An Israeli artist with a head full of memories. Memories that might come from childhood, confronting the hands of an adult? An art that creates mysterious characters, images of women hiding behind their masks, or objects that have a life of themselves, and some human presence.
This poetic confrontation, of liberty, conducted in default, in each of her sculptures, destabilizing the whiteness of its creation, brings me back to buried things, far from my conscience. All these elements are so strong, but in a way we are induced to observe in a quiet almost disquieting way. It is creating feelings, it seems like the best of signs. For an art that seems to live in a right balance between the extreme and the imagination.
Dopo essersi laureata in psicologia e letteratura ebraica all’università di Haifa, l’artista Israeliana Ronit Baranga, decide di studiare storia dell’arte all’università di Tel-Aviv, potendosi così dedicare alla sua vera passione, la scultura ceramica.
Ecco cosa dichiara: “In questa combinazione dell'”immobile” e del “vivo” uniti, provo a cambiare il modo in cui osserviamo le stoviglie. L’ articolo per la tavola, utile e passivo, può essere percepito come oggetto attivo, consapevole di sé e dei suoi dintorni – rispondente ad essi. Esso non permette di essere dato per scontato e decide da solo come comportarsi in ogni situazione.
Così io preferisco pensare i miei piatti e bicchieri. Metaforicamente, naturalmente. E voi?”
Il set da tavola “Untitled Feast” di questa originale artista della ceramica, è stato esposto durante l’estate 2015 a Dismaland, lo sconcertante parco del non-divertimento creato dallo street artist Banksy, nell’ambito di una mostra d’arte internazionale con più di 50 artisti provenienti da 17 nazioni.