La Buona Ventura - The Fortune Teller, è un dipinto ad olio su tela dove Michelangelo Merisi da Caravaggio 1571-1610 sfoggia la propria conoscenza della pittura di genere, premessa sulla quale in seguito Caravaggio costruirà una vera e propria rivoluzione che investe il significato stesso del 'fare pittura'.
Il quadro rappresenta una zingara che, mentre legge la mano ad un giovane soldato, gli sfila abilmente l’anello. Secondo un biografo, Caravaggio avrebbe invitato a posare per il quadro una zingara che passava per
caso per strada.
Il dipinto è una precoce espressione dell’immaginario della zingara dedita al furto ed anche ammaliatrice, capace di incantare ed ingannare.
La versione romana della Buona Ventura (1593-1594)
Possiamo ammirare l'assoluta originalità dell'artista nel costruire l'assetto spaziale, senza piani che delimitino le figure nello spazio.
La sicurezza e la spavalderia del cavaliere sono rese attraverso la sua espansione in diagonale, tramite l'aggetto contrapposto della spada e delle piume del berretto, mentre la figura della zingara risulta più chiusa e compatta, con il catino delle larghe maniche che ospita il bellissimo dettaglio delle mani che si sfiorano.
- La prima versione, quella romana, dipinta nel 1593-1594 e conservata alla Pinacoteca Capitolina di Roma, "la zingara sembra appena sopraggiunta e ancora in atto di camminare", mentre, la seconda versione, quella parigina, dipinta nel 1596-1597 ed oggi conservata al Louvre di Parigi, si presenta meglio approfondita nel rapporto spaziale e psicologico dei personaggi "già fermi e in posa".
Entrambi i dipinti, seppur descrittivi e realistici, contengono tuttavia un monito morale, una condanna del malcostume, in particolare di coloro che vorrebbero venire a conoscenza della propria sorte non rispettando l'imperscrutabilità della volontà divina. Non si tratta dell'unico monito contenuto implicitamente in un dipinto, un altro esempio è dato dal dipinto I bari, in cui è espressa la condanna del vizio del gioco.
La seconda versione della Buona ventura, quella parigina, dipinta nel 1596-1597, si trova nella Collezione di Luigi XIV dal 1665, donatali con altri dipinti nello stesso 1665 dal principe Pamphilj che l'aveva avuta dai Vittrici per il Bernini. Il dipinto fu venduto dal Caravaggio, preso dal bisogno, per otto scudi...
The Fortune Teller is a painting by Italian Baroque artist Michelangelo Merisi da Caravaggio.
It exists in two versions, both by Caravaggio, the first from c. 1594 (now in the Musei Capitolini in Rome), the second from c. 1595 (which is in the Louvre museum, Paris).
The dates in both cases are disputed.
Subject matter
he painting shows a foppishly-dressed boy (in the second version the model is believed to be Caravaggio's companion, the Sicilian painter Mario Minniti), having his palm read by a gypsy girl.
The boy looks pleased as he gazes into her face, and she returns his gaze.
Close inspection of the painting reveals what the young man has failed to notice: the girl is removing his ring as she gently strokes his hand.
Fortune teller's deceit used as metaphor for Caravaggio's seductive illusionism
Caravaggio's painting, of which two versions exist, shows a well-groomed, vain young man having his palm read by a gypsy.
The wily gypsy woman is guilty of deceit, however: her seductive smile is false, and because the young man has been charmed off his feet by her beauty, he does not notice that she has meanwhile slipped the ring from his finger.
In 1603 the poet Gaspare Murtola dedicated a madrigal to Caravaggio's Fortune Teller, in which he compares the deceit of the sensuous gypsy with the illusionistic manner of Caravaggio, therefore implying that the viewer, like the young man, is the victim of duplicity.
The madrigal is addressed to Caravaggio himself:
Non so qual sia più maga
O la donna, che fingi,
O tu che la dipingi.
Di rapir quella è vaga
Coi dolci incanti suoi
Il core e ’l sangue a noi. Tu dipinta, che appare
Fai, che viva si veda. Fai, che viva, e spirante altri
la creda.
I don't know who is the greater sorcerer
The woman you portray
Or you who paint her. Through sweetest incantation
She doth desire to steal
Our very heart and blood. Thou wouldst in thy portrayal
Her living, breathing image
For others reproduce, That they too may believe it.
Di questo dipinto esistono due versioni.
La versione parigina della Buona ventura (1596-1597)
La versione parigina della Buona ventura (1596-1597)
La versione parigina della Buona ventura (1596-1597)