Degas sbarcò a Napoli (IT) il 17 luglio 1856. Nella città partenopea l'artista ebbe modo di ricongiungersi con il nonno René Hilaire, che lo ospitò nella sua vasta dimora, palazzo Pignatelli di Monteleone: il viaggio in Italia, oltre a un'inestimabile opportunità formativa, era infatti anche un modo per ricongiungersi con i familiari, in parte residenti a Napoli, in parte a Firenze.
Napoli, città esuberante e vivace, che offriva un clima splendidamente mediterraneo, serbava all’epoca non solo un grande fervore culturale, ma anche una vasta gamma di divertimenti pittoreschi, gastronomici e carnali.
Degas, tuttavia, conduceva una vita ascetica, totalmente dedicata all'arte, e pertanto consacrò il suo soggiorno napoletano al perfezionamento della sua pittura.
Notevole, in tal senso, il Ritratto di Hilaire De Gas, opera raffigurante proprio il nonno che si può considerare a pieno titolo il primo cimento artistico di rilievo del giovane Degas.
Edgar Degas | Ritratto di Hilaire De Gas, 1857 | Museo d'Orsay, Parigi |
A Napoli Degas frequentò assiduamente l'Accademia Reale di Belle Arti, pur rimanendone insoddisfatto a causa del taglio decisamente troppo accademico, e le collezioni del museo archeologico nazionale, rimanendo profondamente colpito da «quella massa inestimabile di tesori di arte che dalla famiglia Farnese passò ai Borboni di Napoli».
Meditò con grande attenzione anche sui vari dipinti esposti a Capodimonte, a partire dal Papa Paolo III di Tiziano, dal Leone X di Andrea del Sarto e dalla Santa Caterina del Correggio: lo colpirono molto sia l'arte antica, quella a suo giudizio «più forte e più incantevole», e un dipinto del Lorrain, da lui descritto con grande trasporto emotivo: «è il più bello che si possa vedere, il cielo è d’argento gli alberi sono parlanti».
Recepì stimoli cruciali anche dalla vibrante scena artistica partenopea, animata in quegli anni - dopo il definitivo tramonto della scuola di Posillipo - dalla pittura naturalistica di Filippo Palizzi, con il quale strinse una solida amicizia.
Trascorse piacevoli giornate con il nonno, con il quale intrecciò un rapporto di reciproca stima e rispetto, e fu tremendamente folgorato dal patrimonio naturalistico di Napoli, che descrisse con impegno quasi topografico:
«Lasciando Civitavecchia il mare è azzurro, poi è mezzogiorno, e diventa verde mela con tocchi di indaco al lontano orizzonte: all’orizzonte una fila di barche a vela latina sembra un nugolo di gabbiani o di gavine per tono e forma… il mare un po' agitato era di un grigio verdastro, la schiuma argentea delle onde, il mare si dissolveva in un vapore il cielo era grigio.
Il Castel dell’Ovo si elevava in una massa dorata. Le barche sulla sabbia erano macchie color seppia scura. Il grigio non era quello freddo della Manica ma piuttosto simile alla gola di un piccione» - Edgar Degas
Altrettanto esemplificativa è la lettera che da Napoli Degas spedì a Parigi, al fratello Renè, nella quale leggiamo:
«Occupo il mio tempo come meglio posso. Non è d’altronde possibile partire prima di una decina di giorni...
Non ho la pazienza e il tempo di scriverti a lungo. Questa mattina vado al museo...
Mercoledì sono uscito in vettura con Thérèse e Marguerite. Siamo andati a Posillipo. Sembrava di essere in estate, tanto l’aria era pura. Ho da raccontarti tanto da riempire un intero volume, ma per iscritto non posso che stilare una piccola lettera ...».
La presenza in città di Degas, protrattasi sino al 7 ottobre 1856, è commemorata da una lapide affissa sulla facciata del palazzo Pignatelli, la quale recita così:
«Qui nel monumentale Palazzo dei Pignatelli di Monteleone
che il nonno René-Hilaire,
da parigino fattosi napoletano, aveva acquistato per la sua famiglia
più volte soggiornò EDGAR DEGAS,
gloria della pittura moderna.
Cette pierre fut posée par les soins des etudiants
de l'Institut Francais de Naples 28 mars 1966». | © Wikipedia