Sonnet 18 (also known as "Shall I compare thee to a summer's day") is one of the best-known of the 154 sonnets written by English poet and playwright William Shakespeare.
In the sonnet, the speaker asks whether he should compare the Fair Youth to a summer's day, but notes that he has qualities that surpass a summer's day, which is one of the themes of the poem.
He also notes the qualities of a summer day are subject to change and will eventually diminish.
The speaker then states that the Fair Youth will live forever in the lines of the poem, as long as it can be read.
There is an irony being expressed in this sonnet: it is not the actual young man who will be eternalized, but the description of him contained in the poem, and the poem contains scant or no description of the young man, but instead contains vivid and lasting descriptions of a summer day, which the young man is supposed to outlive.
William Shakespeare | Shall I compare thee to a summer's day?
Sonnet 18
Shall I compare thee to a summer's day?
Thou art more lovely and more temperate.
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer's lease hath all too short a date.
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimmed,
And every fair from fair sometime declines,
By chance, or nature's changing course untrimmed;
But thy eternal summer shall not fade,
Nor lose possession of that fair thou ow'st,
Nor shall death brag thou wander'st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow'st:
So long as men can breathe, or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.
William Shakespeare | Dovrei paragonarti a un giorno d'estate?
Sonetto 18
Il sonetto numero 18 appartiene ai 126 sonetti che, nel complesso dei 154 composti da Shakespeare, sono dedicati al fair youth.
È ricordato oggi come uno tra i sonetti più famosi della letteratura inglese.
Il poeta si chiede se possa paragonare il ragazzo di cui è innamorato a un giorno d'estate (v. 1), ma si rende conto che questo è più amabile, poiché il suo carattere non è scosso dai violenti venti (v. 3), o bruciato al sole dall'eccessivo caldo (v. 5), e la sua dolcezza dura più dell'estate in sé, che dopo un breve tempo muore con l'autunno (v. 6).
Ogni bellezza è destinata a scomparire e a morire (v. 7), o per la sorte o per il ciclo naturale (v. 8): ma il giovane oggetto del suo amore, paragonato a un'estate eterna, non scomparirà (v. 9) né perderà la sua bellezza (v. 10) né vagherà nell'ombra della morte (v. 11), poiché la poesia, immortale, gli donerà vita (v. 12) fino a quando gli uomini potranno respirare o gli occhi potranno vedere (v. 13), fino a quando vive questo sonetto e questo dà vita a te (v. 14).
Dovrei paragonarti a un giorno d'estate?
Tu sei più amabile e più tranquillo.
Impetuosi venti scuotono le tenere gemme di Maggio,
E il corso dell'estate ha fin troppo presto una fine.
Talvolta troppo caldo splende l'occhio del cielo,
E spesso la sua pelle dorata s'oscura;
Ed ogni cosa bella la bellezza talora declina,
spogliata per caso o per il mutevole corso della natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà svanire,
Né perder la bellezza che possiedi,
Né dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra,
Quando in eterni versi nel tempo tu crescerai:
Finché uomini respireranno o occhi potran vedere,
Queste parole vivranno, e daranno vita a te.