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Plinio Nomellini | Divisionist painter

Plinio Nomellini (Livorno, 1866 - Florence, 1943) was an Italian painter. Nomellini was born in Livorno in 1866. In 1885 he enrolled at the Florence Academy of Fine Arts, where he studied under Giovanni Fattori and formed friendships with Telemaco Signorini and Silvestro Lega as well as Giuseppe Pellizza some time later.
He took part in the Paris Universal Exhibition of 1889 and moved to Genoa, where he adopted Divisionism, the following year.
He exhibited a piece inspired by the Genoese workers’ strikes at the 1st Brera Triennale in 1891 and was arrested on charges of anarchism in 1894.



After being tried and acquitted, he became the focal point of a lively artistic set known as the Gruppo d’Albano. The guest of his friend Giacomo Puccini at Torre del Lago from 1902, he took up Symbolism and was involved in the creation of the "Dream Room" at the 7th Venice Biennale in 1907, having taken part in this event uninterruptedly since 1899 as well as the exhibitions of Genoa, Turin, Milan, Florence and Rome.
In 1909 participated in the Paris Salon d'Automme with his fellow Tuscans, Llewelyn Lloyd and Benvenuto Benvenuti.
He moved to Florence in 1919 and also set up a studio on the island of Elba, where he focused on landscape painting, in the following decade.
At the 1886 Promotrice of Florence, he exhibited a portrait and a landscape of Un uliveto; at the 1887 Mostra he exhibited "L'incontro" and "Piano dì Tombolo".
In 1888, he exhibited a Portrait of Nina Van Zandt and Il fieno. At the Mostra held at the Società d'Incoraggiamento of Florence he displayed the following paintings: Al sole; Sciopero; La giornata è finita (The Journey is Finished); Fiore selvaggio; Foce del Calambrone and The Summer of San Martino.




































Plinio Nomellini è stato uno dei massimi esponenti della pittura Macchiaiola e soprattutto Divisionista, della quale diede una personale interpretazione sostituendo al puntinismo una pennellata filamentosa. Allievo di Fattori, l’artista è conosciuto per i paesaggi, le marine, i dipinti di figura, i soggetti garibaldini, nonché per composizioni a sfondo sociale e allegorico.
Con il dipinto "Fienaioli" del 1888 conservato al Museo G. Fattori, raggiunse una sua personale concezione del colore e dello spazio, tale da suscitare scalpore e ammirazione all’Esposizione Universale di Parigi del 1889.




Nomellini, Plinio - Pittore, nato a Livorno il 6 giugno 1866, vivente a Firenze. Iniziato al disegno ed alla pittura da Natale Betti, il Nomellini divenne scolaro di Giovanni Fattori, e strinse amicizia con Silvestro Lega e con Telemaco Signorini, che l'ebbero carissimo.
Donde la sua prima maniera, schiettamente "Macchiaiola", rivelata alle esposizioni della Promotrice dal 1886-1891. Ma trasferitosi a Genova, il Nomellini si allontanò dalla tradizione toscana per cercare in esperienze divisionistiche maggiori mobilità di forma e vivacità di colore, ottenendo all'"Arte e Fiori" del 1895-96 un primo successo con Visioni di Liguria.
Poi, da Le sinfonie della luna e da I tesori del mare all'Epopea Garibaldina e alla Rivoluzione Fascista, il Nomellini si è sempre più infervorato in un indirizzo epico-eroico, quasi più romantico che classico, realizzato con un cromatismo liricizzante, in tele di carattere decorativo; pur continuando a trattare scene familiari e motivi di paese d'un Neo-Impressionismo spesso audacissimo.




Nel 1914 il Nomellini vinceva, con "La famiglia", il premio Ussi; nel 1920 faceva una mostra personale nel salone della Biennale veneziana; e altre individuali ha fatte a Roma, Milano, Firenze, Livorno; mentre opere sue si conservano nelle Gallerie d'arte moderna di Roma, Venezia, Firenze, Nervi, nel Palazzo del Littorio a Roma e nel Museo della Guerra a Genova; e hanno sue decorazioni specialmente palazzi e ville del genovesato. Il Nomellini è anche vivace polemista, e arguto scrittore. Morì a Firenze l’8 agosto 1943.
Dopo la morte l’opera di Nomellini fu a lungo trascurata dagli studiosi.
Nel 1966 si tenne a Firenze e Livorno la prima importante riflessione sul suo lavoro, in una mostra presentata da Carlo Ludovico Ragghianti e organizzata da Raffaele Monti e Giacinto Nudi.
Nel 1985 la pittura nomelliniana fu oggetto di un’ampia e articolata analisi in occasione della mostra tenuta a Genova, a cura di Gianfranco Bruno.
A partire da questa data il nome di Nomellini figura in tutti i più importanti studi sul Divisionismo e sulla pittura post-Macchiaiola.
Nel 2008 è stata infine pubblicata una monografia da Eleonora Barbara Nomellini, nipote e curatrice dell’archivio dell’artista. /Enciclopedia Italiana Treccani


Periodi artistici

Dopo un'iniziale formazione macchiaiola, condotta all'insegna del maestro Giovanni Fattori, Nomellini si distacca, almeno parzialmente da quella tradizione. Il quadro che rappresenta ufficialmente il distacco è "il fienaiolo" del 1888, presentato alla promotrice di Firenze, che ottiene la stima incondizionata di Telemaco Signorini e lo scetticismo, se non addirittura il rancore, del caposcuola Giovanni Fattori, che lo informa del rischio di diventare "servo umilissimo di Pissarro e Manet".

Questo ammonimento contiene del resto una verità: Nomellini, complice l'amico pittore Alfredo Müller, sta imboccando una strada diversa, sul crinale di una nuova arte che in Francia chiamano impressionismo. Il mecenate Diego Martelli battezzerà così Plinio Nomellini, Ferruccio Pagni, Francesco Fanelli, Giorgio Kienerk, come impressionisti livornesi.
In realtà Nomellini in questo momento è soltanto un postmacchiaiolo che sta portando avanti un proprio percorso, scevro di compromessi.
Le ragioni per cambiare ci sono tutte: la Francia propone nuovi modelli che possono essere adattati all'ambiente artistico italiano.

Nomellini diviene con Angelo Morbelli e Pellizza da Volpedo uno dei maggiori esponenti del divisionismo di stampo sociale.

La sua militanza anarchica, come si sa, gli procurerà non pochi problemi, ma finì per fungere da viva ispirazione per la sua arte.
Alla svolta degli anni '90, condotta anche attraverso i moduli di un chiaro divisionismo di stampo paesaggistico con ambientazione ligure, segue quella del nuovo secolo, il XX, quando le istanze simboliste si fanno largo nella sua pittura.
Rivaleggia in eleganza con Galileo Chini, prima che le sirene di una nuova epoca, densa di retorica, lo rapisse con il suo abbraccio.
Dipingere il fascismo e i temi a questo cari non depone a suo favore, specialmente tra i posteri.
Dopo la guerra l'ostracismo della critica si farà sentire per almeno vent'anni, prima che Carlo Ludovico Ragghianti in una celebre mostra del 1966 a Palazzo Strozzi lo sdoganasse, riportandolo nell'ambito più a lui congeniale e meritato: la storia dell'arte.
Già nel 1948 Giovannino Guareschi lo aveva ricordato in un capitolo del Don Camillo per rappresentare allegoricamente un momento di un certo affiatamento pacifico tra Don Camillo e Peppone sul tema della prima e della seconda guerra mondiale. | © Wikipedia