti doti di decoratore che si esplicarono nella decorazione delle cappelle dei fonti battesimali a Saint-Merri (1843) e a Saint-Roch (1854) e nell'ampia composizione della Deposizion nell'abside di Saint-Philippe du Roule (1855) e soprattutto nella serie dei magnifici chiaroscuri dello scalone della Corte dei conti (1844-48), i cui avanzi, dopo l'incendio avvenuto sotto la Comune, sono al Louvre.
Sono, con quelle del Delacroix al Parlamento, le più belle composizioni decorative del sec. XIX. Nel 1846 un breve soggiorno in Algeria conferì nuova vivacità al suo orientalismo: ne risentirono le pitture della Corte dei conti, particolarmente alcuni gruppi biblici. Alcuni studî riportati dal viaggio, il meglio dell'opera sua, sono nella collezione A. Chassériau (La toletta di Ester, Donna saracena che allatta, le Ebree che cullano un bambino); debbono aggiungersi alcuni magnifici schizzi (Apollo e Dafne, Saffo). L'influenza dello Ch. si nota in alcune opere giovanili del Degas e del Moreau, e specialmente in quelle di Puvis de Chavannes. | di Louis Gillet, © Treccani, Enciclopedia Italiana, 1931