Antonio Sicurezza was an Italian painter🎨 representative for the contemporary figurative art of the Lazio region, Italy.
He studied at the Academy of Fine Arts in Naples, winning a scholarship as a worthy competitor among the four faculties. He obtained the diploma in painting under the guidance of the masters Carlo Siviero, Vincenzo Volpe, Vincenzo Migliaro and Paolo Vetri.
The first contact with the territory of Formia was in 1933–1934, when he was called to paint the chapel of St. Anthony in the church of Maranola. Here he met Virginia Mastrogiovanni whom he married in 1934.
In the hardest times of the war the family, now composed of four children, was forced to flee first into the caves in the mountains in the territory of Coreno Ausonio, then passing through the war front down in Calabria. At the end of the war the family came back to Formia.
The churches were destroyed or damaged; in Saint Teresa's the Angels playing music fresco that the artist painted for the chapel of Our Lady of Pompeii ended up in fragments, while two ovals depicting Pope Leo XIII and Blessed Bartolo Longo are found in the rubble.
The search for new customers for the altar, replacing the ones destroyed, it is not easy for both the difficult economic situation and the clergy that requires religious representations in line with the traditional iconography, which the artist agrees not to foreclose future commissions.
When Antonio Sicurezza can finally express himself more freely, he has artistically valuable results, such as the works of the apse of St. John, St. Albina in the church of Saint Erasmus, and then, above all, the paintings of St. Francis and of the Announced at the church of Our Lady of Carmelo and that of Saint Roch in Pico.
It is valuable to note that in the landscape behind the figures the painter represents in a deliberately simple manner, so that the faithful can recognize immediately the local sights and monuments, as in St. Albina and in St. Francis, in which it is particularly significant the view of the large Gaeta gulf.
In the summer he works outside to paint landscapes and alleys, while during the rest of year he works mainly with charcoal and watercolors or tempera. He produces sketches and studies for works commissioned by religious or paints still lives depicting with immediacy and lightness, but not fulfilling his desire to build the representation in the atmosphere and placing it in the light.
After the summer of 1965 he left teaching and set up the large study that, among carob trees and prickly pears, he had built on the land of Santa Maria la Noce.
It is now easier to prepare sketches and large cartoons for religious works and then - limiting the charcoal and pastel studies - he can systematically focus on oil painting, especially of the human figure and still life.
In fact the style change, which makes him prefer oil painting and sees the use of systematic and almost exclusive spatula instead of a brush, occurs in the late Fifties. Part of the paintings exhibited in Rome in July 1961, including two paintings that were awarded to the contemporary art exhibition held in Turin in the context of the events of Italy '61, already put in evidence the use of the trowel to illustrate the human figure and objects.
In the following years he devoted a greater commitment to personal and collective exhibitions, with a lack of direction, without referring to a gallery or an agent and tied to a provincial reality. Despite this, there are several distinctions and Awards, and news about him with reproductions of his works are found in various catalogs of contemporary artists.
With the advancing age, Antonio Sicurezza and his wife moved to the center of Formia. The last house is more chaotic for the desire of finding the proper window light for each painting. Yet, despite his age and disorder, the work is intense. To complete a painting he takes around five sessions, which means at least two new works every week.
He works both mornings and afternoons, often devoting first energies to harder works as the naked human figures. In the living room the walls are covered with framed paintings, while others are simply placed in the corners. It is here that are received friends and admirers. It is of this period the groups of young people with musical instruments that the artist calls concerts, vigorous still lives and some outside scenes.
Exceptionally, in August 1978 Antonio Sicurezza does not go to Santa Maria Capua Vetere for the annual meeting of the Assumption. It is the beginning of the sickness that, a year later, August 29, 1979, will bring to die at the age of 74 years.
Antonio Sicurezza (1905-1979) è stato un pittore Italiano, attivo nel basso Lazio e rappresentativo per l'arte figurativa contemporanea.
Gli anni di formazione a Napoli non sono facili per Antonio Sicurezza, soprattutto per gli evidenti sacrifici economici che i genitori devono sostenere. Porta comunque a compimento gli studi con successo, vincendo una borsa di studio quale concorrente più meritevole tra le quattro facoltà dell’Accademia di Belle Arti (Napoli).
Consegue la maturità artistica e il diploma in pittura sotto la guida dei maestri Carlo Siviero, Vincenzo Volpe, Vincenzo Migliaro e Paolo Vetri.
Il primo contatto con il territorio formiano si ha negli anni 1933-1934, quando viene chiamato a dipingere la cappella di Sant'Antonio nella chiesa dell’Annunziata a Maranola. Qui incontra Virginia Mastrogiovanni che sposa nel 1934. Virginia, maestra elementare, lo spinge all’insegnamento del disegno nelle scuole.
Dopo i primi anni vissuti nella pace idilliaca della frazione arroccata alle falde del Monte Altino, si trasferiscono a Castellone di Formia, acquistando una casa con terreno sulla collina di Santa Maria la Noce.
Nei momenti più difficili della guerra la famiglia, composta ormai di quattro figli, è costretta a rifugiarsi prima in grotta sulle montagne nel territorio di Coreno Ausonio, poi, con attraversamento del fronte, fino in Calabria.
Al termine della guerra il rientro a Formia, dove la casa di Santa Maria la Noce è rimasta miracolosamente in piedi, anche se abitata da formiani senza tetto e con tutto ciò che vi era andato distrutto: dai servizi da tavola ai quadri raffiguranti brocche e contadine, bersagli per i soldati.
La ricostruzione e il ritorno del benessere, per alcuni, fanno venir meno la fase solidaristica dell’immediato dopoguerra. Le chiese sono andate distrutte o danneggiate. In Santa Teresa sono finiti in frammenti gli Angeli musicanti che il pittore aveva dipinto per la cappella della Madonna di Pompei, mentre vengono ritrovati tra le macerie due ovali raffiguranti Leone XIII e il Beato Bartolo Longo.
La ricerca di committenti per le nuove pale d’altare, in sostituzione di quelle antiche ormai distrutte, non è facile, sia per l’ostilità di parte del clero, sia per l'ancora difficile situazione economica. Occorre adattarsi al limitato mercato che richiede rappresentazioni religiose in linea con l’iconografia più tradizionale; cosa che l'artista accetta per non precludersi future committenze più libere nella realizzazione e per un oggettivo bisogno economico.
Quando Antonio Sicurezza può finalmente esprimersi più liberamente, si hanno risultati artisticamente pregevoli, come le opere dell’abside di San Giovanni, la Santa Albina nella chiesa di Sant'Erasmo, e poi, soprattutto, il San Francesco e l'Annunziata presso la Madonna del Carmine e il San Rocco di Pico.
Va notato che nei paesaggi alle spalle delle figure il pittore rappresenta in modo volutamente semplice, perché i fedeli li riconoscano con immediatezza, gli scorci e i monumenti locali, come nella Santa Albina e nel San Francesco, dove è particolarmente significativa la vista dell'ampio golfo di Gaeta.
L'insegnamento risulta condizionante per Antonio Sicurezza, perché - pur consentendogli di stare tra i giovani, che sente molto vicini e spesso migliori degli adulti - riduce il tempo disponibile per dedicarsi alla pittura.
Nella stagione estiva può portarsi all'aperto per dipingere paesaggi e vicoli, mentre per il resto dell’anno lavora soprattutto con carboncino e colori ad acquerello od a tempera. Produce bozzetti e studi per le opere religiose commissionategli, oppure dipinge nature morte che raffigura con immediatezza e leggerezza, ma che non soddisfano la sua voglia di costruire la rappresentazione collocandola nell’atmosfera e nella luce.
Quando, dopo l'estate del 1965, non riceve più incarichi di insegnamento, si trova finalmente a disporre del tempo che gli era mancato. Può attrezzare il vasto studio che, in mezzo a carrubi e fichi d’India, aveva fatto costruire sul terreno di Santa Maria la Noce.
Gli risulta così più facile preparare bozzetti e cartoni di grandi dimensioni per le opere di soggetto religioso e poi, limitando il carboncino e i pastelli agli studi, può dedicarsi sistematicamente alla pittura ad olio, soprattutto per la figura umana e per la natura morta.
In realtà la svolta stilistica, che gli fa prediligere la pittura ad olio e che vede l'uso sistematico e quasi esclusivo della spatola al posto del pennello, si verifica già alla fine degli anni Cinquanta. Una parte dei quadri esposti nella personale romana del luglio 1961, compresi i due già premiati alla mostra d'arte contemporanea tenutasi a Torino nel quadro delle manifestazioni di Italia '61, sono già testimonianza dell'uso della spatola per costruire la figura umana e gli oggetti.
Con i figli ormai grandi, si assiste a un maggiore impegno per mostre personali e collettive. L'impressione che si coglie, studiando questa ricerca di visibilità , è quella di mancanza di regia, di casualità nelle iniziative basate su proposte esterne non sufficientemente verificate; il che è facilmente comprensibile per la mancanza di un gallerista o di un agente, e per l’essere il pittore rimasto sempre legato a una realtà provinciale, lontana dalle scelte artistiche del momento e dalla classe culturale e politica che a queste sovrintende. Nonostante tutto ciò non mancano i riconoscimenti e diversi premi, mentre notizie su di lui con riproduzioni delle sue opere si trovano in vari cataloghi relativi ad artisti contemporanei.
Con l’avanzare dell’età , Antonio Sicurezza e la moglie si spostano prima da Santa Maria la Noce a Vindicio e da qui a Formia centro. L'ultima casa appare più confusionaria delle precedenti per l’esigenza del pittore di valorizzare, a seconda del soggetto da dipingere, la luce di ogni finestra. Eppure, nonostante l’età e il disordine, il lavoro è intensissimo. Per eseguire un quadro impiega intorno alle cinque sedute, il che significa almeno due nuove opere ogni settimana. Ama infatti lavorare sia di mattino che al pomeriggio, spesso dedicando le prime energie al lavoro più complesso come la figura umana. Nel salotto le pareti sono interamente coperte da quadri incorniciati, mentre altri sono semplicemente appoggiati negli angoli; è qui che vengono ricevuti gli amici e gli ammiratori. Sono realizzati in questo periodo i gruppi di giovani con strumenti musicali che il pittore chiama “concertini”, vigorose nature morte, ancora alcuni esterni.
Eccezionalmente nell’agosto del 1978 Antonio Sicurezza non si reca a Santa Maria Capua Vetere, all’annuale appuntamento con l’Assunta; si sente debole per l’inizio della manifestazione del male che, un anno dopo, il 29 agosto 1979, lo porterà a morire all’età di 74 anni.