Andrew Salgado -born in Regina, Canada- has situated himself as one of the eminent emerging painters in both the UK and North America.
He has been listed by Saatchi as "one to invest in today" (Sept 2013), lauded by esteemed critic Edward Lucie Smith as a "dazzlingly skillful advocate" for painting, and been endorsed by Tony Godfrey (author of Phaidon's Painting Today) as an "exciting artist with a particular vision".
Salgado has exhibited in the United Kingdom, Germany, Scandinavia, Australia, Venezuela, Thailand, Korea, South Africa, Canada and the USA. Forthcoming solo exhibitions include Youth in Trouble, for Art Basel Miami Week, (December 2015), as well as his much anticipated fourth solo exhibition at Beers London (2016).
Salgado is featured in 100 Painters of Tomorrow, authored by Kurt Beers and published by Thames and Hudson (2014); he is subject of a 2015 documentary, entitled Storytelling - which followed the artist over 4 months while he created a body of work.
He is curating an exhibition, The Fantasy of Representation, which includes work by Gary Hume, David Hockney, Justin Mortimer, and Hurvin Anderson for Beers London (July 2015); he is recipient of Canada's SK Lieutenant Governor's Arts Award🎨, 2013. In 2015 the artist will collaborate with Danish fashion house RAINS to release a line of luxury garments.
Il pittore Canadese Andrew Salgado nasce a Regina in Canada nel 1982. Nel 2009 approda sul suolo europeo e, dopo essersi diplomato alla Scuola d’Arte di Chelsea, ha continuato a viaggiare sulla cresta dell’onda, al punto da essere definito dalla Saachi Gallery come uno dei 12 artisti su cui fare un buon investimento finanziario. Nonostante la sua notorietà conserva ancora il carattere di un ragazzo comune che potresti incontrare per le strade di Schoredich.
Nutrito da letture di George Bataille, Andrew percepisce l’esperienza umana come primariamente istintiva e l’aspetto mostruoso dei suoi volti, ridotti a vittime, conferma sicuramente questo assunto. Nel fare ciò, contestualizza la dicotomia tra il concetto di uomo macho, istituzionalizzato nei canoni dell’uomo dalla forte muscolatura ed
invincibile come un guerriero; e omo, un soggetto con le sue defaillance, vulnerabilità, un essere privo di potere e trasgressivo e per questo considerato deviante e pronto a reprimere se stesso.
Ed è così che l’archetipo dell’uomo greco, perfetto, esteticamente compiacente, lascia spazio a un uomo deturpato, deviato, un essere che osa trasgredire, uscendo dai canoni di una sessualità conforme. Parafrasando l’Erotisme di Bataille, è come se Andrew Salgado utilizzasse le sue pennellate per torturare l’animo umano, fino a provocarne la morte.
E come la lama penetra violentamente in un corpo e provoca ferite, così l’arte trasgredisce, provoca uno choc emotivo nel fruitore, si allontana dalle tecniche più consuete e crea mostri, esseri che nessuno oserebbe guardare perché orripilanti, portatori delle nostre paure più inconsce, degli istinti che vorremmo reprimere con il perbenismo e la convenzionalità.
E in questa mancanza di solide certezze che l’essere si definisce. Il volto nelle tele di Andrew Salgado, nell’estrema rapidità espressiva simboleggiante il fluire dei nostri sentimenti, si contestualizza nella mente dell’osservatore. Se l’artista distrugge con l’uso di nuove regole, con il suo senso di incertezza nel fare, disfare e ricreare con tecniche inesplorate; l’osservatore ricostruisce, crea un’identità, seguendo i propri schemi mentali e prosegue seppure metaforicamente nel definire ciò che è stato accennato in primis e a livello inconscio da un altro.
E, come una sorta di transfer, paura, desideri e fragilità trovano ragione di esistere negli occhi di chi guarda. Ed è solo allora che l’io viene definito dall’altro.