Parmigianino is an acclaimed painter of the Italian Mannerists, who also worked in printmaking and Alchemy later in life.
Born Girolamo Francesco Maria Mazzola, he retained his artistic name from his birthplace of Parma, Italy. Taken under the care of his uncles, Michele and Pier Ilario, he learned painting from them at a young age. Parmigianino collaborated with them and even completed commissions his uncles did not fulfill later in life.
In just his early twenties, Parmigianino had already executed frescos in the church of San Giovanni Evangelista in Parma.
He was a daring artist who liked to experiment with unorthodox compositions, but also praised for his archetypal mannerism, as Giorgio Vasari noted, he was "celebrated as a Raphael reborn".
A fitting piece that displays this young talent is his Self-Portrait in a Convex Mirror.
The round portrait shows the young artist, barely over twenty years of age, in a wonderfully angelic self-depiction, executed with exquisite attention to the effects of the mirror.
His other famous work of unconventional methods is the "Madonna and Child with Angels", painted after 1534, which now hangs in the Uffizi Gallery.
The piece became known as the "Madonna dal Collo Lungo", or "Madonna with the Long Neck", because of the unusual, yet elegant, depiction of the virgin.
It shows that Parmigianino was an artist who strove towards a sophisticated style, willing to break from convention, while still executing a masterful technique.
It is sometimes said that Parmigianino had dug the roots, among other daring artists, for what would be called modern art centuries later.
His earlier work showed indications of this elegant, expressive style, which in many ways was the quintessence of Mannerism. This is seen in his altarpiece painted for the church of San Salvatore in Lauro, Rome, "The Vision of Saint Jerome". This was about the time many in Rome had seen Parmigianino as an incarnation of Raphael, as claimed by Vasari.
Along with Raphael and other artists such as Pontormo (1494-1557) and Rosso Fiorentino (1494-1540), Parmigianino was an artist whose exaggerated forms and unnatural features became known as anti classical mannerism.
The artist himself was influenced greatly by another painter who strove for something different in his work, Correggio (1489-1534). The two had actually meet in San Giovanni, while both working on frescos.
Parmigianino also worked in Bologna and Rome. The artist painted several religious works, which have landscape backgrounds of unusual, yet beautiful, features.
In his later years, he became quite taken with the study of Alchemy, which even caused a breach of contract on a commission, imprisoning him for some time. Some scholars say he became sidetracked by Alchemy in search of evolving his etching into new mediums. | The Uffizi Gallery
Francesco Mazzola, detto il Parmigianino - Nome con cui è noto il pittore Francesco Mazzola (Parma 1503 - Casalmaggiore 1540).
Fu tra i più importanti artefici del Manierismo, di cui rappresentò l'ideale di grazia, di raffinatezza. Meglio che nei quadri, il valore pittorico del Parmigianino si espresse nelle incisioni, che più delle pitture contribuirono a crear la moda artistica parmigianinesca in Italia.
Fu gran signore, perfetto aristocratico, che amò soprattutto l'eleganza di un contorno, la purezza di sagoma delle forme modellate come in stampi preziosi da un sapiente vasaio: le anfore, che egli predilige quali ornamenti, sino dagli affreschi giovanili di S. Giovanni, appaiono come simboli del suo ideale estetico.
Egli fu un raffinato, un esteta che giunse per sottili ragionamenti all'arte, piuttosto che un pittore nato, un pittore d'istinto, quale fu il suo contemporaneo Correggio*.
Padre dell'acquaforte italiana, le sue incisioni diffusero stilistiche eleganze dall'Emilia alla Toscana, a Roma, all'Italia settentrionale: raggiunsero il Pontormo nel mondo inquieto del manierismo toscano; raggiunsero Paolo Veronese*, nel suo regno di colore.
Vita ed Opere
Figlio del pittore Filippo Mazzola (1460-1505), che era stato latore a Parma di ammaestramenti giambelliani e antonelliani, il Parmigianino fu educato all'arte dagli zii Pier Ilario e Michele Mazzola, modesti pittori locali, non sprovveduti di certo rigore disegnativo. Nulla si sa dalle fonti circa l'educazione di Francesco, nelle cui opere non è traccia di ricordi dell'arte paterna.
Senza dubbio altamente operarono su di lui gli esempi del Correggio (Sposalizio di s. Caterina, Canonica di Bardi, 1521) ma negli affreschi delle due prime cappelle a sinistra della chiesa di S. Giovanni Evangelista (1522) gli arditi scorci prospettici correggeschi sono già risolti in una ricerca di grazia del tutto personale; e lo stesso si può dire degli affreschi della «Saletta di Diana e Atteone» nella Rocca dei Sanvitale a Fontanellato, che pure richiamano l'opera del Correggio alla Camera di S. Paolo.
Nel 1523 il Parmigianino si recò a Roma, dove fu presentato a papa Clemente VII, allora eletto, e in quello stesso anno dipinse la Sacra Famiglia degli Uffizi, con la Maddalena, ove appaiono sintomi di manierismo raffaellesco.
Mentre stava lavorando alla Madonna Bufalini, tra i più notevoli esempi di trasfigurazione stilistica d'elementi romani e correggeschi, venne fatto prigioniero durante il sacco del 1527. Riacquistata la libertà, andò a Bologna, donde nel 1531 tornò a Parma.
La pala con la Visione di s. Girolamo (1526-27; Londra, National Gallery), oltre che attestare una piena maturità, dimostra la notevole influenza esercitata non solo dai grandi maestri, ma anche dall'esperienza dei giovani manieristi toscani presenti a Roma, prima del 1527.
Dalle giovanili premesse, la pittura del Parmigianino si svolge secondo la linea coerente di un manierismo di sempre più preziosa, complessa, rigorosa eleganza.
La Madonna con s. Zaccaria (1530) degli Uffizi, la Madonna della rosa di Dresda (1528-30), la Madonna di santa Margherita di Bologna (1529), la Madonna dal collo lungo degli Uffizi (1534), il Cupido che prepara l'arco di Vienna (1535) ne attestano le fasi più significative; gli affreschi della Steccata a Parma (arcone della cappella maggiore: 1531-39; affreschi che non riuscì a portare a termine, sembra, per l'interesse che l'alchimia suscitava in quel momento in lui e che lo teneva totalmente occupato) ne costituiscono l'estremo raggiungimento.
Analoga tensione di stile regge lo sviluppo della raffinatissima ritrattistica del Parmigianino*; se ne può giudicare, per non parlare di altro, dai ritratti di Galeazzo Sanvitale e dalla cosiddetta Antea a Napoli (Capodimonte).
Il Parmigianino ha grande importanza nella storia dell'incisione perché sembra sia stato il primo, in Italia, a usare la tecnica dell'acquaforte e per aver fornito agli incisori numerosi disegni che diffusero i suoi modi. | © Treccani