Nonostante l'impegno impressionista Caillebotte interpretò gli stilemi del movimento in modo assolutamente personale, senza abdicare alla propria formazione e ubbidendo soprattutto alla propria sensibilità.
Alla poetica dell'attimo fuggente e irripetibile, colto in un solo battito di ciglia, egli preferì infatti la solida costruttività del disegno, già appreso durante il discepolato con Bonnat: in aperta controtendenza con l'impostazione impressionista, d'altronde, egli era solito meditare a lungo sulle composizioni, realizzando talora diversi schizzi preparatori.
L'originalità del Caillebotte, dunque, sta proprio nel mirabile equilibrio con cui riusciva a fondere la sua dichiarata matrice accademica con gli spunti di modernità, intelligentemente soppesati e impiegati.
Non desta meraviglia, pertanto, che lo stile di Caillebotte non è interamente impressionista, bensì presenta anche contaminazioni accademiste e realiste.
Il repertorio figurativo di Caillebotte, in particolare, è colmo di temi tratti dalla quotidianità e dalla contemporaneità. Caillebotte, infatti, era troppo affascinato dalla realtà quotidiana per dimenticare, anche per un attimo, i piallatori che raschiavano i parquet degli eleganti palazzi haussmanniani, od i giovani canottieri che si consacrano agli ozi campagnoli vogando placidamente sulla Senna, o magari il fascino umbratile di un'ordinaria giornata di pioggia a Parigi.
Quadro dopo quadro, immagine dopo immagine, Caillebotte perseguiva la scoperta di quell'aspetto epico che, come sosteneva il suo amico Baudelaire, permea la vita moderna fin nei suoi pori più profondi:
«Un pittore, un vero pittore sarà quello che riuscirà a strappare alla vita moderna il suo lato epico, e ci farà vedere e sentire quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe lucide».
A questa rivoluzione nei contenuti, improntata all'estetica baudelairiana, corrisponde un profondo rinnovamento del linguaggio pittorico.
L'innovazione tecnologica che più profondamente condizionò l'arte di Caillebotte fu in particolare la fotografia, strumento grazie al quale l'artista abbandonò i convenzionalismi accademici e approdò a vedute che sembrano delineate con il grandangolo, a figure volutamente tagliate dai margini del dipinto ed a punti di vista arditamente disposti, con scorci dall'alto e dal basso.
Queste composizioni (ma in questo caso sarebbe più corretto chiamarle inquadrature, stante l'analogia con le istantanee fotografiche) riprendono inoltre i vari soggetti con più spontanea sincerità, senza filtri o pose di alcuna sorta. | Fonte: © Wikipedia